Passo della Calla – Poggio Scali
Caratteristiche
Difficoltà: T
Dislivello in salita: 290 m circa
Dislivello in discesa: 60 m circa
Tempo: 1.30 – 1.45 ore
Ultima ricognizione: Giugno 2019
Percorso di crinale relativamente breve ma estremamente suggestivo; si percorre un’ampia e comoda mulattiera all’interno di foreste monumentali, dall’aspetto magico. Il percorso è molto frequentato, e spesso viene concatenato con quest’altro itinerario per effettuare una bella traversata di crinale dal Passo della Calla all’Eremo di Camáldoli. Visto che si cammina al confine tra due riserve naturali integrali (la Pietra e Sassofratino) è assolutamente vietato abbandonare il sentiero segnalato.
Accesso
a) Si esce al casello autostradale di Firenze Sud e ci si porta a Pontassieve, da cui si risale il Passo della Consuma (SR70). Si scende quindi a Stia; qui si svolta a destra, poi due volte a sinistra, imboccando la SS310 che sale lungamente fino al Passo della Calla.
b) Da Arezzo si segue la SR71 fino a Bibbiena, da cui si prosegue ancora fino a Stia. Si gira a destra lungo la SS310 per Forlì e si sale lungamente fino al Passo della Calla.
c) Da Forlì si segue la SP4, passando per Cusercoli, Civitella di Romagna e Santa Sofia. Si prosegue salendo lungo la SS310 per Arezzo, che guida a Campigna e al Passo della Calla (1293 m).
Si tratta di un’ampia sella boscosa, posta sullo spartiacque principale appenninico, tra il cupolone del Monte Gabrendo e il lungo crinale ondulato del Poggio Scali. La strada che lo attraversa venne aperta negli anni ’30 del ‘900, e collega il paese di Stia, in provincia di Arezzo, con i paesi di Campigna e Corniolo, in provincia di Forlì. Prima che venisse aperta la strada esisteva un antico percorso pedonale, che valicava il crinale poco più a ovest, presso la Burraia. Escludendo il Passo Piancancelli, che è aperto al traffico solo sul versante romagnolo, il Passo della Calla è il più alto valico stradale di questo settore appenninico.
Sul valico si trovano un bar-ristorante e, un po’ più nascosto, il Rifugio la Calla, non gestito e dotato di 15 posti letto. Il rifugio in genere è chiuso: bisogna richiederne le chiavi alla sottosezione CAI di Stia.
Itinerario
Sul lato orientale del valico, si imbocca una mulattiera molto ampia (segnavia 00, GEA e Alta Via dei Parchi) che entra immediatamente nel bosco. Con alcuni tratti acciottolati, si sale lungo il crinale spartiacque, generalmente piuttosto dolce, e fin da subito coperto da una bellissima faggeta. Superate alcune radure, si giunge ad un ripiano dove un cartello in legno segna erroneamente la cima del Poggione (quota 1389). Si prosegue ancora in dolce salita tra faggi monumentali e si guadagna il vero e proprio dorso sommitale del Poggione (1427 m).
Da questo momento si cammina al confine tra la riserva integrale di Sassofratino, posta sul versante romagnolo, e la riserva della Pietra, posta sul versante toscano.
Si percorre l’ampio crinale pianeggiante, quindi si scende dolcemente fino ad una selletta. Qui la pista si sposta sul versante toscano, aggirando il Poggio Pian Tombesi tra faggi e massi enormi. Dopo alcuni saliscendi, si gira a sinistra in salita e ci si riporta nei pressi del crinale, dove si trova la curiosa Scodella (1420 m circa).
Si tratta di una depressione chiusa, contornata da grandi strati rocciosi e ingombra di massi. Come forma è simile ad una dolina, ma non è generata da fenomeni carsici, in quanto le rocce marnoso-arenacee della zona non sono carsificabili. Si tratta piuttosto del prodotto di una deformazione gravitativa profonda di versante: parte del versante toscano tende a scivolare molto lentamente verso valle, producendo nei pressi del crinale una caratteristica depressione.
Si contorna la Scodella, poi si continua a salire dolcemente nei pressi del crinale. L’ampia pista passa sopra ad un’altra piccola depressione chiusa, quindi contorna un dosso e scende brevemente fino ad un intaglio affacciato sui dirupi del versante romagnolo.
Già da qui si osserva un vasto panorama verso nord, fino alla Pianura Padana e, se si è fortunati, alle Alpi. In basso a destra è visibile una piccola porzione del lago artificiale di Ridràcoli, che rimane invece nascosto dalla cima del Poggio Scali.
Si ritorna nel bosco, salendo dolcemente fino ai piedi della cupola erbosa sommitale del Poggio Scali; qui si trova l’edicola sacra detta Madonna del Fuoco (1493 m).
Un pannello del parco vieta di salire direttamente alla cima del Poggio Scali per la traccia sovrastante, in modo da proteggere la prateria. Rispettiamo le regole e seguiamo il percorso ufficiale, si tratta solamente di 100 metri in più.
Si prosegue a destra lungo la pista segnalata, che taglia in piano rientrando nella faggeta. Poco più avanti si trova un bivio, segnalato da cartelli escursionistici in legno. Qui si gira a sinistra lungo un sentierino che, uscito dal bosco, guida in breve alla cima erbosa del Poggio Scali (1520 m).
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