Casone di Profecchia – Bocca di Massa – Monte Prado
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 760 m circa
Tempo: 2.30 – 2.50 ore
Ultima ricognizione: Maggio 2024
La via più diretta per salire al Monte Prado parte dal versante toscano. Dal Casone di Profecchia, località turistica situata lungo la strada del Passo delle Radici, una mulattiera sale nella faggeta fino al crinale appenninico. Da lì si segue il sentiero 00, che aggira le sommità del Monte Cella e del Monte Vecchio (raggiungibili con brevi deviazioni) e poi sale all’ampia cima del Monte Prado. Il periodo migliore per effettuare l’escursione è tra fine maggio e inizio giugno, quando le praterie di crinale si tingono dei colori di bellissime fioriture.
Accesso
a) Usciti dall’autostrada a Lucca Est, si imbocca la SS12 dell’Abetone, e la si segue fino alla frazione Chifenti. Qui si gira a sinistra lungo la SR445 della Garfagnana, superando Castelnuovo Garfagnana e giungendo a Pieve Fosciana. Qui si svolta a destra (SP72 del Passo delle Radici) e, superato Castiglione di Garfagnana, si sale fino al Casone di Profecchia.
b) Si esce al casello di Modena Nord e, seguendo prima la SS9, poi la SP724, ci si porta a Sassuolo. Qui si prosegue lungo la SP486R, che risale la valle del Fiume Secchia fino a Ponte Secchia, poi si addentra nel vallone laterale del Torrente Dragone passando per Frassinoro e Piandelagotti. Si svolta a destra e si sale al Passo delle Radici, quindi si scende sul versante toscano fino al Casone di Profecchia (1317 m).
Il Casone di Profecchia venne edificato nel 1845 per ospitare gli operai che lavoravano alla costruzione della strada del Passo delle Radici. Ultimata la strada, svolse la funzione di stazione di posta per il cambio dei cavalli. Attualmente, invece, è un albergo-ristorante; tutt’intorno si estende l’omonima piccola stazione sciistica, nata negli anni ’60, caratterizzata da due impianti di risalita e numerose casette di villeggiatura.
Itinerario
A fianco del Casone, sul lato sud, si trova l’imbocco del sentiero CAI 54 per la Bocca di Massa. Salita una breve scalinata, si segue un tratto di sentiero che porta ad uno spiazzo a fianco di uno skilift. Si gira a destra e si scende brevemente, quindi si prende a sinistra una sterrata che sale in diagonale tra boschetti e villette. Lo stradello sbuca su uno spiazzo asfaltato sotto ad una casa (“parcheggio riservato ai condomini”); lo si attraversa e si riprende il sentiero segnalato, che si addentra nel bosco ed effettua un tornante a fianco di una presa dell’acquedotto.
Salendo con altre curve nella faggeta, il sentiero si allarga e diventa una pista sassosa. A quota 1430 circa si incontra una strada sterrata, anch’essa proveniente dal Casone di Profecchia, e diretta al Rifugio Cella. Si segue la sterrata verso destra per alcune decine di metri, quindi si riprende a sinistra il sentiero segnalato (paline) che rimonta un dolce costone tra i faggi. Si costeggia una recinzione che racchiude un piccolo bacino artificiale, quindi si prosegue nel folto bosco.
Toccata nuovamente la sterrata forestale (quota 1523), si riprende a sinistra il sentiero segnalato. Presto ci si affaccia sul ciglio di un costone che sul versante destro è coperto da un boschetto di conifere; sulla sinistra invece il panorama si apre su uno spicchio di Garfagnana, con le Alpi Apuane sullo sfondo. Rientrati nella faggeta, si sfiora ancora una volta la sterrata, quindi si imbocca nuovamente a sinistra il sentiero. Dopo un breve tratto in salita, si traversa in piano nel bosco cosparso di massi, poi ci si innalza in diagonale fino al limitare della faggeta. Qui si incontra ancora la sterrata: la si segue verso sinistra e, passato un valloncello, si raggiunge il Rifugio Cella (1652 m).
Il rifugio, normalmente chiuso, è di proprietà della Forestale, e in estate viene utilizzato dai pastori. Sulla parete accanto all’ingresso si trova una lapide a ricordo di Regolo Regoli, fratello di Beppe Regoli, gestore del Casone di Profecchia.
Pochi metri prima del rifugio, si imbocca a destra una traccia che sale lungo la massima pendenza tra i prati. Appoggiando a sinistra, si guadagna il dorso della Costa Roncacci, da cui il panorama si apre sull’imponente catena dei monti Cella e Vecchio. Si rimonta il dorso per qualche metro, passando accanto ad una piramide di pietra, poi si taglia a sinistra. Procedendo a mezza costa per prati si guadagna la Bocca di Massa (1806 m), sullo spartiacque principale appenninico.
Sul passo transita il sentiero 00 di crinale. Attraversando il valico, si può imboccare il sentiero 633 (anche Alta Via dei Parchi) che taglia a mezza costa fino al valico di Lama Lite e al vicino Rifugio Battisti (1.30-1.45 ore).
Dal valico il panorama si apre sul versante emiliano, con il vallone dell’Abetina Reale e la catena dell’Alpe di Vallestrina e del Monte Ravino.
Si gira a sinistra lungo il sentiero 00 che segue il crinale. Aggirato un dosso sulla destra, si giunge ai piedi del Monte Cella. Il sentiero segnalato taglia a destra per aggirarlo sul versante emiliano, con percorso quasi pianeggiante.
È anche possibile seguire fedelmente il crinale, percorso da tracce di sentiero. In una decina di minuti si guadagna l’aerea cima del Monte Cella (1942 m), sormontata da una curiosa “spada nella roccia”. Proseguendo lungo lo spartiacque senza difficoltà, si scende brevemente e si ritrova il sentiero 00.
Passati sotto un curioso roccione, si ritorna sullo spartiacque (quota 1914); in basso a destra compare alla vista il piccolo Lago di Monte Vecchio. Si percorre un tratto di dorsale dolce e ondulata, quindi si giunge al Passo degli Scaloni (1922 m), dove si lascia a sinistra la diramazione per Campaiana e Corfino. Il sentiero 00 si sposta nuovamente sul versante emiliano per aggirare anche il Monte Vecchio.
Anche il Monte Vecchio (1981 m) può essere facilmente scavalcato: si sale per tracce tra erba e pietrame fino alla piccola cima, indicata da un piccolo cartello. Si appoggia poi a destra, scendendo un tratto ripido che richiede un minimo di attenzione. Lasciando a sinistra una curiosa trincea, si scavalca una gobba e ci si ricongiunge al percorso segnalato.
Il sentiero taglia il ripido versante coperto dal vaccinieto, quindi ritorna sul crinale, nell’ampia sella ondulata che separa il Monte Vecchio dal Monte Prado. Con brevi saliscendi si scavalcano alcune piccole gobbe, quindi si raggiunge il Passo di Monte Vecchio (1932 m), caratterizzato da un piccolo riparo in pietra a secco. Una ripida salita tra erba e pietrame conduce nei pressi di un dosso sormontato da un ometto di pietre. Qui la pendenza ritorna molto dolce: si contorna la gobba successiva sul versante emiliano, quindi si supera l’ultima breve salita che conduce in cima al Monte Prado (2054 m).
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