MONTE TAMBURA – 1890 m

Settore: Alpi Apuane
Gruppo: Gruppo del Monte Pisanino

Descrizione

Il Monte Tambura (1890 m) è una massiccia montagna a forma di ampia piramide, che sorge lungo la displuviale principale delle Alpi Apuane. Si tratta della seconda vetta più alta della catena montuosa, superata solo dal Monte Pisanino. Essendo affacciato sul versante marittimo, al di sopra della valle del Fiume Frigido e della pianura costiera di Massa, il Monte Tambura è noto come la “montagna dei massesi”. Viene colloquialmente chiamato “la Tambura”.
Dalla vetta si dipartono tre creste principali di rocce rotte, che delimitano tre versanti piuttosto uniformi; per questo motivo, la Tambura presenta più o meno lo stesso aspetto da qualsiasi versante lo si guardi. La cresta nord-ovest scende verso il Passo della Focolaccia: è una cresta piuttosto ondulata, con diverse spalle intermedie. Una di queste su alcune carte è denominata Monte Crispo (1835 m), probabilmente a causa di un errore cartografico (vedi sotto). La cresta sud è più ripida, e termina presso l’intaglio del Passo della Tambura. Queste due creste fanno parte dello spartiacque principale apuano. La cresta nord si spinge all’interno della Garfagnana, dividendo il Vallone di Arnétola (bacino del Torrente Edron) dal Vallone dell’Acqua Bianca (bacino del Serchio di Gramolazzo). Si tratta di un contrafforte notevole, che poco più a nord si innalza nel marmoreo Monte Roccandagia.
Il versante meridionale del Monte Tambura è il più alto dei tre (circa 1300 m di dislivello), e si affaccia sul vallone di Resceto. Nella parte alta è formato da placconate di marmo, mentre più in basso è inciso da numerosi orridi canaloni. Il versante est, che sovrasta Arnétola, è una ripida parete di rocce stratificate. Infine, il versante settentrionale è quello più caratteristico: noto come Carcaraia, è un labirinto di dossi, doline, vallecole, pietraie e tavolati carsificati. All’interno della Carcaraia si aprono numerose grotte, dallo sviluppo verticale superiore ai 1000 metri: tra queste, l’Abisso Roversi, che, con i suoi 1250 m di dislivello negativo, è la grotta più profonda d’Italia.
La vetta del Monte Tambura è poco spaziosa, ed è sormontata da una piccola croce metallica con bandierine “himalayane”. Accanto alla croce si trova un piccolo segnale trigonometrico dell’IGM. Dalla vetta il panorama è straordinario: sia le viste ravvicinate sui monti Cavallo, Pisanino, Sella e Altissimo, sia la veduta aerea sulla pianura di Massa e sul mare, sia i panorami più lontani. Nelle giornate limpide si osserva gran parte della Garfagnana, chiusa a nord dal crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano, che si segue interamente dal Monte Sillara fino al Corno alle Scale. All’orizzonte, se si è fortunati, si possono scorgere il Monte Falterona e il Pratomagno. Dietro alla massiccia Pània della Croce si scorgono il Monte Pisano e le Colline Metallifere, mentre a sinistra dell’Altissimo luccica il Lago di Massaciùccoli. Dietro al Monte Sagro, si osservano il Golfo di La Spezia e l’Appennino Ligure; può capitare che si riescano a vedere anche le Alpi Liguri, Marittime e Cozie fino al Monviso. Oltre il mare, è abbastanza frequente vedere le isole dell’Arcipelago Toscano e la Corsica.
Per quanto riguarda il toponimo, bisogna fare alcune considerazioni. Fino alla fine del XIX secolo, con “Tambura” (o “le Tambure”) si indicava l’intero crinale tra il Monte Pelato e il Monte Cavallo, e la vetta culminante era chiamata Monte Prispole. Il toponimo “prispole” è poi stato deformato in “crispo” e trasferito ad un dosso intermedio nei pressi del Passo della Focolaccia. Ancora più anticamente, la Tambura era nota come “Stamberlicche”, ed è citata come “Tambernicchi” da Dante nella Divina Commedia (Inferno, canto XXXII).

Vie d’accesso

  1. Da Arnétola
  2. Anello da Campocatino
I monti Cavallo e Tambura visti dal Passo degli Uncini
I monti Cavallo e Tambura visti dal Passo degli Uncini (27 aprile 2019)

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