Anello della Foresta delle Lame
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 500 m circa
Tempo: 4 – 5 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Maggio 2023
Il versante nord dei monti delle Lame e degli Abeti è uno dei luoghi più particolari e suggestivi dell’Appennino Ligure. È completamente ricoperto dalla Foresta delle Lame, a prevalenza di faggi, con qualche nucleo di abete bianco e alcune macchie di rimboschimento con abeti rossi e pini.
La morfologia del versante è molto curiosa: è caratterizzata da una serie di gradoni sospesi che ospitano numerosi laghetti e zone umide. Tra questi i più importanti sono i Laghi delle Agoraie, che ospitano numerose specie botaniche e animali di grande pregio – per questo sono inclusi nell’omonima Riserva Naturale Orientata, accessibile solo per motivi didattici o di studio, accompagnati dai carabinieri forestali.
Anche al di fuori della riserva, tuttavia, vi sono luoghi di grande interesse: i laghetti delle Asperelle e Code d’Asino, il faggio plurisecolare detto Re della Foresta, la curiosa Pozza della Polenta e il minuscolo Lago Scuro. Combinando i percorsi naturalistici PNO e PNX, si può effettuare un bellissimo itinerario ad anello che permette di visitare molti di questi luoghi, e di lambire il limite della riserva naturale delle Agoraie.
Riguardo alla morfologia del versante, è stata a lungo ritenuta di origine glaciale. Già nei primi pionieristici studi del Sacco e del Rovereto, a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, si ipotizzava che, durante l’ultimo massimo glaciale, un ghiacciaio relativamente esteso sarebbe sceso dalla testata del versante fino a Magnasco, dando origine alla gradonatura del versante e alle piccole conche che ospitano i laghetti e le zone umide.
Invece, studi più recenti ridimensionano l’azione glaciale, e attribuiscono la morfologia gradonata ad una “deformazione gravitativa profonda di versante” (DGPV). La DGPV è un fenomeno lentissimo che consiste nel collasso e scivolamento a valle di intere porzioni di versante. In un certo senso, il versante si “sblocchetta”, con la formazione di trincee, conche, sdoppiamenti di crinale (che sono ben visibili lungo l’Alta Via tra i monti degli Abeti e delle Lame). Si tratta di un fenomeno molto diffuso nell’Appennino Ligure orientale, specialmente in corrispondenza dei massicci ofiolitici.
L’area interessata dalla DGPV sarebbe poi stata modellata da altri processi – tra questi anche l’azione glaciale, che probabilmente ha interessato la parte più elevata del versante (ad esempio, il circo del Monte Aiona). Durante l’ultima era glaciale, particolarmente importante sarebbe stato il contributo di processi nivali e periglaciali, legati quindi all’azione della neve e del gelo. Oltre che alcune conche e zone umide, i segni più evidenti dell’azione periglaciale sono le sassaie (tra cui block streams e block fields), che sono visibili al Lago delle Lame, ma anche sull’altopiano sommitale del Monte Aiona, a Prato Mollo e sul Monte Nero.
Accesso
Da Genova (attraverso il Passo della Scoglina), da Chiavari (attraverso la Forcella) o da Piacenza (per Bobbio, Marsaglia e la bassa Val d’Áveto) si raggiunge Rezzoaglio. Qui si imbocca la SP654 in direzione di Magnasco e, subito oltre quest’ultimo paese, si trova a destra la deviazione per il Lago delle Lame (1048 m).
Il laghetto, dalle acque di un bel colore turchese, è situato in una conca parecchio incavata. Sulla soglia che lo chiude a valle sorge l’omonimo albergo-ristorante. Il lago si estende per 3580 mq e raggiunge una profondità massima di circa 8 m. È alimentato da sorgenti sublacustri, da un piccolo rivoletto stagionale e da un canale artificiale che capta le acque di una vicina sorgente. Secondo una leggenda locale, si sarebbe originato per uno sprofondamento, avvenuto per punizione divina contro alcuni valligiani che avevano osato ingannare la Madonna. Il toponimo “lama”, comune a tutta la zona circostante, è abbastanza diffuso tra Liguria orientale, Emilia e Toscana settentrionale, e ha il significato di “conca” o “piccola valle”.
Dalla strada asfaltata, qualche decina di metri sotto il Lago delle Lame, guardando a valle si può scorgere la Moggia Lunga (o Lago delle Libellule), un altro laghetto con superficie di 3000 mq e profondità di 2,3 m, creato artificialmente negli anni ’70 allagando una preesistente zona umida.
Itinerario
Si imbocca la stradetta sterrata con segnale PNO, che quasi subito piega a destra e raggiunge una sassaia (pannello esplicativo).
Le sassaie sono curiosi corpi detritici costituiti da blocchi angolari di grosse dimensioni. Si originano in ambiente periglaciale, per l’azione di continui cicli di gelo e disgelo: il ghiaccio penetra nelle fratture degli affioramenti rocciosi e le allarga, fino a sblocchettarli, formando una pietraia di blocchi angolari. Per questo, sono indicativi di un clima che un tempo era molto più freddo dell’attuale. Il termine “sassaia” è generico e non propriamente tecnico, in quanto esistono vari tipi di sassaie, diversi per forma e processi che li modellano: ci sono i campi di massi (block fields), i torrenti di massi (block streams) e i ghiacciai di roccia (rock glaciers).
Si prosegue sulla stradina che sale decisamente tra gli alberi, e, superata una vasca dell’acqua si lascia a destra una diramazione che scende. Salendo con numerosi tornanti si sbuca su un ripianetto boscoso attraversato dal Rio Asperelle (quota 1270). Si lascia a destra la diramazione per la Cappella delle Lame e subito dopo si giunge ad un altro bivio; abbandonando la sterrata, si segue a destra il sentiero segnalato che attraversa il Rio Asperelle e in breve si biforca di nuovo.
Deviazione n. 1: Lago Code d’Asino. Andando a destra (cartello in legno con la scritta “PNOO”), in pochi minuti si sbuca nella conca del Lago Code d’Asino (1274 m). Questo piccolo e grazioso specchio d’acqua nascosto tra i faggi ha in realtà carattere di pozza temporanea: nei periodi più secchi dell’estate l’immissario si prosciuga, e di conseguenza anche il laghetto tende a seccare, lasciando spazio ad un ameno praticello. In primavera e in autunno, invece, il laghetto si estende per circa 2000 mq e raggiunge una profondità massima di 1,5 m. Il toponimo è un nome popolare dell’Equisetum palustre, piantina che qui si trova abbondante.
Ritornati sul percorso principale, si riprende a salire tra i faggi sul fianco sinistro idrografico della valletta del Rio Asperelle.
Sull’altro versante della valletta, in una conca un po’ nascosta, si trova il minuscolo Lago Scuro (1286 m), il cui toponimo deriva dal colore cupo delle sue acque. Sul fondale del lago si trovano alcuni tronchi di abete subfossili.
In breve si giunge sulla stradetta sterrata forestale che collega la Riserva delle Agoraie con la Riserva del Moggetto. Vale la pena seguirla verso destra fino a raggiungere la recinzione che delimita quest’ultima, oltre la quale si stende il Lagastro (o Lago Moggetto; 1328 m).
Si tratta di un piccolo laghetto naturale che si estende per 2650 mq e raggiunge una profondità massima di 1 m. È completamente recintato, come parte della Riserva Naturale Statale delle Agoraie di Sopra e Moggetto; costituisce una piccola area protetta a sé stante, non collegata con l’area principale dei Laghi delle Agoraie. In passato il laghetto era più ampio, «(…) ma nel corso del tempo si è riempito dei detriti trasportati dall’immissario e dalle acque di dilavamento dei versanti. (…) Solo quando si presenta al massimo livello (lunghezza massima 80 m, larghezza massima 50 m e profondità di poco superiore al metro) si riattiva per breve tempo, all’estremità orientale l’emissario, il cui incile è poco più basso del livello massimo delle acque» (D. Ferrando, Laghi di Liguria e “dintorni”, pagg. 135, 136). Nelle estati più secche il laghetto si asciuga completamente.
Si ritorna indietro e si continua lungo la stradetta sterrata, in piano tra faggi e abeti; giunti ad un bivio si gira a destra, portandosi in breve a costeggiare la Pozza della Polenta (1369 m).
Si tratta di una piccola zona umida ricoperta totalmente di Caltha palustris, una pianta palustre dai caratteristici fiori gialli. Quando la pianta fiorisce la pozza si ricopre di questi fiori che la fanno sembrare un piatto di polenta appunto. Poco sopra la pozza si trova l’omonima fonte di acqua potabile.
Continuando lungo la stradetta sterrata si va a contornare un piccolo avvallamento boscoso che scende verso destra.
Deviazione n. 2: Pozza dell’Ortigaro. Si abbandona la sterrata e si scende a destra fino sul fondo della vallecola, dove scorre un piccolo rio. Scendendo lungo il corso d’acqua, si raggiunge l’appartata conca della Pozza dell’Ortigaro (o Lago del Corvo; 1351 m), un altro dei numerosi laghetti che si nascondono nella foresta. «Si tratta di un bellissimo laghetto dalle acque limpide, modesto residuo di un più vasto specchio lacustre quasi totalmente alluvionato. È posto al termine di una breve e ripida vallecola parallela al versante nord-orientale del Monte degli Abeti, alquanto incassata tra questo e una cordonata detritica diretta nello stesso senso, ed è chiuso a valle da uno sbarramento elevato oltre 10 metri.» (D. Ferrando, Laghi di Liguria e “dintorni”, pag. 125).
Poco dopo si giunge al termine della sterrata, in un punto dove da destra si riceve un sentiero segnalato con due pallini blu. Si continua a sinistra lungo un buon sentiero (segnavia PNX, A2 rosso, due pallini blu, vecchie bandierine AVML) che sale tra gli alberi. Ad un bivio (quota 1423) si lascia a destra il vecchio percorso dell’AVML per continuare lungo la mulattiera principale, che taglia con saliscendi attraversando una piccola pietraia. Presto si giunge ad un’altra biforcazione, dove si scende a sinistra; in breve si arriva al cospetto del Re della Foresta (quota 1380 circa).
È il più antico esemplare di faggio della Val d’Áveto, e uno degli alberi più antichi dell’intero Appennino Ligure. L’età stimata è di circa 500 anni, e la circonferenza del tronco è di circa tre metri e mezzo. Nei pressi si trovano altri faggi di dimensioni notevoli.
Con una breve salita si va a riprendere la mulattiera principale, che passa tra due grossi faggi detti “Colonne d’Ercole”; presto si incontra il sentiero segnalato con un uguale giallo, che collega Magnasco al Monte Aiona, e lo si segue in discesa verso sinistra, passando nei pressi di una fonte. Attraversata la valletta del Rio Agoraie, si raggiunge un ripiano dove si trova un bivio; si abbandona l’uguale giallo e si piega bruscamente a sinistra (freccia PNX), salendo in diagonale. In breve si trova l’ennesimo bivio: con una breve deviazione, si attraversa il Rio Agoraie e si può effettuare un piccolo anello sulle rive del Lago Agoraie di Fondo (1329 m).
Il Lago di Fondo è l’unico “visitabile” della Riserva Naturale Orientata delle Agoraie, in quanto la recinzione corre proprio lungo le sue sponde. Si tratta in realtà di un’ampia torbiera, estesa per circa 12700 mq ed in gran parte invasa da piante palustri. Solo nella parte centrale e nel braccio che si allunga verso nord (da cui poi defluisce il Rio Agoraie) si trovano specchi d’acqua libera, in cui la profondità massima arriva a circa 1 metro.
Ritornati sul sentiero principale, si sale ancora costeggiando la recinzione della riserva naturale, quindi ci si congiunge ad una strada sterrata forestale. La si segue verso destra in discesa, effettuando un lungo tornante, poi si passa nei pressi del Lago delle Asperelle, seminascosto dagli alberi sulla destra (cartello indicatore, 1271 m).
Si tratta di un laghetto temporaneo, che si presenta tale solo in primavera e in autunno, nei periodi piovosi o quando si scioglie la neve. Al massimo del suo livello, assume l’aspetto di uno specchio d’acqua circolare, esteso per circa 1100 mq e profondo circa 1 metro. Curiosamente, su molte cartine, il Lago delle Asperelle viene chiamato “Lago degli Abeti”. Il vero Lago degli Abeti si trova circa 1 km a sud-ovest, all’interno della riserva naturale delle Agoraie.
In breve la strada sterrata si riporta sul ripianetto percorso dal Rio Asperelle, da cui si ritorna al Lago delle Lame seguendo il percorso dell’andata.
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