Campo Ligure – Colle dei Ferri – Bric del Dente

Caratteristiche

Difficoltà: E
Dislivello in salita: 810 m circa
Dislivello in discesa: 50 m circa
Tempo: 3.30 – 4 ore
Ultima ricognizione: Marzo 2017

Percorso parecchio lungo, che rimonta buona parte del contrafforte divisorio tra le valli Stura e Orba. Nonostante la grande distanza da percorrere, non è un itinerario faticoso: solo la salita iniziale è abbastanza ripida, mentre la parte restante è molto dolce e ondulata. Nel tratto tra il Monte Pavaglione e il Prato della Saliera bisogna prestare attenzione all’orientamento, specie in caso di nebbia.

Accesso

a) In treno fino alla stazione di Campoligure, da cui il paese si raggiunge in 5 minuti di cammino.
b) In automobile si esce dal casello di Masone-Campo Ligure e si scende a sinistra verso quest’ultimo. Si va a destra entrando nel paese e si raggiunge il parcheggio di Campo Ligure (346 m).

In origine il paese si chiamava Campofreddo, mentre il toponimo attuale è stato acquisito nel 1884. Il borgo è raccolto intorno al poggio su cui si trova il Castello Spinola, costruito in epoca medievale e recentemente restaurato. Campo Ligure è famoso per la lavorazione artigianale della filigrana; a gioielli ed oggetti in filigrana è dedicato un museo.

Itinerario

Il percorso è stato segnalato dalla FIE con un triangolo giallo vuoto, e parte dal municipio del paese (sul lato opposto del Torrente Stura rispetto al borgo). Subito a monte si imbocca via Pietro Figari, che sale decisamente tra le case, quindi termina presso una villetta. Si gira a sinistra, si passa sotto all’autostrada (passaggio un po’ inquietante…) e, seguendo attentamente i segnavia, si ritorna su asfalto. Si prende la stradina verso sinistra e presto ci si immette in una strada più importante, che va seguita verso destra. Ai due bivi successivi si va ancora a sinistra, giungendo poi ad una stalla dove la stradina termina. Subito prima dell’edificio si gira a destra e, contornatolo a monte, si imbocca una mulattiera che sale in diagonale, prima in un prato, poi in un bosco di castagni. Ad un bivio si va a destra, e si sbuca in una valletta al margine inferiore di un’ampia conca erbosa. Si abbandona la mulattiera e si sale a destra (staccionata in legno) per superare una ripida balza erbosa. Si ritrova quindi l’asfalto, che si segue verso sinistra giungendo in breve alle Case Mongrosso (580 m). Subito oltre si trova un trivio, dove si imbocca la diramazione più a destra; questa sale dritta per alcune decine di metri, poi gira a destra. Qui bisogna abbandonarla per salire dritti nel prato, e ritrovare quindi la vecchia mulattiera dissestata che sale decisamente entrando nel bosco. Seguendo la traccia principale si giunge su un crinale percorso da una carrareccia; si gira a sinistra e la si segue, salendo prima sul filo di cresta, poi sul lato sinistro per aggirare il Bric Mascin. Tagliando tra erba e pini si raggiunge l’ampia sella successiva, da cui appare alla vista il cupolone del Monte Pavaglione. Qui bisogna prestare di nuovo molta attenzione: i segnavia abbandonano la pista piegando a sinistra, e salendo con percorso un po’ incerto tra i pini (ci sono numerose tracce che si dipartono dalla pista e si incrociano, quindi è facile fare confusione). In breve si raggiunge una stradina asfaltata che si segue verso destra, aggirando un’ampia gobba e giungendo alla sella ai piedi del Monte Pavaglione (quota 797). Qui si incontra il segnavia “rombo giallo pieno”, proveniente da Rossiglione.

Da qui, risalendo il ripido pendio sovrastante di erba e rocce, si può salire in una decina di minuti alla panoramica vetta del Monte Pavaglione (889 m; 1.45 – 2.15 ore da Campo Ligure), sormontata da una piramide di pietre. Seguendo il contrafforte meridionale della montagna si scende poi in breve a riprendere la stradina asfaltata dove transita il segnavia.

La stradetta piega a sinistra, aggirando l’ampia vetta del Pavaglione in lieve salita. Raggiunto il suo roccioso contrafforte meridionale si inizia a scendere, in direzione della conca prativa dove sorge la grande stalla di Cà di Prai. Presso un tornante si trova a sinistra un sentiero che scende più direttamente, e la ritrova poco sotto, presso una sella poco marcata. Si segue la stradina in discesa per poche decine di metri, quindi si gira a destra su sentiero. Contornando dall’alto la conca dove si trova la stalla, raggiunge un’ampia sella erbosa con crocevia (quota 789). Si continua dritti lungo una carrareccia che risale un crinale poco marcato e poi si biforca. Si svolta a sinistra e, scavalcata una selletta, si sbuca nella desolata valletta da cui prende origine il Torrente Gargassa. La si contorna dall’alto, quindi si ritorna sul crinale spartiacque presso alcuni abbeveratoi. Quando la pista inizia a salire la si abbandona, imboccando a sinistra un sentiero. Dapprima la traccia procede parallelamente alla stradina, poi inizia a traversare in piano per aggirare il Monte Faiottu. Il sentierino, a tratti poco marcato, raggiunge quindi la marcata sella del Colle dei Ferri (o Colla di Masca, o Passo Fruia; 821 m), dove si incontrano i segnavia “punto e linea gialli“, proveniente dalla Cappella della Maddalena, “due quadrati gialli vuoti“, proveniente dalla Crocetta di Tiglieto, e “due quadrati gialli pieni”, proveniente da Masone.

È un’importante insellatura sul contrafforte divisorio tra le valli Stura e Orba, crocevia di antiche mulattiere. Il toponimo più utilizzato, cioè Colle dei Ferri, deriva dal fatto che qui transitavano i portatori di ferro provenienti dalle ferriere della Valle Stura. Il termine “masca”, diffuso più nelle Alpi occidentali che nell’Appennino Ligure, indicava una figura femminile dotata di poteri magici, tendenzialmente cattiva (solo in rare volte benigna), che abitava nei boschi di montagna. Il toponimo spesso indica luoghi impervi e inospitali, di solito ripidi e selvaggi. Il toponimo “Fruia” invece deriva dal termine dialettale früa, cioè la castagna secca che si consuma bollita.

Si segue verso sinistra la mulattiera principale, che raggiunge in breve una selletta dove si incontra il segnavia “tre punti gialli” proveniente da Masone. Si prosegue quindi lungo l’ampia dorsale spartiacque, tra radure e boschetti, scavalcando la poco pronunciata sommità della Rocca Giana (902 m), poi si scende dolcemente alla sella del Prato della Saliera (869 m), dove si incontra un altro sentiero segnalato proveniente da Masone.

Nei pressi della sella si possono ancora vedere i ruderi degli edifici di un’antica saliera: qui veniva depositato il sale che transitava dalla Riviera ligure verso il Piemonte.

Proseguendo verso meridione, si aggira a sinistra il roccioso Bric Dentino, poi si taglia in piano un bosco cosparso di massi e, con alcune svolte, ci si riporta sullo spartiacque tra Orba e Stura.

Una breve deviazione verso destra, segnalata con tre punti gialli, guida prima in lieve discesa, poi in salita tra rocce, arbusti e alberelli fino alla panoramica cima del Bric Dentino (o Bric della Saliera; 972 m).

Il sentiero principale continua a seguire l’arrotondata dorsale, tra radure e faggi. Giunti ad un bivio si lascia a sinistra il segnavia “rombo giallo pieno”, che taglia verso la Porta del Dente e la Sella del Barnè, per continuare dritti lungo il sentiero segnalato col triangolo giallo. Poco più avanti si lascia a destra un’altra diramazione che conduce al Colle Cerusa, quindi si sale ripidamente tra prati e macchie di bosco. Infine, si sbuca improvvisamente sul dorso erboso ai piedi del dente roccioso sommitale. Si gira a sinistra e, salendo a zigzag per facili rocce, si arriva in vetta al Bric del Dente (1109 m).

Il cupolone sommitale del Monte Pavaglione visto da nord-est
Il cupolone sommitale del Monte Pavaglione visto da nord-est (11 marzo 2017)
Paesaggio da Far West: la valletta in cui sorge il Torrente Gargassa
Paesaggio da Far West: la valletta in cui sorge il Torrente Gargassa (11 marzo 2017)
Gli spuntoni rocciosi del Bric Dentino
Gli spuntoni rocciosi del Bric Dentino (11 marzo 2017)
Il cippo con crocetta in vetta al Bric del Dente
Il cippo con crocetta in vetta al Bric del Dente (11 marzo 2017)

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