Campo – Collettassa – Monte Argentéa – Rifugio Padre Rino – Casa Segage – Campo

Caratteristiche

Difficoltà: E/EE la salita, E la discesa
Dislivello in salita: 980 m circa
Tempo: 5 – 6 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Gennaio 2018

Percorso ad anello estremamente suggestivo, tra i più belli dell’intero gruppo montuoso. La salita si svolge lungo il contrafforte meridionale del Monte Argentéa, dove si inerpica un sentiero curiosamente segnalato con una stella bianca. Si cammina prima tra pini e arbusti, poi in uno spettacolare paesaggio di montagna selvaggia tra i contrafforti della Rocca Negra, della Rocca da Ciappa e dell’Argentéa stesso. Il sentiero non presenta difficoltà, se non nell’ultima parte che è molto ripida e impervia. La discesa si svolge lungo un percorso più lungo ma più comodo: la vecchia mulattiera che, scendendo dal Passo Pian di Lerca, percorre tutto l’alpestre vallone del Rio di Lerca. Vista la fitta rete di percorsi segnalati, l’anello può essere tagliato e modificato con numerose varianti.

Accesso

Dal casello di Arenzano si gira a destra salendo al valico della Colletta. Subito dopo il valico si imbocca a destra una stradina che sale a fianco del Torrente Lerone, poi lo attraversa e termina alle case di Campo (138 m).

Salita

Si imbocca una stradina sterrata (segnavia: triangolo rosso pieno e I rossa in campo bianco) che sale dolcemente tra pini e arbusti, effettuando due tornanti. Con una curva a destra, denominata “Curva Bernacca”, la rotabile entra nel selvaggio vallone del Rio di Lerca, chiuso a sinistra dal Monte Rama e a destra dai contrafforti secondari dell’Argentéa.

Il toponimo si riferisce al generale Edmondo Bernacca, noto meteorologo televisivo del passato. Gli è stata dedicata perchè da questa curva si vede subito se il crinale spartiacque è avvolto dalla nebbia o è libero.

Poche decine di metri dopo si trova sulla destra il cartello che indica l’inizio del segnavia “stella bianca”. Si imbocca questo sentiero, che sale in diagonale con tratti abbastanza ripidi tra pini e arbusti fino ad incontrare la mulattiera del Sentiero dell’Ingegnere (segnavia: I rossa in campo bianco). La si segue verso destra quasi in piano per alcune centinaia di metri, poi si riprende a sinistra il sentierino segnalato con la stella bianca, che sale con vari tornanti lungo un pendio coperto da radi pini. Lasciato a destra il percorso naturalistico C5, che taglia verso la val Lerone, si sale con ancora qualche svolta per poi entrare in una pineta e tagliare in diagonale poco sotto un crestone. Poco dopo si piega a sinistra e, con un lungo traversone si guadagna il contrafforte meridionale del Monte Argentéa in corrispondenza della selletta detta Gua all’Omu (552 m).

Il sentierino che attraversa la selletta (freccia rossa) scende ripidamente sul lato del Rio di Lerca. Si congiunge poi con un’altra diramazione proveniente dalla Gua de Botte e va a confluire con il segnavia “triangolo rosso pieno” (il percorso di ritorno).

Si piega bruscamente a destra, salendo decisamente tra pini e rocce sul versante orientale del contrafforte. La salita, a tratti abbastanza faticosa, riporta in cresta presso l’intaglio della Gua de Botte (693 m), poi si riporta sul lato orientale e prosegue con rampe abbastanza ripide. Più in alto la pendenza diminuisce e, aggirata la rocciosa Rocca Turchina, si raggiunge un’ampia sella erbosa all’inizio del Cian Lavaggiu Vivu (quota 828).

Davanti a noi appaiono le due piramidi rocciose della Rocca Negra (a destra) e della Rocca da Ciappa (a sinistra) con dietro il Monte Argentéa. Con una breve deviazione verso sinistra si può arrivare in pochi minuti alla vetta della Rocca Turchina (840 m), che precipita con notevoli pareti e costoloni rocciosi sulla valle del Rio di Lerca.

Il sentiero prosegue dritto verso la sovrastante Rocca Negra, poi contorna a monte una piccola frana e si infila nell’ampio canalone erboso tra la Rocca Negra e la Rocca da Ciappa. Salendo tra spettacolari strutture rocciose, si giunge in breve all’ampia sella erbosa della Collettassa (932 m). Qui si trova un crocevia.

A sinistra si dipartono due diramazioni: la prima scende al Rifugio Benedetta (803 m), costruito dal contadino Giuseppe Delfino, poi ristrutturato nel 1967 dagli escursionisti del gruppo “Genzianella” di Sestri Ponente. Dal riparo si scende poi fino al sentiero segnalato dal triangolo rosso. La seconda diramazione è invece segnalata con una A rossa in campo bianco, e scende in 10-15 minuti al Rifugio Padre Rino, dove ci si riallaccia con il percorso del ritorno. L’ultima diramazione è sulla destra: si tratta sempre del “sentiero A”, che continua in direzione dell’alta Val Lerone e del Passo della Gava.

Trascurando le varie diramazioni si continua dritti, attraversando una macchia di pini e sbucando in un’altra radura. Qui il sentiero principale (segnalato con tre punti rossi) gira a destra; lo si abbandona per salire dritti lungo una traccia poco evidente (stella bianca su un masso qualche decina di metri più avanti). Il sentierino si inerpica tra erba e piccoli alberelli fino alla base dei dirupi sommitali del Monte Argentéa. Si gira a sinistra e, con una ripidissima salita per vaghe tracce, si rimonta un canalone erboso; si sbuca quindi su una cresta di blocchi rocciosi che, in pochi metri a destra, porta in vetta al Monte Argentéa (1083 m; 2.45 – 3.15 ore da Campo).

Si continua verso nord lungo un sentiero con vari segnavia (tre punti rossi, triangolo rosso pieno, quadrato giallo pieno), che subito si abbassa a destra con ripide svolte. Girando a sinistra, si taglia in piano tra le rocce fino alla selletta successiva (quota 1062). Da qui, con una breve salita, si arriva sulla tondeggiante Cima Pian di Lerca (1088 m), dove sorge il Rifugio Argentéa.

Il rifugio, ricavato ristrutturando una casermetta abbandonata, è dotato di un piccolo locale sempre aperto con tavolino e panche. Di solito il locale principale (con cucina e 15 posti letto) è chiuso: viene aperto nei fine-settimana del periodo estivo, mentre negli altri periodi le chiavi vanno prenotate presso il CAI di Arenzano. In ogni caso, se si vuole usufruire del rifugio, è meglio chiedere prima informazioni al CAI di Arenzano.

Discesa

Si hanno ora due possibilità:

a) Si ritorna indietro brevemente, fino alla selletta che separa la Cima Pian di Lerca dal Monte Argentéa. Qui si scende a destra (ovest; indicazioni per il Rifugio Padre Rino) lungo un sentiero non segnalato che scende con vari tornanti. Con percorso diretto tra boschetti di pini, macchie di noccioli e ripidi prati, si giunge in breve al Rifugio Padre Rino (903 m).

Il rifugio è stato ricavato negli anni ’80 dalla ristrutturazione della Casa Leveasso ad opera del CAI di Arenzano. È sempre aperto e conta di due piani: all’inferiore si trovano tavoli, panche e stufa, al superiore le brande, prive di materassi. È dedicato a Padre Rino, frate-alpinista carmelitano caduto nel 1987 sul Grand Combin. La vecchia Casa Leveasso (toponimo che deriva dalla presenza di lepri) venne costruita nel 1895 da Tognu u Bregiè, e in origine veniva chiamata Ca’ du Tognu o Ca’ du Bregiè. Nel 1935 passò al Corpo Forestale dello Stato, ma poi fu abbandonata nel 1950, e passarono altri trent’anni prima che il CAI la ristrutturasse.

Contornato il rifugio sulla destra, si prende un sentiero pianeggiante che si dirige verso ovest, attraversa un rio (fonte) e va in breve a ricongiungersi al segnavia “triangolo rosso pieno”.

b) Dal Rifugio Argentéa si scende verso nord-ovest, lungo un ampio sentiero che in breve confluisce nell’Alta Via dei Monti Liguri. Si segue l’AVML fino all’ampia sella del Passo Pian di Lerca (1033 m); qui si piega a sinistra lungo la vecchia mulattiera segnalata con un triangolo rosso pieno, che scende direttamente sul versante marittimo. La traccia, parecchio sconnessa, giunge in breve ad un crocevia poco ad ovest rispetto al Rifugio Padre Rino (quota 900 circa), dove ci si ricongiunge con la variante “a”.

Si continua in discesa seguendo il triangolo rosso, lungo una traccia parecchio dissestata, che a tratti conserva il vecchio lastricato. Ad un certo punto si gira a sinistra, con vista sulla severa Rocca da Ciappa; la mulattiera si abbassa con due tornanti e guada il Rio Argentéa su grossi massi presso il Passo del Fò (687 m). Si effettua un traverso in lieve salita nel bosco, quindi si riceve da sinistra la traccia proveniente dal Rifugio Benedetta; si lascia poi a destra una diramazione che scende verso la Vallescura e si attraversa il Rio Segage. Con una breve salita si sbuca sull’ampia radura dove sorge la Casa Segage (637 m).

L’ambiente è alpestre e spettacolare, con i rocciosi contrafforti della Costa delle Segage e della Rocca da Ciappa che sovrastano la radura, mentre sull’altro lato del vallone si innalza la grande piramide del Monte Rama. Il toponimo “segage”, comune a tutta la zona, deriva dall’attività della falciatura dell’erba; la piccola Casa Segage, oggi adibita a spartano riparo per escursionisti, era stata costruita dai contadini.

Si attraversa la radura in ripida discesa, poi si entra nella pineta che contorna alla base la dirupata Costa delle Segage. Attraversato il Rio Cinè, si continua a mezza costa fino ad un costone (quota 504) dove si riceve da sinistra il sentierino che proviene dalla Gua all’Omu. Si attraversa il Rio Botte, quindi si scende decisamente in diagonale tra pini, arbusti e rocce, fino ad incontrare una strada sterrata. La rotabile scende con due tornanti, poi taglia in diagonale superando l’innesto del Sentiero dell’Ingegnere e raggiungendo in breve il bivio da cui si diparte la stella bianca. Da qui, seguendo l’ultimo tratto di sterrata già percoso all’andata, si ritorna in breve a Campo.

Salita tra i pini verso Rocca Negra
Salita tra i pini verso Rocca Negra (21 gennaio 2018)
Il Monte Rama e il vallone del Rio Carbunéa dalla Rocca Turchina
Il Monte Rama e il vallone del Rio Carbunéa dalla Rocca Turchina (21 gennaio 2018)
Il Cian Lavaggiu Vivu e il Monte Argentéa
Il Cian Lavaggiu Vivu e il Monte Argentéa (21 gennaio 2018)
La Rocca da Ciappa
La Rocca da Ciappa (21 gennaio 2018)
La minuscola Casa Segage
La minuscola Casa Segage (21 gennaio 2018)
I contrafforti della Costa delle Segage
I contrafforti della Costa delle Segage (21 gennaio 2018)

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