Foppiano – Monte Dego – Monte Oramara – Passo Prato di Foppiano – Foppiano
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 700 m circa
Tempo: 4.50 – 6 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Giugno 2024
Percorrendo sentieri non segnalati tra folti boschi e costoni di rocce stratificate, si può effettuare un anello di ampio respiro, che porta al Monte Oramara dal versante della Val Trebbia. L’itinerario si svolge intorno alla valle del Torrente Gramizzola, tra le più solitarie ed appartate della zona. Non essendoci segnavia, è richiesto un minimo di senso dell’orientamento. L’unica difficoltà è rappresentata da un breve passaggio esposto poco prima della vetta del Monte Oramara; la salita alla cima è comunque evitabile.
Accesso
a) Da Genova si segue la SS45 per raggiungere la Val Trebbia. Superato Loco, si prende a destra la diramazione che porta a Rovegno, da cui si svolta ancora a destra per salire a Pietranera. Attraversato il paesello, si imbocca a sinistra la diramazione per Foppiano.
b) Da Piacenza si segue la SS45 che risale la Val Trebbia. Entrati in Liguria, si supera Gorreto, quindi si imbocca a sinistra la diramazione che porta a Rovegno. Si svolta a sinistra per salire a Pietranera e, attraversato il paesello, si imbocca ancora a sinistra la stretta diramazione per Foppiano (961 m).
Si tratta della frazione più isolata e appartata del comune di Rovegno, nascosta in una conca tra contrafforti boscosi e costoni di rocce stratificate. Il minuscolo paese ha origini medievali, e sorse lungo un importante asse viario lungo cui avevano luogo i commerci tra Genova e Piacenza. Poco a valle del paese si trova il rudere dell’oratorio di San Rocco, abbandonato poichè situato in una zona in frana; un moderno oratorio è stato ricostruito a fianco della strada asfaltata, un centinaio di metri prima del paese.
Itinerario
Dal parcheggio sul terrapieno a fianco delle case, la stradina gira a destra ed entra in paese. Subito si trova un bivio: si lascia a sinistra la piazza principale, e si imbocca a destra una diramazione in dolce salita. Presso le ultime case, termina anche l’asfalto; si prosegue allora dritti lungo una larga mulattiera in discesa. Attraversato un cancello del pascolo, si affianca il Fosso di Foppiano e lo si guada poco a valle di un “riparo sotto roccia” formato da uno strato di arenaria aggettante.
Si prosegue a destra lungo la traccia principale, che sale con due svolte ed arriva in una zona aperta, tra erba, radi arbusti e rocce in sfacelo. La mulattiera traversa a destra ed entra in un valloncello sospeso; lo si rimonta fino al suo termine, giungendo ad una sella (1107 m) sullo spartiacque tra il Fosso di Foppiano e il Torrente Gramizzola.
Trascurando le diramazioni sul crinale, si attraversa la sella e si prende a destra la larga mulattiera che si addentra nel vallone del Torrente Gramizzola. Si effettuano dolci saliscendi a mezza costa, tra boschetti di faggi e rocce affioranti. Man mano che si prosegue, il bosco si fa più continuo e folto. In corrispondenza di alcuni piccoli pianori la mulattiera sembra perdersi, ma il passaggio è evidenziato da tracce di bestiame.
In breve ci si affaccia sul Torrente Gramizzola, ormai vicino: con una breve discesa, si giunge sul greto e lo si guada (quota 1070 circa). La mulattiera prosegue lungo la sponda destra idrografica del torrente, in dolcissima salita nel bosco, senza allontanarsene troppo. Dopo circa 400 metri si guada un piccolo affluente e si incontra un bivio poco marcato. Si svolta a sinistra in ripida salita lungo la traccia principale, piuttosto rovinata dall’erosione. Il sentiero conduce quindi a destra, in dolce salita a mezza costa nel bosco a prevalenza di conifere; da una radura, si ha una bella vista sul Montarlone.
Guadato un rio nei pressi di una pozza con cascatella, il sentiero sale fino ad un ripiano coperto da abeti (quota 1259). Qui si piega decisamente a sinistra, riprendendo a salire in direzione nord; presto le conifere lasciano di nuovo spazio ai faggi. Giunti su un costone orizzontale (quota 1343) si gira a sinistra, percorrendone il dorso. Poco più avanti si incontra un altro bivio dove si va a sinistra, nuovamente a mezza costa. Tagliando quasi in piano tra boschetti e radure, si giunge su un’ampia sella erbosa (1390 m); attraversando una recinzione del pascolo, si sbuca sulla sterrata che collega il Passo di Monte Veri con il Monte Dego.
Volendo evitare la cima del Monte Dego, si può seguire a destra la strada sterrata, che porta in 10 minuti al Rifugio Monte Dego.
Si gira a destra lungo la strada sterrata, ma dopo pochi metri si imbocca a sinistra una traccia appena accennata che sale nel bosco. Presto la traccia si perde, e allora si sale lungo la massima pendenza: usciti dai faggi, si percorre un bel prato fino alla cima del Monte Dego (1431 m; 1.50-2.20 ore da Foppiano), dove sorge una chiesetta.
Il Monte Dego sorge sullo spartiacque tra Trebbia e Áveto. È l’ultima spalla del lungo crinale ondulato che dal Monte Oramara si spinge verso nord-ovest, formando anche la cima intermedia del Monte Bufalora. La chiesetta in cima è stata ultimata nel 1922, ed è dedicata alla Madonna di Lourdes. Ogni anno, l’ultima domenica di agosto, vi si svolge una grande festa, a cui partecipano gli abitanti dei paesi circostanti. Dalla cima del Monte Dego si ha un bel panorama sulla Val Trebbia e sui monti che la circondano, con l’Alfeo e il Lésima in evidenza.
Si imbocca a destra la strada sterrata d’accesso, che scende dolcemente lungo il crinale in direzione sud-est. Dopo alcune centinaia di metri, si contorna una radura dove sorge un’edicola sacra.
Nella radura si riconoscono i pochi resti del basamento di una chiesetta. Essa venne costruita intorno alla metà del XIX secolo per volere del vescovo di Bobbio, Antonio Maria Gianelli, che era rimasto colpito dalla bellezza del Monte Dego dopo esservi passato a piedi. Questa chiesetta cadde poi in rovina e venne sostituita dall’attuale chiesetta situata sulla cima del monte.
Poco più avanti, si giunge al Rifugio Monte Dego (1410 m), dove si trova un bivio.
Si tratta di una piccola struttura sempre aperta, dotata di tavoli, panche e stufa, utile come riparo in caso di maltempo.
Si imbocca a sinistra il sentiero con segnavia “cerchio giallo pieno” e indicazioni per il Monte Oramara, che si sposta sul versante del Trebbia per contornare le gobbe del Monte Bufalora.
Deviazione n. 1 – Monte Bufalora. Dopo circa 200 metri dal rifugio, in corrispondenza di un impluvio, si abbandona il sentiero segnalato e si sale a sinistra per guadagnare lo spartiacque. Si piega a destra e si segue l’ampia dorsale in dolce salita, tra boschetti di faggi e belle radure, fino alla cima del Monte Bufalora (1468 m), caratterizzata da alcuni roccioni. Bellissimo panorama, forse migliore di quello dal Monte Dego. Si continua lungo lo spartiacque in discesa verso sud-est; toccata una piccola pozza temporanea, appoggiando a destra ci si ricongiunge con il sentiero segnalato.
Curiosamente, sulle carte, il toponimo “Monte Bufalora” non è assegnato alla cima più alta della dorsale tra i monti Dego e Oramara, ma ad una gobba secondaria quotata 1440 m che si trova a nord-ovest, proprio sopra al Rifugio Monte Dego.
Il sentiero procede in dolce salita a mezza costa nella faggeta, poi esce all’aperto e inizia a scendere. Si giunge così all’ampia sella erbosa (1419 m) ai piedi del Monte Oramara. Lasciata a sinistra una diramazione, si continua a destra seguendo il cerchio giallo, che contorna a ovest il Monte Oramara in dolce salita. Il sentiero si trasforma in pista d’esbosco e sale tra i faggi, attraversando un valloncello. Poco dopo, si passa ai margini di una zona di bosco diradato. Superato un piccolo impluvio, si giunge su un costoncino (quota 1445) ai margini dell’area diradata, da cui la pista inizia a scendere.
Se si volesse evitare la salita al Monte Oramara, che presenta gli unici tratti impervi dell’escursione, si può continuare dritti lungo la pista segnalata, che prosegue alla volta del Passo Prato di Foppiano.
Si abbandona la pista e si va a sinistra, rimontando il costoncino. Dopo alcuni metri quasi pianeggianti, si trova una traccia un po’ malandata che sale lungo la massima pendenza, sul confine tra la zona diradata e la faggeta. Quando la traccia piega a sinistra, si prosegue dritti sulla massima pendenza e, in poche decine di metri, si guadagna la cresta sud-ovest del Monte Oramara. Qui si incontra il sentierino segnalato con due triangoli gialli vuoti, proveniente dal Passo Prato di Foppiano. Si gira a sinistra lungo l’impervio sentierino che segue il filo di cresta; superato un passaggio esposto, affacciato sulla sottostante scarpata di rocce in sfacelo, si raggiunge la croce di vetta del Monte Oramara (1522 m; 0.45-1 ora dal Monte Dego).
Si ritorna indietro lungo il sentierino indicato dai due triangoli gialli, superando nuovamente il tratto esposto. Più in basso il crinale diventa boscoso, e una discesa ripida conduce sulla pista sterrata segnalata con un cerchio giallo pieno, abbandonata in precedenza. Continuando dritti lungo la pista, in breve si giunge ad una sella (1426 m), dove i due segnavia si separano temporaneamente. Per evitare un saliscendi, conviene andare a destra lungo la pista indicata dal cerchio giallo. Procedendo nella bella faggeta, si contorna una gobba, quindi ci si ricongiunge con i due triangoli gialli. Ritornati sul crinale, si scende in breve all’area picnic e al Rifugio Prato di Foppiano; subito oltre, si è al Passo Prato di Foppiano (1329 m; 35-40 minuti dal Monte Oramara).
Il Rifugio Prato di Foppiano è una piccola costruzione in legno circondata da grandi faggi, dotata di tavoli, panche e stufa, sempre aperta. Nei pressi del rifugio si trovano numerosi tavoli e panche per il picnic.
Si lascia a sinistra la strada sterrata che scende verso Alpepiana e si prosegue dritti lungo la pista di crinale. Dopo un centinaio di metri si giunge ad un altro bivio: qui si abbandona la pista segnalata per imboccare a destra una diramazione priva di segnavia (cartello per Fontana del Figliolo). La carrareccia inizia subito a salire, poi piega a destra e doppia un contrafforte boscoso.
Deviazione n. 2 – Montarlone. Subito oltre, sulla sinistra si diparte un sentierino non segnalato che sale in diagonale tra i faggi. Giunti nuovamente sulla displuviale Trebbia-Áveto, si supera una zona di rocce affioranti tenendosi sulla destra. Si rientra nel bosco salendo ripidamente, poi si aggira sulla destra un roccione affiorante; superato uno spallone erboso, un’ultima ripida salita porta in vetta al Montarlone (1501 m; 15-20 minuti dal punto in cui si abbandona la carrareccia).
La pista attraversa un lembo di faggeta, poi si innalza in diagonale in una zona rupestre, da cui il panorama si apre sul vallone del Torrente Gramizzola e sul Monte Oramara. Rientrati nel bosco, la pista si riduce a sentiero e doppia un altro contrafforte. Attraversata una radura, si inizia a scendere, passando accanto alla Fontana del Figliolo (quota 1350 circa; fonte non intubata). Si supera una ripida discesa tra rocce frantumate, in cui il sentiero è parecchio rovinato dall’erosione, poi si attraversa un recinto e ci si innesta sullo spartiacque tra Gramizzola e Pescia.
Si percorre un tratto quasi pianeggiante, poi si scende costeggiando alcune macchie di pini e abeti. Presto si arriva ad una selletta (1277 m) dove il sentiero si biforca: si lascia a sinistra la traccia principale, che scende verso Casanova, e si imbocca a destra un sentiero sassoso in salita. In pochi minuti si è sulla piatta cima del Groppo Ragnosi (1295 m), coperta dal bosco di conifere. Si attraversa la spianata sommitale, poi si lascia a sinistra una seconda diramazione per Casanova e si riprende a scendere.
Dopo un tratto ripido, il crinale, che ora fa da spartiacque tra il Torrente Gramizzola e il Fosso di Foppiano, assume nuovamente un andamento dolce ed ondulato. Il sentiero, quasi pianeggiante, si mantiene nei pressi del filo, aggirando alcuni dossi ora sulla destra, ora sulla sinistra; si attraversano boschetti, radure, zone rocciose ed arbustive, con bei panorami sull’alta Val Trebbia. Ad un certo punto si giunge in un’area più spoglia, dove la vista si apre su entrambi i lati (località Contrada di Mezzo).
Qui, ancora più che in altri tratti di questo itinerario, si nota bene la natura delle rocce sedimentarie che affiorano tra Casanova, Foppiano e il Monte Oramara. Esse sono costituite dall’alternanza di strati di natura diversa: gli strati arenacei o conglomeratici sono più massicci e tenaci, quindi tendono ad emergere dal pendio; invece, gli strati più fini e teneri tendono ad essere asportati dall’erosione e si presentano estremamente fratturati.
Il sentiero asseconda il crinale di sfasciumi, che effettua un semicerchio verso sinistra. Poi, poco più avanti, si gira a destra e si inizia a scendere decisamente tra gli arbusti. Seguendo fedelmente il filo del costone, tra rada vegetazione e rocce rotte, si ritorna alla sella di quota 1107 già incontrata all’andata. Si piega a sinistra e, seguendo il sentiero già noto, si ritorna a Foppiano (1.40-2 ore dal Passo Prato di Foppiano).
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