Viozene – Rifugio Mongioie – le Vene – Colletta di Carnino – Viozene

Caratteristiche

Difficoltà: E
Dislivello in salita: 400 m circa
Tempo: 3.15 – 3.45 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Ottobre 2009

Breve anello a mezza costa che permette di visitare alcuni luoghi molto interessanti: il Rifugio Mongioie, la Grotta delle Vene e l’omonima risorgenza carsica e infine l’amena Colletta di Carnino.

Accesso

a) Dal casello di Ceva si risale la Val Tanaro sorpassando Garessio e Ormea. A Ponte Nava si abbandona la statale per il Colle di Nava e si sale a destra per Viozene.
b) Uscendo ad Imperia o Albenga, si raggiunge Pieve di Teco e si sale al Colle di Nava. Scesi a Ponte Nava, si gira a sinistra per Viozene (1242 m).

Itinerario

Si imbocca una ripida rampa in cemento che prende inizio alle spalle della chiesa del paese (segnavia A7 e GTA) e sbuca su una stradina asfaltata; la si segue verso destra giungendo alle case della località Piumini. Si continua lungo una carrareccia quasi pianeggiante, quindi la si abbandona per svoltare a sinistra, su una mulattiera che sale tra boschetti e radure. Guadato un rio, con alcuni tornanti la mulattiera si porta ai Tetti Pian Rossetto (1524 m). Gli ultimi tornanti portano quindi sul margine dell’ampio Pian Rosso.

Si tratta di un vasto ripiano erboso, che un tempo era coltivato a segale e grano. Le vaste praterie circostanti, sovrastate dalle spettacolari pareti dolomitiche della Rocca Garba, sono utilizzate invece come pascolo. Il toponimo dovrebbe derivare dal colore rossiccio del terreno.

Si lascia a destra il sentiero per il Bocchin dell’Aseo, quindi si costeggia un abbeveratoio e, attraversata una macchia di pini, si arriva al Rifugio Mongioie (1550 m; 45-50 minuti da Viozene).

Situato in splendida posizione panoramica, il rifugio è stato inaugurato nel 1989 e poi completamente ristrutturato nel 1998. È di proprietà del CAI di Albenga, ed è dotato di 46 posti letto in camerate, 24 in mansarda e altri 4 nel locale invernale sempre aperto. Il rifugio svolge servizio di alberghetto dal 1° maggio al 30 settembre e durante le vacanze natalizie.

Si continua dritti lungo una strada sterrata che presto si biforca; si prende la diramazione di sinistra, che scende dolcemente, ma presto la si abbandona per prendere sulla destra l’evidente sentiero della GTA. Il sentiero taglia quasi in piano tra gli arbusti, poi effettua alcuni saliscendi nel bosco; presto si riceve da sinistra il sentiero A6B, che si seguirà al ritorno. Si taglia ora in leggera salita ai piedi delle impressionanti pareti delle Rocce del Manco, in cui si apre la spettacolare cavità circolare del Garbo del Manco. Percorrendo il dirupato versante si giunge ad un bivio.

Una breve diramazione a destra risale un ripido canalone sassoso e porta all’entrata della Grotta delle Vene. Il primo tratto della grotta è visitabile da normali escursionisti esperti, dotati di luce frontale: l’unica difficoltà è risalire la paretina verticale che porta al vero e proprio ingresso della cavità, peraltro attrezzata con corde e scaletta metallica. Ad un certo punto la grotta si allaga, e da lì il proseguimento è consigliabile solo a speleologi esperti.

Si va a sinistra e in breve ci si porta alla risorgenza delle Vene (quota 1525). Il torrente formato dalla sorgente si sorpassa mediante una recente passerella sospesa.

Questa copiosa sorgente, insieme a quella altrettanto abbondante delle Fuse che sgorga poco più in basso, alimenta il Rio delle Fuse, affluente del Torrente Negrone, a sua volta affluente del Tànaro. La grande portata d’acqua di queste sorgenti si può spiegare solamente ammettendo l’esistenza di fenomeni di cattura carsica che convogliano le acque dell’alto bacino dell’Ellero in Val Tànaro: «Non è possibile che le Vene portino a giorno solo le acque raccolte da quella parte delle Colme che hanno il declivio verso il Negrone, perchè questa è troppo limitata per fornire acque perenni ed in così gran copia. Né si può pensare che vi concorra il contiguo gruppo delle Saline, che possiede, a sua volta, altri scaricatori tanto evidenti quanto copiosi». (C. F. Capello, Il fenomeno carsico in Piemonte – Le Alpi Liguri, pag. 50).

Il sentiero continua con un dolce traverso in diagonale tra gli alberi e arriva alla Colletta di Carnino (1592 m).

Da qui si può proseguire fino al vicino Rifugio Ciarlo-Bossi, da cui si scende in una ventina di minuti al paese di Carnino Inferiore.

Si torna indietro fino al bivio con il sentiero A6B, che si imbocca in discesa. Il sentiero traversa nel bosco, poi supera un tratto più ripido e giunge nei pressi di una cascina. Poco più avanti si incontra una carrareccia, che va a confluire in una strada sterrata proveniente dalla località Montenegro. Si scende con un tornante, quindi si lascia a sinistra una diramazione che sale al Rifugio Mongioie; dopo alcune centinaia di metri, presso un tornante, si abbandona la stradina per riprendere il sentiero segnalato, che prosegue in lieve discesa nel bosco. Si sbuca infine su una stradetta asfaltata, che in pochi minuti riporta sulla strada provinciale dell’alta Val Tànaro, subito a monte di Viozene.

Le nebbie coprono la vetta del Bric di Conoia
Le nebbie coprono la vetta del Bric di Conoia (12 giugno 2016)
Il Rifugio Mongioie
Il Rifugio Mongioie (12 giugno 2016)
La grande parete delle Rocce del Manco, con la curiosa cavità del Garbo del Manco
La grande parete delle Rocce del Manco, con la curiosa cavità del Garbo del Manco (ottobre 2009)

Ritorna a: Alpi del Marguaréis