MONTE SCORLUZZO – 3095 m

Settore: Alpi Retiche
Gruppo:
 Massiccio dello Stelvio

Descrizione

Il Monte Scorluzzo (3094 m) si eleva a ovest del Passo dello Stelvio, con ripidi fianchi detritici e sagoma a trapezio. È la prima vetta del Gruppo dell’Ortles, anche se si trova in posizione isolata rispetto alle vette più alte, separato da esse attraverso il Passo delle Platigliole.
Il versante orientale della montagna non è particolarmente elevato, poichè termina direttamente sul Passo dello Stelvio. È caratterizzato da una piccola anticima, detta Scorluzzino (2995 m), caratterizzata da una croce metallica e da resti di trinceramenti. Il lato opposto è invece molto più imponente ed articolato. È interrotto da due lunghe ed esili creste che si aprono a semicerchio, delimitando un ampio circo glaciale sede di minuscoli laghetti. La cresta settentrionale è denominata “Rese di Scorluzzo”, mentre la meridionale è detta “Filone del Mot”. Entrambe sono note più che altro per la presenza di cospicui avamposti militari italiani, costruiti ed utilizzati durante la Prima Guerra Mondiale.
Effettivamente, il Monte Scorluzzo giocò un ruolo importante nelle dinamiche della Grande Guerra, proprio per la sua posizione di “sentinella” sulle valli circostanti e, specialmente, sul Passo dello Stelvio, che al tempo si trovava al confine tra l’Italia e l’Impero Austro-Ungarico. La vetta della montagna era all’inizio un avamposto italiano, che però venne perso per un imperdonabile errore strategico: la postazione venne proprio abbandonata, così che gli austriaci ebbero gioco facile nell’occuparla.
La notte del 4 giugno 1915 le truppe austriache, comandate dal capitano di gendarmeria Andreas Steiner, presero la vetta dello Scorluzzo, e gli italiani furono obbligati ad arretrare sul versante occidentale, alle postazioni del Filone del Mot e delle Rese di Scorluzzo, perdendo così completamente il controllo del valico. Gli italiani tentarono numerose volte di riprendere la vetta dello Scorluzzo, sempre inutilmente vista la sua posizione dominante e la sua virtuale inespugnabilità. Gli austriaci fuorono costretti ad abbandonarla solo con la fine della guerra. A causa delle ingenti perdite avute e delle precarie condizioni ambientali, lo Scorluzzo divenne noto tra gli alpini come “montagna di ghiaccio e sangue”.
Oggi il Monte Scorluzzo è stato decisamente addomesticato rispetto ai tempi della Prima Guerra Mondiale. Lasciando l’automobile al Passo dello Stelvio, lo si raggiunge con una comoda camminata lunga poco più di un’ora. Sulla cima, dove si riconoscono ancora le tracce delle trincee e delle postazioni dei cannoni, si trova una grande croce in legno. Curiosamente il cartello escursionistico di vetta segna una quota di 3083 metri; la CTR Lombardia e la carta nazionale svizzera lo quotano a 3095 m.
Salendo sulla cima si capisce bene come mai la montagna potesse costituire un avamposto così importante (e diventa ancora più inspiegabile il suo abbandono da parte degli italiani all’inizio della guerra). Il panorama è vastissimo, e abbraccia tutte le valli, i valichi e le montagne circostanti. Dalle vette ghiacciate del gruppo dell’Ortles e del Cevedale si passa alla profonda Valle del Bràulio e alla Valtellina, sorvegliata in lontananza dalla Cima de’ Piazzi e dal Massiccio del Bernina. A nord si riconosce tutta la catena del Piz Umbrail e del Piz Murtaröl, dietro a cui spuntano le Dolomiti dell’Engadina. In direzione est, oltre il Passo dello Stelvio e la Punta Rosa, si apre la Val Venosta, sovrastata sul lato opposto dalle omonime alpi, con la Wildspitze che troneggia imponente.

Vie d’accesso

  1. Dal Passo dello Stelvio
Il Rifugio Garibaldi e il Monte Scorluzzo
Il Rifugio Garibaldi e il Monte Scorluzzo (6 agosto 2013)

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