Passo di Carpasio – Monte Moro – Passo delle Tavole – Passo di Vena – Monte Faudo
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 430 m circa
Dislivello in discesa: 290 m circa
Tempo: 1.45 – 2.15 ore
Ultima ricognizione: Aprile 2018
Panoramicissimo percorso di crinale, sullo spartiacque che separa la Valle Argentina dall’alta Valle Impero prima, poi dalla valle del Torrente Prino. Lungo il crinale sorgono varie cime, di cui le più importanti sono il Monte Moro e il Monte Faudo. Il Monte Moro è raggiungibile in poco meno di un’ora; da lì i più allenati possono proseguire alla volta del Faudo, un po’ meno elevato ma affacciato sul mare. Tutto il crinale percorso è ancora oggi utilizzato a pascolo, e la presenza di numerosissime tracce di bestiame (unita alla segnaletica molto carente) può a tratti ingannare nella scelta del percorso.
Accesso
a) Si esce al casello autostradale di Arma di Taggia, da cui si risale la Valle Argentina superando Badalucco. Si gira poi a destra per Montalto e Carpasio e si sale fino quasi alla Colla d’Oggia. Poco prima del valico si gira a destra per Imperia e, proseguendo per circa 2 km, si giunge al Passo di Carpasio.
b) Usciti al casello autostradale di Imperia Ovest si sale a Dolcedo, da cui si prosegue per Pantasina. Qui si gira a sinistra (SP93) e si sale fino a varcare una dorsale nei pressi del Passo delle Ville. Continuando per ancora 5 km in direzione di Carpasio, si giunge al Passo di Carpasio (o Passo di Conio; 1023 m).
In realtà qui la strada non valica il crinale, ma si tiene pochi metri sotto sul versante orientale. Nei pressi si trovano alcune piazzole in cui è possibile lasciare l’automobile.
Itinerario
Dalla strada asfaltata si sale per pochi metri verso ovest raggiungendo il passo vero e proprio, dove transita il percorso di crinale (radi e sbiaditi segnavia bianco-rossi). Lo si segue in direzione sud, aggirando le tre gobbe che costituiscono il Monte delle Ciazze ed approdando all’ampia sella erbosa del Passo del Maro (1052 m). Proseguendo in salita lungo il crinale si giunge in breve ad un bivio.
La bella mulattiera che si stacca a sinistra, di cui purtroppo rimangono pochi resti, rappresenta il proseguimento dell’antica “Via Marenca”, lungo percorso di crinale che collegava Limone ad Imperia transitando anche per il Passo del Maro.
Dopo una breve salita si aggira un dosso sul versante che guarda Carpasio, attraversando anche un ripido boschetto, quindi si taglia per prati fino al vicino Passo di Villatalla (1091 m).
Anche questo valico era un crocevia di antichi sentieri, oggi praticamente scomparsi. Sulla sinistra si riconoscono ancora le tracce della vecchia mulattiera che scendeva verso il vicino paese di Villatalla.
Trascurando le varie tracce di bestiame che si dipartono a destra e sinistra (e anche alcuni segnavia rossi che si portano sul lato della Val Prino), si sale direttamente lungo il crinale. Procedendo tra rocce rotte, erba e radi arbusti si giunge in breve alla vetta del Monte Moro (1180 m; 0.45 – 1 ora dal Passo di Carpasio), sormontata da una bella croce in legno.
Si scende lungo il crinale opposto tra erba e rocce rotte, sorpassando una selletta e scavalcando un piccolo dosso. La discesa, senza via obbligata, porta in breve al sottostante Passo delle Tavole (o Passo della Pistuna; 1040 m).
Marcata sella che divide il Monte Moro dall’ondulato crinale del Monte Arbozzaro, il Passo delle Tavole è oggi attraversato da una strada sterrata che mette in comunicazione Tavole (Val Prino) con Arzene e Carpasio (Valle Argentina). Sul valico si trova la Cappelletta della Pistuna, curiosa per la sua pianta ottagonale e per i suoi finestroni azzurri che la rendono molto appariscente.
Si segue la strada sterrata che taglia in piano in direzione sud, portandosi sul lato sinistro del crinale. Dopo poche decine di metri, subito prima di superare un costoncino, la si abbandona per girare a destra su un sentiero in salita (bivio non segnalato; segni rossi sbiaditi e poco visibili). Seguendo la traccia principale, che si confonde con le innumerevoli tracce di bestiame, si tagliano con qualche saliscendi i fianchi erbosi del Monte Arbozzaro, aggirandone le varie cime. Contornata l’ultima gobba, che è sormontata da una piccola croce, si scende in diagonale e ci si va ad immettere in una mulattiera più ampia, proveniente da Dolcedo (attenzione al ritorno, il bivio non è segnalato!). La mulattiera passa alla base di alcuni roccioni affioranti, quindi scende dolcemente fino al Passo di Vena (969 m).
Altro crocevia di sentieri e strade sterrate, il Passo di Vena divide la dorsale del Monte Arbozzaro dall’ampio cupolone del Monte Faudo. Vi confluiscono, oltre al sentiero appena percorso, una strada sterrata che sale da Santa Brigida ed un’antica mulattiera proveniente da Montalto.
Si trascurano la sterrata e i sentieri segnalati per continuare dritti lungo il crinale verso il Monte Faudo, per tracce poco evidenti. Si supera un primo tratto ondulato tra boschetti e radure, quindi si giunge ad una selletta ai piedi del cupolone sommitale (quota 1050 circa). Da qui si affronta l’ultima ripida salita, per prati senza via obbligata, che porta all’ampia vetta del Monte Faudo (1151 m).
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