Colle di Tenda – Laghetto dell’Abisso – Rocca dell’Abisso
Caratteristiche
Difficoltà: E fino alla croce, EE fino alla cima ovest
Dislivello in salita: 900 m circa
Tempo: 2.45 – 3.15 ore
Ultima ricognizione: Luglio 2019
Itinerario facile e molto frequentato, via normale di salita ad una delle montagne più belle delle Alpi Marittime. La prima parte del percorso si svolge per comode mulattiere militari, tra fortificazioni in rovina; si risale poi il gigantesco versante est della Rocca dell’Abisso tra immense pietraie.
Accesso
a) Da Cuneo si segue la SS20 del Colle di Tenda, rimontando la Val Vermenagna e superando i paesi di Vernante e Limone. Poco prima del tunnel di Tenda, si sale a destra per il centro sciistico di Panice Soprana, poi si continua con numerosi tornanti fino al Colle di Tenda.
b) Da Ventimiglia si rimonta interamente la Val Roya, entrando in Francia. Si attraversa il tunnel di Tenda, ritornando in Italia, quindi si svolta a sinistra salendo a Panice Soprana e al Colle di Tenda (1871 m).
Si tratta di una vastissima sella erbosa posta sullo spartiacque principale alpino, alla testata delle valli Vermenagna (a nord) e Roya (a sud). È da sempre considerato il limite geografico tra le Alpi Liguri e le Alpi Marittime. Per la facilità di accesso è un valico frequentato fin dai tempi dei Romani; era attraversato da un’antica “via del sale”, che metteva in comunicazione la Costa Azzurra con la pianura piemontese. Nel 1782, su idea del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III, divenne il primo valico alpino ad essere attraversato da una strada carrozzabile.
Oggi l’antica strada è stata asfaltata solo sul versante italiano; sul versante francese è percorribile solo con mezzi fuoristrada. Nel 1882, invece, venne realizzato il Tunnel di Tenda, posto ad una quota di circa 1400 metri. Contemporaneamente, sulla cresta di confine venne realizzato un imponente complesso difensivo, comprendente vari forti e altre opere di supporto. Curioso il fatto che, già all’epoca in cui furono ultimati, i forti erano obsoleti, in quanto non difendibili dalle armi a tiro curvo, allora appena inventate.
Itinerario
Dal colle si segue lo spartiacque alpino in direzione est, seguendo una stradina sterrata che si innalza con un tornante, poi aggira un’ampio dosso sul versante settentrionale, passando nei pressi di un bunker. Giunti al crocevia della Colletta (quota 1900 circa) si può decidere se seguire la stradetta sterrata di destra, che si innalza con vari lunghi tornanti, oppure tagliare dritti lungo il crinale, seguendo un sentiero in salita più diretta. Ci si riporta comunque sulla stradina, che poi taglia in piano sul versante settentrionale, contornando il dosso su cui sorge il Forte Pernante.
Il caratteristico forte, a pianta trapezoidale, è oggi in gran parte in rovina. Con un po’ di attenzione si può visitarne il fossato, compiendo il periplo della struttura centrale. Il dosso su cui sorge offre uno splendido panorama circolare. «L’armamento era costituito da 4 cannoni da 120 mm disposti in barbetta su sei piazzole situate quattro sulla fronte e una per ognuno dei fianchi, per poter concentrare il fuoco dove necessario. Il forte era provvisto di rampari, disposti per proteggere, per quanto possibile, artiglierie e militari dal fuoco nemico, oltre che di gallerie di controscarpa per il fiancheggiamento dei fossi e di vie di comunicazione coperte per poter eseguire al sicuro tutto il servizio interno della difesa» (M. Boglione, Le strade dei forti, pag. 188).
Aggirato il dosso, si ritorna sul crinale presso un’ampia sella. Si abbandona la sterrata per imboccare a sinistra un comodo sentiero pianeggiante; si taglia così il versante meridionale della Cima di Salàuta.
Dalla selletta una traccia poco marcata sale lungo il crinale portando sul culmine della Cima di Salàuta (2173 m), dove si trova una grande croce. Si può proseguire lungo lo spartiacque per prati fino a ricongiungersi con il percorso principale.
Si attraversa la selletta successiva e, con una breve discesa, si ritorna sulla stradetta militare. Aggirato a ovest il Becco Rosso, si giunge alla Bassa Sovrana di Margheria (Baisse du Pera; 2076 m), dove si incontra un sentierino proveniente da Limonetto. La stradina si sposta ora sul versante italiano, e taglia ai piedi di alcuni spuntoni rocciosi. Presso un tornante la si abbandona, e si continua dritti lungo un sentiero che sale in diagonale; attraversando grandi pietraie, ci si mantiene alti su una conca occupata da un bel laghetto. Si rimontano alcuni dossi di erba e massi, poi si gira a sinistra e si raggiunge il Laghetto dell’Abisso (2211 m).
Si tratta di uno specchio d’acqua minuscolo (circa 1500 mq) e poco profondo, tuttavia molto pittoresco, posto in una conca alpestre alla base del grandioso versante est della Rocca dell’Abisso. A fine stagione può capitare di trovarlo asciutto.
Il sentiero costeggia il laghetto e incontra nuovamente la stradetta militare; la si segue, tagliando in leggera salita verso est e superando alcuni brevi tratti franati che non presentano difficoltà. Si sbuca così sull’ampio spallone pianeggiante dove sorge il Forte Giaura (Fort de Giaure, 2251 m).
Si tratta della fortificazione più occidentale e posta a quota più alta del complesso difensivo del Colle di Tenda. Ha una caratteristica pianta pentagonale. «Il forte era armato con 4 cannoni da 149, 4 da 120 e 2 da 87 mm, disposti in barbetta. I cannoni da 149 e da 120 mm armavano la fronte dell’opera, mentre quelli da 87 il fianco sinistro. Il destro invece era armato con sola fucileria. Come il Forte Pernante, anche il Giaura era provvisto di rampari (…), oltre che di gallerie di controscarpa per il fiancheggiamento dei fossi e di vie di comunicazione coperte» (M. Boglione, Le strade dei forti, pag. 189).
Si rimonta quindi l’ampio dorso sovrastante, lungo un ripido sentiero che fiancheggia un’antica traccia militare a tornanti ormai quasi scomparsa. Con panorami sempre più ampi si sbuca sullo spallone erboso pianeggiante di Prà Giordano; qui si lascia a destra una diramazione e si continua in salita costante, mentre i prati lasciano pian piano spazio alle pietraie. Seguendo i segnavia rossi e gialli (ogni tanto si dividono, per poi ricongiungersi poco più avanti) si attraversa una conca sassosa ai piedi di una parete, dove spesso i nevai permangono fino a luglio.
Con una serie di ripidi tornanti si va a toccare il dorso orientale della Rocca dell’Abisso, poi si taglia in diagonale verso sinistra fino ad un piccolo intaglio sulla cresta sud; da qui compaiono, in basso a sinistra, i Lacs de Peyrefique. Rimontando un breve tratto di cresta pietrosa, si raggiunge la croce di vetta (2753 m) posta sull’anticima orientale. Da qui, per raggiungere la vera cima, distante poche decine di metri, il percorso si fa più difficile. Si percorre una cengia un po’ esposta sul lato sinistro della cresta, poi, per elementari rocce in diagonale ci si porta sul filo. Si scavalca un piccolo spuntone e, ormai su terreno facile, si giunge in vetta alla Rocca dell’Abisso (2756 m).
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