POGGIO SCALI – 1520 m

Settore: Appennino Tosco-Romagnolo
Gruppo: Gruppo del Monte Falterona

Descrizione

Tra il Passo della Calla e il Prato alla Penna, nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, lo spartiacque principale appenninico è caratterizzato dalla presenza di un crinale piuttosto uniforme, quasi rettilineo; esso culmina con varie cime comprese tra i 1300 e i 1500 metri di quota. Il crinale nel suo complesso è detto “la Giogana”, e sotto il nome di “Gran Giogo” è citato anche da Dante nella Divina Commedia (Purgatorio, Canto V). Il Poggio Scali (1520 m) sorge più o meno in posizione centrale all’interno del crinale della Giogana, e ne rappresenta la cima più elevata.
Il crinale del Poggio Scali, intagliato nella cosiddetta formazione Marnoso-Arenacea, presenta due versanti piuttosto asimmetrici. Il versante nord, in territorio romagnolo, è ripidissimo, caratterizzato da ripidi canaloni e dirupi stratificati che emergono dai boschi; il versante sud, in territorio toscano, è invece più dolce, completamente immerso nella faggeta. La piccola cupola sommitale emerge di pochissimo dal limite della faggeta; è ricoperta da una bella prateria in cui vegetano numerose specie protette.
Dalla cima, segnalata da un cartello in legno, si osserva un bel panorama, specialmente verso ovest (sul massiccio Falterona-Falco e sui lunghi crinali che digradano in territorio romagnolo) e verso sud-est (si vedono bene il Poggio allo Spillo, il Monte Penna della Verna, l’Alpe di Catenaia; più lontani svettano i monti Nerone e Catria, i Monti Sibillini e i Monti Reatini). Sugli altri lati la vista è in parte coperta dagli alberi; tuttavia, tra le fronde si riescono ancora a riconoscere il Monte Fumaiolo e il Monte Carpegna.
Tuttavia sono proprio i boschi a costituire il punto forte di Poggio Scali: sul crinale e sui versanti trovano posto alcune delle più belle foreste del Parco Nazionale, in parte protette da riserve integrali. Sul versante toscano troviamo la Riserva della Pietra, una faggeta monumentale ed elegante in cui si riconosce ancora l’intervento dell’uomo (si tratta di una foresta molto fitta e “pulita”). Il versante romagnolo è invece compreso nella Riserva di Sassofratino, istituita nel 1959. La foresta di Sassofratino rappresenta il vero cuore pulsante del Parco Nazionale: è quasi “vergine”, più rada, disordinata, intricata, dall’aspetto primordiale. È accessibile solo per motivi di studio e di vigilanza; molti di coloro che ci sono entrati sostengono sia la foresta più bella dell’Italia intera.
Il toponimo “scali” deriva dalla presenza di un’antica via pedonale, in uso già dal Medioevo, che collegava il versante romagnolo al versante toscano valicando il crinale nei pressi della vetta. Per la ripidità del tracciato sul lato romagnolo, la mulattiera era detta “via di scali”. Oggi questa mulattiera non è più percorribile, in quanto attraversa il cuore della riserva integrale di Sassofratino.

Vie d’accesso

  1. Dal Passo della Calla
  2. Dall’Eremo di Camáldoli
Il Poggio Scali visto dai prati della Burraia
Il Poggio Scali visto dai prati della Burraia (28 giugno 2019)

Torna a: Gruppo del Monte Falterona