ROCCHE DEL REOPASSO

Settore: Appennino Ligure
Gruppo: Catena del Monte Ántola

Descrizione

Subito a nord rispetto al paese di Crocefieschi, lungo lo spartiacque tra Scrivia e Vóbbia, si trova un tormentato costone roccioso intagliato nei conglomerati, che culmina con varie cime e torrioni. Si tratta delle Rocche del Reopasso, uno dei luoghi più singolari di questo tratto di Appennino Ligure; la brevità di accesso e i fantastici panorami rendono le Rocche un sito molto frequentato in tutto l’anno, da escursionisti, arrampicatori e alpinisti.
La prima cima che si incontra da Crocefieschi è il Monte Castello (947 m), che ufficialmente non fa ancora parte del Reopasso; si tratta di un ripido cupolone coperto di boschi, che offre belle vedute sulla Val Vóbbia e sul crestone delle Rocche. Sulla cima, in posizione strategica, sorgeva l’antichissimo castello di Crocefieschi, di cui oggi rimangono pochi resti. Le prime notizie sul castello risalgono intorno all’anno 1000; è poi probabile che sia stato distrutto nel secolo successivo durante la battaglia tra Genova e Tortona, per poi essere ricostruito nel XIII secolo e venire definitivamente abbandonato tra il 1600 e il 1700.
Oltre il Monte Castello iniziano le vere e proprie Rocche del Reopasso, che si innalzano subito nell’esile e curioso spuntone del Grillo (883 m), detto anche Lumaca del Reopasso o Anchise (= “incudine”) a causa della sua sagoma particolare. Alle spalle si eleva invece l’elegante piramide della Biurca (940 m), cioè “forca”, così chiamata perchè culmina con due cime gemelle. La cima nord è più alta e tozza, e reca la croce di vetta, ma la cima meridionale, di pochi metri più bassa, è decisamente più imponente e spettacolare: un vertiginoso campanile roccioso che precipita verso sud con una parete verticale alta circa 120 metri. Tra le due cime della Biurca, appeso alle rocce, si trova il Bivacco Città di Busalla, una capanna di legno costruita dal Gruppo Escursionistico Busallese. Più a nord si eleva la cima più alta del costone, la Carega do Diao (pron. Carega du Diàu; 958 m), il cui nome (= “sedia del diavolo”) deriva dal suo aspetto curioso: appare veramente come una gigantesca poltrona di roccia, provvista di braccioli. Sull’esile cima si trova una statuetta della Madonna.
Le guglie del Reopasso offrono panorami aerei e spettacolari. Sono bellissime le viste sulla Val Vóbbia, che si trova circa 500 metri sotto ai piedi di altissime pareti rocciose, oppure sulle selvagge vallette che si spingono verso la Valle Scrivia, coperte da castagneti da cui emergono dirupi di conglomerato.
​La vista si estende poi a tutta la Catena dell’Ántola, all’Appennino Ligure dal Monte Alpesisa al massiccio del Monte delle Figne con il mare sullo sfondo, e a tutto l’arco alpino dalle Liguri alle Lepontine. Solo le Marittime sono coperte dalle sagome massicce dei monti Figne e Tobbio. Il toponimo significa letteralmente “passaggio cattivo”, e si riferisce alla difficoltà dei sentieri che attraversano questi monti.
Le Rocche del Reopasso sono frequentate fin da tempi remoti, probabilmente perchè costituiscono un ottimo punto di osservazione sulle valli circostanti. Poco a nord della Carega do Diao è stata ritrovata un’ascia in pietra verde, risalente addirittura al 4000 a.C.
Ci sono poi numerose storie e leggende riguardanti questi monti. Nel 1585 Agosto Spinola e Giovanni di Salvarecca precipitarono da queste pareti perdendo la vita. Si racconta poi della leggenda secondo cui i carbonai che facevano tardi la sera incontravano uno spaventoso cane dagli occhi infuocati. Doveva essere l’anima di un certo Filippin, morto suicida sul Reopasso, che vagherebbe ancora tra i dirupi lanciando di tanto in tanto lugubri gemiti. Si narra anche di un’altra anima vagabonda, di un malvivente chiamato Raffaelin della Croce, che chiese di essere sepolto in un luogo sperduto (“dove non si sentissero né galli cantare, né campane suonare”) e che quindi fu fatto precipitare dalle pareti delle Rocche.
Tra i boschi invece vaga ancora Ometto, un boscaiolo che aveva chiesto l’aiuto del diavolo per portare la legna sugli impervi sentieri della montagna. La storia più curiosa è però quella del Pajarito, un emigrato tornato dal Sud America senza aver fatto fortuna. Viveva nella capanna del Romito, presso la Biurca (oggi non ne rimane traccia), vestiva pelli di coniglio e ogni tanto scendeva a Crocefieschi per vendere funghi, animali e erbe medicinali. Nel 1942 alcuni cacciatori trovarono la sua capanna ridotta ad un cumulo di cenere. I pochi resti del Pajarito vennero posti in una latta nel cimitero di Crocefieschi.
Ultima curiosità del Reopasso è la piccola grotta detta Tana del Lupo. È costituita da una sala delle dimensioni di una stanza, ricca di stalattiti e stalagmiti, e da un’altra saletta successiva di dimensioni minori.

Vie d’accesso

Le Rocche del Reopasso viste dalla cresta est del Monte Castello
Le Rocche del Reopasso viste dalla cresta est del Monte Castello (28 giugno 2015)

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