Michelotti – Pizzo d’Oca (anello)
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 200 m circa
Tempo: 1.15 – 1.40 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Aprile 2024
Per salire al Pizzo d’Oca, la via più breve parte dalla frazione Michelotti, situata nell’alto versante destro idrografico della Val Noveglia. È possibile effettuare un percorso ad anello concatenando due sentieri segnalati: il primo sale sul ciglio della parete nord-ovest della montagna, regalando belle viste aeree, mentre il secondo scende nel bosco del versante sud-est. Entrambi i sentieri sono privi di difficoltà, ma sono a tratti piuttosto ripidi.
Accesso
a) Usciti dal casello di Fornovo di Taro, si imbocca la provinciale che risale la Val Ceno, passando da Varano de’ Melegari, Varsi e Bardi. Poco oltre Bardi si gira a sinistra, seguendo l’indicazione per Borgotaro. Attraversato il Ceno, si entra in Val Noveglia: in località Ca’ Bagaia si gira ancora a sinistra per Noveglia, dove si va ancora a sinistra per Monastero, Noceto e Brè. Al bivio successivo si va a sinistra e si sale fino alla località Michelotti.
b) Si esce dall’autostrada Genova-Livorno a Lavagna e si va a destra per salire a Carasco. Si prosegue a destra verso Borzonasca ma, giunti a Mezzanego, si gira ancora a destra per il Passo del Bocco. Si scende in territorio emiliano fino a Bedonia, da cui si svolta a sinistra per Bardi: si scavalca il Passo di Montevacà e si entra in Val Ceno. Poco prima di arrivare a Bardi si imbocca a destra la diramazione per Borgotaro. Da qui si prosegue come descritto in “a” fino alla località Michelotti (863 m).
Itinerario
Si prosegue a piedi lungo la strada che diventa sterrata e sale nel bosco. Dopo circa 400 metri, presso una piazzola (possibilità di parcheggio), si imbocca a sinistra il sentiero segnalato con indicazioni per il Pizzo d’Oca. Una breve discesa porta ad un bivio, dove si trascura la diramazione di destra per Venezia ed il Monte Barigazzo. Poco più avanti si abbandona la traccia principale per deviare a destra lungo il percorso segnalato (segnavia CAI 803) che sale dolcemente.
Si trascura un’altra diramazione non segnalata sulla destra e si continua a mezza costa, con dolci saliscendi. A tratti il bosco si dirada, regalando belle viste sulla Val Noveglia e sul Monte Pelpi. Al bivio successivo (quota 870 circa) si trascura la diramazione a destra con indicazioni per il Pizzo d’Oca (la si seguirà in discesa) per continuare dritti lungo il sentiero principale. Il versante si fa più ripido, e cosparso di grossi blocchi crollati dalle balze rocciose sovrastanti.
In pochi minuti si giunge ad un secondo bivio (quota 860 circa) con indicazioni per il Pizzo d’Oca. Si abbandona il sentiero principale e si svolta a destra, lungo una diramazione che sale ripida tra gli alberi (segnavia 803G). Effettuati due tornanti, dove a tratti è conservato l’antico fondo lastricato, si attraversa una suggestiva balza rocciosa stratificata e si monta sul contrafforte sud del Pizzo d’Oca. Si piega a sinistra e si rimonta il ripido contrafforte, passando accanto a curiosi ruderi in pietra a secco. Procedendo tra gli alberi, si raggiungono due punti panoramici a breve distanza l’uno dall’altro, costituiti da arditi lastroni di arenaria protesi sul vuoto della parete nord-ovest della montagna (quota 976).
Sul secondo lastrone roccioso sono stati incisi numerosi nomi di persone. Vi si trovava una piccola e rudimentale croce in legno, di cui durante il mio sopralluogo non rimaneva traccia.
Il sentiero scende brevemente fino ad un intaglio boscoso, poi riprende a salire ripido, portando alla cima erbosa del Pizzo d’Oca (1004 m; 45-55 minuti da Michelotti).
Dalla vetta si piega a destra, seguendo il sentiero segnalato che scende per il boscoso versante sud-est della montagna. Con alcuni tratti piuttosto ripidi, si ritorna al bivio di quota 870 circa incontrato all’andata. Da qui si ritorna a Michelotti seguendo il percorso già noto (30-45 minuti dal Pizzo d’Oca).
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