Chichelli – Ponte Negrone – Sentiero dei Collaìn – Monte Argentéa – Fonte Leone – Rocca Spaccà – Lagu da Tina – Chichelli

Caratteristiche

Difficoltà: E/EE
Dislivello in salita: 1050 m circa
Tempo: 6.30 – 7.30 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Gennaio 2018

Si tratta di un lungo e bellissimo percorso ad anello, costruito in modo da portare a visitare gran parte delle attrattive “nascoste” della selvaggia Val Lerone: pozze, cascatelle, particolari formazioni rocciose, antichi ripari, sentieri abbandonati, cime e crinali panoramicissimi… Ci sono alcuni tratti un po’ impervi, in particolare lungo il Sentiero dei Collaìn, nella salita finale all’Argentéa e lungo il Sentiero di Rocca Spaccà: questi sentieri tendono a scomparire nella vegetazione in estate, quindi è consigliabile percorrerli in inverno (e con una buona dose di senso dell’orientamento). In condizioni di acqua alta i guadi sul Rio Negrone e sul Cû du Mundu possono diventare abbastanza difficoltosi.

Accesso

Si esce al casello autostradale di Arenzano e si continua a destra in direzione di Cogoleto. Poco prima del valico della Colletta si prende a destra la diramazione che sale a Terralba poi, giunti al palazzone giallo della Muvita, si gira a sinistra in via Pecorara. Ad un bivio si va a sinistra in piano, attraversando una valletta, mentre al successivo si sale a destra (via Chichelli). Dopo circa 500 metri si parcheggia in uno spiazzo sulla sinistra (quota 176).

Itinerario

Si continua a piedi lungo la strada asfaltata che, lasciata a destra una diramazione in salita, inizia a scendere diventando privata. Trascurata una mulattiera a destra, si giunge ad un tornante dove si trovano le indicazioni per Ponte Negrone e il Lagu da Tina. Si imbocca quindi un sentierino che scende ripidamente tra gli arbusti fino a congiungersi con la mulattiera pianeggiante di un acquedotto. Si segue la mulattiera verso destra, tagliando in piano il fianco sinistro idrografico della Val Lerone tra rocce e arbusti, con belle viste sulle cascatelle del torrente e dei suoi affluenti.
Giunti al crocevia delle Case Freghèe (170 m circa), si riceve da sinistra il sentiero C1, proveniente dalle Case Motta, quindi si lascia a destra il sentiero per il Passu Gua. Continuando quasi in piano, si superano due ruscelli con due ponticelli in pietra, quindi si lascia a destra il sentiero per il Lagu da Tina (lo si seguirà al ritorno) e si percorre il notevole Ponte Negrone (176 m).

Il Ponte Negrone è una bella opera in muratura che attraversa il Rio Leone poco sopra alla sua confluenza con il Rio Negrone. Entrambi i torrenti formano spettacolari pozze e cascatelle; la più bella si trova subito sotto alla confluenza, ed è il cosiddetto “Lagu du Gattu”. Il ponte, come anche tutta la mulattiera seguita fino ad adesso, è percorsa dall’Acquedotto della Marchesa, che, captando le acque dal vicino Rio Negrone, le portava ad Arenzano.

Subito oltre il ponte si trova un bivio. Si trascura il sentiero dell’acquedotto (percorso dalla “Scorciatoia Briccassu”) e si gira a destra lungo il Sentiero dell’Ingegnere, segnalato con una I rossa in campo bianco. Il sentiero sale tra rocce e arbusti, poi piega a sinistra ed entra nella valle del Rio Negrone; tagliando quasi in orizzontale ci si avvicina al torrente, che poi va guadato. Si effettua una breve salita, poi si continua dolcemente fino allo sbocco del Cû du Mundu (quota 266).

Si tratta di uno spettacolare canyon intagliato nelle serpentiniti, e percorso dall’omonimo affluente del Rio Negrone con numerose cascate. Le pareti del canyon sono spesso strapiombanti, e alte varie decine di metri. Visto il suo incassamento e il suo aspetto, l’origine del toponimo è evidente. Lungo il canyon si sviluppa un’avventurosa via alpinistica segnalata con tacche bianche. La spettacolare risalita del Cû du Mundu presenta al massimo passaggi di III grado, ma presenta difficoltà aggiuntive dovute a rocce umide e vegetazione invadente: insomma, una via per alpinisti con tendenze da Indiana Jones.

Si guada il rio poco sopra alla confluenza con il Rio Negrone (difficoltoso in caso di piena), quindi si riprende la salita, con numerosi tornanti tra pini e arbusti. Incontrato il segnavia C5, proveniente dal Passu du Figu, si gira a sinistra e, tagliando in diagonale, si arriva ad una panca in legno in località Pôse du Campanìn (480 m circa).

Con il termine pôse si intendono muretti a secco o naturali su cui i falciatori si appoggiavano per riposarsi, quando camminavano verso valle con grandi carichi di fieno. Il toponimo “campanìn” invece si riferisce al campanile di Lerca, visibile voltandosi verso valle (e indicato da un cartello).

Si continua il traverso in direzione delle spettacolari Rocche dell’Agugia per alcune decine di metri, fino ad un bivio poco evidente presso un cartello segnavia. Qui si abbandona il sentiero segnalato e si imbocca a destra il Sentiero dei Collaìn, non indicato.

Il toponimo si riferisce probabilmente all’acqua che cola e che sgorga dalle erbe alte e dai giunchi nei periodi piovosi.

Il sentiero sale in diagonale tra pini ed erba, addentrandosi nel bellissimo vallone superiore del Cû du Mundu, sovrastato a sinistra dai contrafforti rocciosi delle Rocche dell’Agugia. È generalmente ben percorribile, anche se poco evidente, ma a tratti è lievemente ostacolato da tronchi caduti e arbusti. Più in alto la traccia sale con due tornanti (attenzione a non perderli!), poi traversa un ripido versante erboso con un breve tratto rovinato dall’erosione. Entrati in un boschetto, si raggiunge il piccolo Rio dei Mugiaìn, poco sopra alla sua confluenza nel Rio Cû du Mundu.
Attraversato il primo dei due rii il sentiero si perde, rovinato dai cinghiali. Invece che dirigersi verso il Rio Cû du Mundu, si gira a destra in salita (sbiadito segnavia rosso), prendendo quota ripidamente sul lato destro idrografico della valletta dei Mugiaìn. Più in alto il sentiero si fa nuovamente evidente, e sale con altre svolte tra erba, radi alberi e roccette (qualche ometto di pietre); con un lungo traverso si va poi a confluire nella mulattiera segnalata con una A rossa in campo bianco (quota 762). Si continua a sinistra lungo quest’ultima, andando a guadare il Rio Cû du Mundu, poi salendo in diagonale tra aeree balze e dirupi rocciosi. Scavalcata la Costa Argentéa presso un intaglio roccioso, si giunge ad un bivio; si va a destra e, salendo in diagonale per ampi prati cosparsi di pini, si arriva al crocevia della Collettassa (932 m).
Si trascura ora la A rossa e si gira a destra lungo il sentiero segnalato con una stella bianca e tre pallini rossi; attraversato un boschetto di pini, si giunge ad un altro bivio. Si abbandona il sentiero principale, che gira a destra, per salire dritti lungo una traccia poco evidente (stella bianca su un masso qualche decina di metri più avanti). Il sentierino si inerpica tra erba e piccoli alberelli fino alla base dei dirupi sommitali del Monte Argentéa. Si gira a sinistra e, con una ripidissima salita per vaghe tracce, si rimonta un canalone erboso; si sbuca quindi su una cresta di blocchi rocciosi che, in pochi metri a destra, porta in vetta al Monte Argentéa (1083 m; 3 – 3.30 ore da Chichelli).

Si continua verso nord lungo un sentiero con vari segnavia (tre punti rossi, triangolo rosso pieno, quadrato giallo pieno), che subito si abbassa a destra con ripide svolte. Girando a sinistra, si taglia in piano tra le rocce fino alla selletta successiva (quota 1062); da qui, con una breve salita, si arriva sulla tondeggiante Cima Pian di Lerca (1088 m), dove sorge il Rifugio Argentéa.

Il rifugio, ricavato ristrutturando una casermetta abbandonata, è dotato di un piccolo locale sempre aperto con tavolino e panche. Di solito il locale principale (con cucina e 15 posti letto) è chiuso: viene aperto nei fine-settimana del periodo estivo, mentre negli altri periodi le chiavi vanno prenotate presso il CAI di Arenzano. In ogni caso, se si vuole usufruire del rifugio, è meglio chiedere prima informazioni al CAI di Arenzano.

Dal boschetto di pini dietro al rifugio si scende verso destra lungo una stradetta sterrata che in breve si congiunge all’Alta Via dei Monti Liguri. Continuando la dolce discesa sul panoramicissimo crinale si giunge all’ampia sella del Passo Crocetta (1068 m); qui si abbandonano la sterrata e l’AVML per girare a destra sul sentiero segnalato con una M bianca. Questo si sposta sul versante marittimo e taglia lungamente verso est, prima con brevi saliscendi, poi in lieve discesa tra prati e rocce. Ci si congiunge poi con il sentiero segnalato con tre punti rossi, proveniente dal Riparo Fasciun, e lo si segue verso oriente, attraversando un boschetto e scavalcando la rocciosa Costa di Guadi. Presso il guado sul successivo ruscelletto, si stacca a sinistra la brevissima deviazione per il Rifugio Buniccu.

Il Rifugio Buniccu (950 m), nascosto nell’adiacente macchia di pini, è una graziosa costruzione in pietra utilizzabile come riparo in caso di maltempo. Dal rifugio, se si prosegue dritti, si incontra in breve il segnavia “V bianca”, che scende verso destra e riporta sul sentiero principale.

Si continua lungo il sentiero principale, che scende dolcemente incontrando il segnavia “V bianca“. Si perde quota con due tornanti, quindi si supera la copiosa Fonte Leone (866 m), che sgorga da un anfratto accanto ad un grosso masso. Guadati il Rio Leone e il più piccolo Rio di Costaboera, si giunge ad un bivio; si lasciano a sinistra i tre punti rossi, diretti al Passo della Gava, e si continua a destra lungo la V bianca, che scende in diagonale tra i pini. Attraversata una pietraia, si passa poco sotto alla Casa Gava (727 m) e si guada il Rio Gava presso un piccolo invaso artificiale antincendio (fonte).

La graziosa Casa Gava, antico riparo per falciatori, è stata ristrutturata dal CAI di Arenzano e trasformata in un piccolo rifugio non gestito per escursionisti.

Subito oltre si incontra la strada sterrata chiusa al traffico che collega Arenzano al Passo della Gava. La si segue verso destra in discesa per pochi metri, costeggiando la recinzione dell’invaso, quindi si imbocca sempre a destra un sentiero non segnalato, che va a riattraversare il Rio Gava. Si effettua un ampio semicerchio, poi si scende con alcuni tornanti andando ad incontrare la mulattiera segnalata con una A rossa in campo bianco.

Seguendola verso sinistra per poche decine di metri si passa sopra al Rifugio Levée (613 m), altro riparo in pietra utilizzabile in caso di maltempo. L’originaria costruzione in pietra venne edificata dalla famiglia Damonte (“Buniccu”), e nominata “Levée” perchè la zona era ricca di lepri.

Si segue verso destra l’arditissima mulattiera, sorretta da muretti a secco, che effettua alcuni saliscendi per sorpassare alcuni aerei costoni rocciosi; in questo tratto si ha una bellissima vista sull’alta cascata formata dal Rio Leone. Rientrati nel bosco, si va a guadare il Rio Leone poco a monte rispetto alla cascata e, con una breve salita, si giunge ad un bivio. Qui bisogna abbandonare la A rossa per andare a sinistra (indicazione poco visibile per “Sentiero di Rocca Spaccà”) lungo un sentierino che scende ripido nel bosco accanto alla cascata. Si piega a destra e si taglia in diagonale un ripido pendio, attraversando poi la caratteristica Rocca Spaccà.

Si tratta di una curiosa mini-forra dalle pareti verticali, posta tra il versante vero e proprio ed un’enorme lama di roccia staccata. Il sentiero la percorre con alcuni gradini.

Usciti dalla forra, si taglia brevemente in diagonale, poi si scende con stretti tornanti un ripidissimo versante e ci si congiunge con l’ampia mulattiera proveniente dai Ruggi (segnavia C2). La mulattiera sale dolcemente tra pini e arbusti, offrendo bei panorami sulla Val Lerone, quindi attraversa il piccolo Rio da Sinsaea e riceve da destra un altro sentiero poco evidente. Con una breve discesa si giunge ad un bivio; si lascia a destra la diramazione per il Riparo Sambuco e si gira a sinistra (segnavia C5). Con alcuni tornanti si scende a guadare il Rio Leone presso il Passu du Figu (339 m).

Subito oltre il guado si può deviare a sinistra (cartello di legno) per tracce che costeggiano il rio. Lo si attraversa poco più a monte, poi si sale per facili lastroni e si giunge al bellissimo Lagu da Tina (355 m), tipica marmitta scavata da una bella cascata. Il toponimo significa letteralmente “tinozza”.

Si piega a destra lungo una buona mulattiera che taglia con qualche saliscendi, offrendo belle viste sulla Val Lerone e sul Monte Argentéa. Sorpassato un rio (Fonte Colletti), si giunge ad un crocevia; si trascura la mulattiera principale che continua verso il Passu Gua e si scende a destra seguendo le indicazioni per Ponte Negrone. Il sentiero giunge in breve all’Area del Castagno, area picnic posta nel mezzo di un’isolata macchia di castagni, poi perde quota rapidamente nella boscaglia e si congiunge con la mulattiera dell’Acquedotto della Marchesa pochi metri prima del Ponte Negrone. Da qui si ritorna a Chichelli seguendo il percorso dell’andata.

Il Ponte Negrone
Il Ponte Negrone (28 gennaio 2018)
Le Rocche dell’Agugia
Le Rocche dell’Agugia (28 gennaio 2018)
Nella parte alta del Sentiero dei Collaín
Nella parte alta del Sentiero dei Collaìn (28 gennaio 2018)
Gli ultimi metri di cresta per il Monte Argentéa; di fronte il Rama
Gli ultimi metri di cresta per il Monte Argentéa; di fronte il Rama (28 gennaio 2018)
Discesa verso il Passo Crocetta
Discesa verso il Passo Crocetta (28 gennaio 2018)
La graziosa Casa Gava
La graziosa Casa Gava (28 gennaio 2018)
La spettacolare cascata del Rio Leone
La spettacolare cascata del Rio Leone (28 gennaio 2018)
Il Rio Leone nei pressi del Lagu da Tina
Il Rio Leone nei pressi del Lagu da Tina (28 gennaio 2018)

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