Campocatino – Passo Tombaccia – Monte Tambura – Passo della Tambura – Campocatino

Caratteristiche

Difficoltà: EE
Dislivello in salita: 950 m circa
Tempo: 6 – 7 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Luglio 2020

Si tratta del classico percorso ad anello per salire al Monte Tambura dal versante nord. Partendo da Campocatino, si effettua un ampio giro, salendo dal lato della Valle dell’Acqua Bianca, effettuando la traversata in cresta del Monte Tambura, e scendendo infine sul versante di Arnétola. Come spesso accade sulle Apuane, l’itinerario è consigliato solo ad escursionisti esperti: vi sono numerosi tratti esposti o di facile arrampicata, in genere attrezzati con cavi metallici, alcuni non proprio banali.

Accesso

a) Usciti al casello autostradale di Aulla, si imbocca la strada per il Passo del Cerreto, ma poi si devia a destra verso Codiponte e Càsola in Lunigiana. Giunti a Càsola, si gira ancora a destra salendo a Minucciano; si scende a Gramolazzo e si devia a destra per Gorfigliano e Vagli. Si sale al valico del Giovo e, trascurando la strada principale che scende a Vagli, si devia a destra per Campocatino.
b) Dal casello autostradale di Lucca Est, si attraversa la città e si imbocca la superstrada SS12 dell’Abetone. Si devia poi a sinistra, risalendo la Garfagnana e superando Castelnuovo. Giunti alla frazione Poggio, si svolta a sinistra risalendo la valle del Torrente Edron. Si evitano le diramazioni per Vagli Sotto e Vagli Sopra e, proseguendo verso Gorfigliano, si sale al valico del Giovo. Si gira a sinistra e si sale al parcheggio di Campocatino (998 m).

Il parcheggio è a pagamento (2€ per l’intera giornata). Campocatino può essere raggiunto a piedi in circa 40 minuti da Vagli Sopra, seguendo la comoda mulattiera con segnavia CAI 177.

Itinerario

Si prosegue a piedi lungo la strada, ora acciottolata, che in poche decine di metri giunge all’insediamento pastorale di Campocatino (1005 m), posto ai margini dell’omonima conca.

La bellissima conca di Campocatino, sovrastata dall’imponente parete nord-est del Monte Roccandagia, è di probabile origine glaciale, ed è delimitata da due grandi cordoni detritici, su cui si sviluppano i percorsi di salita e discesa qui descritti. Sul fondo della conca si trova un’ampia zona pianeggiante, probabilmente residuo di un antico lago ormai colmato. Il toponimo si riferisce alla caratteristica forma della conca.
Il paese di Campocatino, costituito da alcune decine di case pastorali, fu bruciato nel 1944 dai Tedeschi, perchè ritenuto covo di Partigiani. Nei decenni successivi le case furono lasciate in rovina; solo di recente, pian piano, le case sono state ristrutturate, e l’insediamento è ritornato allo splendore di un tempo. Nel 1991 è stato nominato “oasi naturale” della LIPU, mentre nel 1998 vi furono girate alcune scene del film “Il mio West”, con Leonardo Pieraccioni e David Bowie.

Qui si trova un bivio dove si gira a destra (segnavia CAI 177), su una stradina che sale tra le belle case in pietra passando accanto ad una statua di marmo di David Bowie. La strada diventa sterrata ed esce dal paesello, trasformandosi poi in sentiero. Si risale il dorso che delimita la conca sul lato settentrionale, procedendo tra antiche terrazze abbandonate. Superata una macchia di faggi, si trova un bivio; qui si abbandona il sentiero più evidente, che scende verso Gorfigliano, e si continua a sinistra, seguendo il dorso erboso (bivio mal segnalato). Poco più in alto si entra nella faggeta, e si continua alternando ripide salite a brevi tratti in piano, attraversando alcune piccole radure.
Si scavalca un contrafforte boscoso e, poco dopo, si incontra un primo tratto attrezzato con cavo metallico, che permette di risalire una balzetta erbosa ed un traversino. Poco dopo si effettua una ripida salita ghiaiosa alla base di una parete rocciosa, quindi si rientra nel bosco tagliando in diagonale un ripido versante. In breve si guadagna un altro contrafforte, nei pressi del Passo Tombaccia (1360 m; 0.50 – 1.10 ore da Campocatino). Qui si trova un bivio: invece che raggiungere la sella vera e propria, si piega bruscamente a sinistra e si scavalca il contrafforte pochi metri più in alto.

La vera e propria sella del Passo Tombaccia è marcata da un piccolo cippo. È sovrastata dall’affilata cresta del Monte Tombaccia (1372 m), raggiungibile con arrampicata su cresta molto esposta (II-III).

Si lascia a sinistra una diramazione indicata da un ometto di pietre e si entra nel Vallone dell’Acqua Bianca; il sentiero ne taglia il fianco destro idrografico tra boschetti e radure, mentre la vista si apre sul Monte Pisanino e sul Monte Cavallo. Presto si incontrano alcuni tratti attrezzati con cavi metallici; il più lungo di questi è un traverso un po’ esposto in lieve discesa, che poi termina con una breve disarrampicata per rocce gradinate. Il sentiero attraversa un altro tratto di bosco, poco sopra ad  poi sbuca nuovamente all’aperto.
Si percorrono alcune cenge in una placconata marmorea, poi si attraversa una pietraia ai piedi della parete del Grondalpo. Più avanti si incontra un bivio (quota 1425), dove si lascia a sinistra la via normale al Monte Roccandagia, da qui segnalata con bolli blu. Il sentiero diventa più ripido, passando accanto al pannello esplicativo dedicato alla Buca del Selcifero (o Abisso Chimera).

Si tratta di una delle numerose grotte che si aprono nel versante della Carcaraia, toccate dal cosiddetto “Sentiero dei meno 1000”. L’apertura dell’abisso, profondo 1013 metri, non si trova lungo il sentiero segnalato: la deviazione è indicata da una freccia nera su un masso pochi metri più avanti.

Si supera un tratto ripido tra rocce affioranti, poi si prosegue nella lunga traversata alla base del versante della Carcaraia; il sentiero alterna tratti quasi pianeggianti a salite ripide e a brevi discese, tra boschetti, aree rupestri, doline e inghiottitoi. Si incontrano altri due tratti un po’ difficoltosi: il primo è attrezzato con una corda fissa, mentre il secondo, un traversino esposto, è privo di attrezzature. Più in alto, si esce definitivamente dal bosco, e si procede tra prati e rocce carsificate in direzione dell’enorme ravaneto che scende dal Passo della Focolaccia.
Poco prima di arrivarci, si trova un bivio, dove si riceve da destra il ramo del “Sentiero dei meno 1000” proveniente dalle Cave Campaccio. Si piega a sinistra, salendo ripidamente in direzione del crinale sovrastante; giunti ad un altro bivio si gira a destra e si guadagna lo spartiacque principale apuano in corrispondenza di un intaglio (quota 1710 circa).

L’intaglio si trova circa 200 metri a sud-est rispetto al Passo della Focolaccia, che viene evitato a causa della presenza della cava. Qui il panorama si apre improvvisamente sul mare e sui valloni che sprofondano verso il Fiume Frigido e Massa.

Si piega a sinistra (segnavia 148), risalendo il crestone di erba e rocce verso sud-ovest. In corrispondenza del primo spallone, bisogna superare un passaggio un po’ aereo, per poi riprendere il sentiero che passa in un intaglio tra due roccioni. Si risale a sinistra per ripide rocce e, riguadagnato il crinale, si monta sulla seconda spalla della cresta (1835 m); qui finalmente appare alla vista la cuspide sommitale del Monte Tambura. Si percorre un tratto di cresta quasi orizzontale, con alcuni tratti su roccette aeree e lievemente esposte, e si giunge alla base della cuspide. Un ripido sentiero ghiaioso sale con alcune svolte fino alla croce di vetta del Monte Tambura​ (1890 m; 3 – 3.30 ore da Campocatino).

Dalla croce di vetta, il sentiero piega a destra e inizia a scendere con ripide svolte tra ghiaie e rocce rotte, seguendo il contrafforte sud della montagna. Più avanti la pendenza diminuisce e il sentiero attraversa una piccola sella erbosa. Aggirato un dosso sul versante orientale, la discesa riprende molto ripida: con una lunga serie di svolte per prati, si raggiunge l’intaglio del Passo della Tambura (1634 m).

Il Passo della Tambura è un alto valico del crinale apuano, posto tra il Monte Tambura e il modesto rilievo del Monte Focoletta. È attraversato dalla Via Vandelli, l’arditissima mulattiera settecentesca che metteva in comunicazione diretta Massa e Modena. In occasione della sua costruzione, il valico venne abbassato di alcuni metri utilizzando l’esplosivo. Sul valico è posto un altorilievo della Madonna, scolpito nel 2003.

Lasciando a destra il valico, si prosegue dritti lungo il sentiero CAI 35, che attraversa un pendio ghiaioso alla base della parete orientale del Monte Focoletta. Si lascia a destra la diramazione per la Focetta dell’Acqua Fredda e si effettua un tornante, passando accanto ai pochissimi ruderi del Casone (1580 m).

Detto anche “Casone del Ferro”, il rudere si trova in un piccolo ripiano erboso detto Acquifreddi, ed era uno dei punti tappa della Via Vandelli. Sulla sinistra un piccolo ghiaione rossastro-violaceo segna la presenza di un’antica miniera di ferro; il metallo veniva estratto da una mineralizzazione ad ematite, posta al contatto tra le dolomie e il basamento metamorfico paleozoico. Il toponimo Acquifreddi deriva dalla presenza di una fonte freschissima.

Si prosegue dritti lungo la Via Vandelli, di cui riprendono le tracce quasi perfettamente conservate. L’ampia mulattiera scende con due tornanti, poi effettua un lungo diagonale verso nord-est passando accanto all’ingresso di un pozzo carsico. Poco prima di un ripido canalone si piega a destra e si scende con una lunga serie di tornanti, tra macchie di imponenti faggi secolari; spesso la mulattiera, a causa del dilavamento, è ridotta a sentiero. Ci si sposta poi a sud-est, superando un tratto ben conservato ai piedi di un contrafforte roccioso. Dopo altri tornanti nella faggeta, si giunge ad una staccionata che si affaccia sul sottostante fronte di una cava.
Si piega a sinistra su una strada sterrata e, con un ultimo tornante, si giunge al bivio presso le Cave di Formignácola (1185 m). Si abbandona la Via Vandelli, qui cancellata dalla sovrimposizione di una strada marmifera, e si gira a sinistra seguendo le indicazioni per Campocatino (segnavia 147). Seguendo una marmifera, si attraversa un piazzale di cava abbandonato, con blocchi di marmo e macchinari arrugginiti. Segue un tratto di via di lizza scavata nella roccia, che guida presso una seconda cava più piccola.
Subito oltre si incontra il passaggio più impegnativo dell’escursione: aiutandosi con un cavo metallico, si traversa in lieve discesa una liscia placca molto esposta, quindi si scende lungo la massima pendenza per un canalino terroso. Dopo alcune strette svolte, si continua a mezza costa, su un sentierino molto rovinato dal dilavamento. Si costeggia una rete metallica, quindi si supera una prima recinzione, oltre la quale il sentiero diventa agevole. Si passa accanto ad un tavolo per il picnic, poi si supera una seconda recinzione e si continua con numerosi saliscendi tra bosco e tratti aperti. Ad un bivio si va a destra, e in breve si incontra la mulattiera che collega Campocatino all’Eremo di San Viviano (quota 1162).

L’Eremo di San Viviano, posto in un luogo spettacolare alla base di una parete rocciosa strapiombante, è raggiungibile piegando a destra e camminando per una ventina di minuti.

Si segue lo stradello verso sinistra, tagliando in dolce discesa tra boschetti e radure con felci. Sorpassato un ripetitore, ci si affaccia sulla conca di Campocatino; qui si abbandona temporaneamente la stradina per prendere a destra il sentiero segnalato che scende più direttamente. Ritornati sulla stradina, in pochi minuti si raggiungono le case di Campocatino, da cui in breve ci si riporta al parcheggio.

Campocatino e la Penna di Sumbra
Campocatino e la Penna di Sumbra (14 luglio 2020)
La Valle dell'Acqua Bianca e il Monte Pisanino
La Valle dell’Acqua Bianca e il Monte Pisanino (14 luglio 2020)
Verso la cuspide sommitale del Monte Tambura
Verso la cuspide sommitale del Monte Tambura (14 luglio 2020)
Panorama dalla Tambura verso sud-est; sullo sfondo la Pània della Croce
Panorama dalla Tambura verso sud-est; sullo sfondo la Pánia della Croce (14 luglio 2020)
Il dirupato Monte Focoletta dai pressi del Passo della Tambura
Il dirupato Monte Focoletta dai pressi del Passo della Tambura (14 luglio 2020)
Discesa nella faggeta lungo la Via Vandelli
Discesa nella faggeta lungo la Via Vandelli (14 luglio 2020)

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