Eremo del Deserto – Monte Sciguelo
Caratteristiche
Difficoltà: Variante “a”: E. Variante “b”: EE
Dislivello in salita: 840 m circa
Tempo: 2.30 – 2.45 ore
Ultima ricognizione: Febbraio 2019
Questo percorso, piuttosto faticoso ma molto panoramico, rimonta il contrafforte sud del Monte Sciguelo, partendo dal caratteristico Eremo del Deserto. Nella parte alta dell’itinerario si può scegliere se percorrere il sentiero segnalato, che si tiene a mezza costa senza opporre alcuna difficoltà, o rimontare direttamente la cresta, che invece presenta alcuni facili e divertenti passaggi su roccia. Secondo alcuni la variante di cresta sarebbe di difficoltà alpinistica (F); tuttavia, visto che il percorso non è mai esposto e quasi mai obbligato, a mio parere rientra nella difficoltà EE.
Accesso
a) Si esce dal casello autostradale di Arenzano e si svolta a destra, portandosi a Cogoleto. Qui si prende a destra la diramazione per Sciarborasca, ma, poco prima di giungervi, si gira a sinistra lungo la stretta via al Deserto, che porta all’omonimo eremo.
b) Usciti dal casello autostradale di Varazze, si scende in paese e si imbocca la strada per Sassello e il Monte Béigua. Dopo pochi minuti si devia a destra superando Casanova; giunti al Passo del Muraglione si abbandona la strada principale, diretta alle Faie, per scendere a destra fino all’Eremo del Deserto (265 m).
L’eremo, dedicato a San Giuseppe, è posto nella media Valle Arrestra, tra folti boschi di latifoglie. Attualmente è retto dai frati dell’ordine dei Carmelitani Scalzi. Intorno all’eremo si snoda un percorso botanico lungo 2,3 km e dotato di pannelli esplicativi.
Itinerario
Il percorso è segnalato con un punto ed una linea rossi. Dal piazzale-parcheggio accanto all’eremo, si imbocca un’ampia mulattiera che taglia verso nord, portandosi in breve a guadare il Rio Malanotte. Si sale poi in diagonale tra i pini, con belle viste sull’eremo e sulla bassa Valle Arrestra. Attraversato un varco nelle antiche mura che proteggevano l’eremo, si sbuca sul Pian del Deserto (quota 396), ampio pianoro coperto da arbusti e giovani pini. Trascurando una diramazione per la località i Piani, si gira a sinistra lungo il sentiero segnalato, che si innalza nella fitta vegetazione. Guadagnato il crinale poco marcato del Bric Colletta (quota 550 circa), il sentiero si affaccia sull’alto vallone del Rio Malanotte; da qui appare in tutta la sua imponenza il contrafforte meridionale del Monte Sciguelo, con gli spalloni rocciosi del Monte Fardello e del Groppo Nero a precederlo. Si sale lungamente tra prati cosparsi di massi, con vista sempre più ampia sul mare e sulla riviera di ponente. Giunti alla base dei dirupi del Groppo Nero, ben riconoscibili per il loro colore scuro, si presentano due possibilità (quota 800 circa):
a) Si prosegue lungo il sentiero segnalato, che taglia in diagonale lasciando a destra il contrafforte del Monte Sciguelo. Con un percorso a semicerchio si attraversa la testata del vallone del Rio Malanotte, portandosi su un ampio spallone erboso (quota 919). Qui si piega a destra e, salendo ripidamente tra prati e massi affioranti, si va ad incontrare la strada sterrata che collega le Faie a Prà Riondo. La si segue verso destra, effettuando due tornanti e raggiungendo l’ampia sella erbosa che separa il Monte Sciguelo dagli altopiani di Prà Riondo (1055 m). Qui si abbandona la stradina e si imbocca a destra il breve sentiero (segnavia: tre pallini rossi) che, innalzandosi tra erba e rocce, porta in vetta al Monte Sciguelo.
b) Si abbandona il sentiero segnalato e ci si innalza a destra, senza percorso obbligato tra pendii erbosi e arcigne rocce affioranti. Con una salita faticosa ma breve, ci si porta sul contrafforte meridionale del Monte Sciguelo in corrispondenza del Groppo Nero (893 m).
Non è una vera cima, ma piuttosto un tratto orizzontale del contrafforte che se visto dal basso assume la sagoma di un massiccio spallone. Il suo nome è dovuto all’affioramento di rocce peridotitiche bruno-nerastre, di tonalità più scura rispetto alle circostanti serpentiniti.
Si segue il crinale verso nord-ovest, seguendo un sentierino che aggira alcuni curiosi roccioni; in breve si giunge alla base del grande salto roccioso che difende lo spallone del Monte Fardello. Si attacca quindi la cresta sovrastante, tenendosi lievemente a sinistra del filo, con percorso ripido tra erba e roccette elementari. Giunti in cima al primo risalto, si percorre un breve tratto di cresta rocciosa quasi orizzontale giungendo alla base di un torrione. Si sale il torrione sul lato sinistro (II, lievemente esposto; 3-4 m) e, dopo un tratto pianeggiante tra l’erba, si è alla base di un torrione successivo.
Lo si aggira sulla destra, risalendo poi un ripido canalone erboso che porta ad un piccolo intaglio. Si sale quindi a destra senza percorso obbligato, tra erba e rocce affioranti, sul contrafforte che si fa man mano più ampio e abbattuto. Lasciato a destra un curioso arco di roccia, si guadagna il piatto spallone del Monte Fardello (1061 m), da cui la cima dello Sciguelo appare ormai vicina. Si percorre quindi un ampio crinale erboso in piano e in lieve salita, sorpassando un tratto utilizzato per il pascolo. L’ultima salita tra prati e poche rocce affioranti porta quindi in vetta al Monte Sciguelo (1102 m).
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