Taggia – Castellaro – San Salvatore – Monte Faudo

Caratteristiche

Difficoltà: E
Dislivello in salita: 1130 m circa
Tempo: 3.30 – 4.15 ore
Ultima ricognizione: Aprile 2018

Salita dal dislivello notevole, che permette di raggiungere abbastanza direttamente il Monte Faudo da Taggia. Inizialmente si sale tra uliveti, bellissimi borghi e santuari; segue poi una parte un po’ monotona lungo la valle del Rio di Teglia. Quando si sbuca alla sella di San Salvatore però il panorama si apre vastissimo sul mare e sulla riviera ligure, e allora inizia la ripida e aerea salita sul contrafforte meridionale del Monte Faudo.

Accesso

a) In treno fino alla stazione di Taggia Arma, quindi con l’autobus (autolinee Riviera Trasporti) si raggiunge Taggia.
b) Si esce al casello autostradale di Arma di Taggia, e da lì si seguono le indicazioni per Taggia (32 m).

Il centro storico di Taggia, molto esteso e suggestivo, si estende sul lato destro idrografico del Torrente Argentina, per la gran parte arroccato intorno alla collina dell’antico castello duecentesco. Il monumento più notevole, forse, è lo spettacolare ponte medievale che attraversa il Torrente Argentina (e che percorreremo all’inizio dell’itinerario). Con sedici arcate, per 260 metri di lunghezza, sorpassa l’alveo sassoso del torrente e anche la piana adiacente, occupata da orti e coltivi.

Itinerario

All’estremità settentrionale di Taggia si imbocca il bellissimo ponte medievale (segnavia del Sentiero Liguria e frecce gialle della Via della Costa), che permette di attraversare rapidamente il Torrente Argentina. Al termine del ponte si trova un bivio, dove si va a destra (via Castellaro). Dopo pochi metri, però, si svolta a sinistra lungo una strada asfaltata che sale dritta verso la collina su cui sorge il paese di Castellaro. Ad un bivio si continua dritti su una stradina cementata (via Antica Taggia), che poi gira a destra per attraversare un impluvio. Effettuato un tornante si sale ripidi passando sotto ad un viadotto autostradale, quindi si giunge ad un trivio. Si imbocca la diramazione centrale, che si trasforma subito in mulattiera e sale con ripide svolte tra terrazze coltivate con ulivi. Dopo un tratto in diagonale, si entra improvvisamente nel borgo di Castellaro (235 m).

Il suggestivo borgo si trova allungatissimo sul crinale della collina che delimita ad oriente la piccola piana di Taggia. Prende il nome da un antichissimo castellaro (postazione fortificata) ligure, che doveva trovarsi in questa zona.

Passando sotto ad alcuni archivolti ci si congiunge con la viuzza principale, che si segue verso sinistra. Ad un bivio si va a destra in salita (via Lampedusa) e in breve si sbuca su una strada asfaltata. Si abbandonano i segnavia e si segue l’asfalto in salita verso sinistra (sempre via Lampedusa), salendo tra villette isolate e coltivi. Attraversata una vallecola boscosa, si raggiunge il Santuario di Nostra Signora di Lampedusa (364 m).

La nascita del santuario è legata alla curiosa storia di Andrea Anfossi, detto “Gagliardo”, abitante di Castellaro. Nel 1561 il Gagliardo fu catturato dai Saraceni, che lo caricarono su una delle loro navi. Un giorno la nave approdò a Lampedusa e il Gagliardo fu mandato nei boschi a fare approvvigionamento di legname. Lì, in una luce abbagliante, trova una tela ritraente la Vergine Maria. A quel punto da un tronco riesce a ricavarsi una rudimentale barca, e usando la tela come vela tenta la fuga. Secondo la leggenda, il Gagliardo riesce a tornare a Castellaro nel 1602, e decide di costruire il santuario in segno di ringraziamento. La chiesa viene ultimata nel 1619.

Si contorna il santuario passando in uno dei due archivolti, quindi si imbocca una stradina sterrata che scende in breve ad un bivio. Seguendo le indicazioni si prende la diramazione di destra, che sale in diagonale fino su un costone (quota 371). Qui si trascurano alcune frecce rosse, che guidano verso i ruderi della Maddalena, e si piega a destra su una strada cementata. Si taglia lungamente in salita il fianco sinistro idrografico del vallone del Rio della Teglia, tra radi alberi e arbusti. La strada è a tratti sterrata e a tratti acciottolata, mentre nelle rampe più ripide ha fondo in cemento. Ci si avvicina gradualmente al Rio della Teglia, che poi si attraversa e si costeggia sul lato destro idrografico, in lieve salita. Trascurata una diramazione che sale a sinistra si continua lungo il rio, per poi riattraversarlo con un ampio tornante verso destra. Superando gli ultimi tornanti tra erba e arbusti si sbuca su un’ampia sella con crocevia (quota 714) sullo spartiacque tra la Valle Argentina e la Valle di San Lorenzo. Qui il panorama si apre improvvisamente sul mare e sulla Riviera Ligure. Piegando bruscamente a sinistra (nord) si segue una carrareccia che aggira una gobba e guida alla chiesetta di San Salvatore (710 m).

La chiesetta (in realtà “oratorio campestre”) risale probabilmente al XV secolo, e si trova nell’ampia sella tra il Monte Sette Fontane e il Monte Faudo. Questa sella doveva essere anticamente un crocevia di importanti e frequentate mulattiere.

Trascurando le varie stradette sterrate che si dipartono dal valico, si continua dritti lungo il crinale, percorso da un sentiero che sale tra rocce, arbusti e qualche leccio isolato. Si scavalca una gobba e, trascurando una diramazione che taglia a destra, si segue ancora il costone, qui ripido e interrotto da bancate di roccia gradinata. In questo tratto il sentiero, un po’ vago e ricco di piccole diramazioni, non è sempre facile da identificare. Comunque il terreno non oppone difficoltà se non arbusti spinosi e qualche elementare roccetta.
Sempre tenendo come riferimento il crinale, si seguono le tracce che deviano lievemente a destra, poi ritornano a sinistra e lo riguadagnano presso un piccolo intaglio roccioso dove cresce un leccio. Girando a destra si raggiunge un piccolo ripiano (quota 903), e poco più avanti appaiono alla vista il Monte Follia e la cresta dentellata che lo collega al Monte Faudo. Si segue un tratto di crinale molto dolce e comodo, fino alla base del cono del Monte Follia. Qui il sentiero piega a sinistra per contornare la piccola vetta.

Seguendo invece fedelmente il crinale, per erba e roccette, si può invece raggiungere la croce di vetta del Monte Follia (1031 m), splendido balcone panoramico sul mare, su cui si trovano le tracce di un insediamento ligure risalente all’Età del Bronzo. Scendendo poi per il ripido ma brevissimo crinale settentrionale, ci si ricongiunge al sentiero principale.

Aggirato il Monte Follia, si raggiunge la marcata selletta (998 m) con pilone sacro che lo separa dal Monte Faudo. Si attraversa la selletta e si imbocca un ampio sentiero che taglia in piano per aggirare un risalto di rocce gradinate. Quando il terreno sulla sinistra si fa più facile, si abbandona il sentiero e si sale senza via obbligata fino sul sovrastante crinale. Seguendolo per prati e boschetti si superano varie ondulazioni, poi si rimonta l’ultimo pendio che conduce all’ampia vetta del Monte Faudo (1151 m).

Il ponte medievale di Taggia (7 aprile 2018)
Il Santuario di Lampedusa; sullo sfondo il Monte Ceppo (7 aprile 2018)
Escursionisti a San Salvatore (7 aprile 2018)
Salendo verso la vetta del Monte Faudo (7 aprile 2018)

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