Difficoltà: E
Dislivello in salita: 1273 m
Tempo: 3.45 – 4.30 ore
Ultima ricognizione: Maggio 2024

Si tratta del percorso più breve per salire alla Pánia della Croce dal versante della Versilia, oltre che l’accesso più comodo per chi proviene dalla costa o dalla Liguria. Partendo dal paese di Levigliani, si sale lungo la stradina asfaltata chiusa al traffico fino all’Antro del Corchia, da cui un’ardita mulattiera sale con regolari tornanti (le “Voltoline”) fino al Passo dell’Alpino. Un traverso quasi pianeggiante porta alla Foce di Mosceta, da cui inizia la lunga e regolare salita fino alla vetta. Il percorso non presenta particolari difficoltà; bisogna prestare un minimo di attenzione ad alcuni tratti rocciosi nella salita finale e lungo l’aerea cresta sommitale.

Si esce dal casello autostradale di Versilia e si seguono le indicazioni per Seravezza. Giunti a Seravezza, si prosegue lungo la strada principale, che segue il fondovalle, poi sale a sinistra. Dopo un tratto in salita, seguendo le indicazioni per Levigliani, si imbocca a destra una ripidissima diramazione; essa porta al parcheggio a monte del paese (585 m), da cui parte la strada chiusa al traffico per l’Antro del Corchia.

Il paese di Levigliani, frazione di Stazzema, si dispone su un ripido versante boscoso, ai piedi degli imponenti contrafforti meridionali del Monte Corchia. Nasce probabilmente intorno all’attività delle adiacenti miniere di mercurio, già presenti nel XII secolo, oggi note come Miniere dell’Argento Vivo. Gran parte della notorietà del borgo si deve alla presenza dell’Antro del Corchia, una delle più frequentate grotte turistiche italiane; con lo stesso biglietto, oltre alla grotta, si possono visitare le suddette miniere.

Sul lato orientale del parcheggio si rintraccia la palina del sentiero CAI 9, con indicazioni per Foce di Mosceta e Rifugio Del Freo. Si salgono alcuni gradini a monte di un muraglione, quindi si imbocca un sentiero che sale con ripidi tornanti nella boscaglia. In pochi minuti si raggiunge la stradina asfaltata che collega Levigliani all’Antro del Corchia, e la si segue verso destra in salita. Si doppia un costone dove si trovano una maestà ed alcuni tralicci, poi, un centinaio di metri più avanti, si abbandona l’asfalto per imboccare a sinistra una scorciatoia (il “Tratto di Marione”; paline).
La bella mulattiera, a tratti acciottolata, passa nei pressi di una casetta isolata ed effettua due tornanti, quindi si innalza in diagonale incontrando un’altra maestà. Si ritrova la strada a quota 690 circa, in corrispondenza di un tornante. Si sale quindi lungo la rotabile, che effettua altri quattro tornanti; dall’ultimo si ha un bel panorama su Levigliani e sulla valle del Torrente Vezza. Presso un impluvio poco più avanti si lascia a sinistra l’imbocco della ripidissima Lizza di Monte Ceto, indicata da una scritta in vernice. La stradina contorna un altro sperone roccioso, poi prosegue lungamente in traverso fino all’ingresso dell’Antro del Corchia (853 m).

È una delle tre grotte turistiche delle Alpi Apuane, insieme alla Buca di Equi Terme e alla Grotta del Vento. È stata scoperta nel 1841, ma il percorso turistico è stato aperto solamente nel 2001. Questo percorso è attrezzato con passerelle e scalinate, e si sviluppa per circa 1 km tra cunicoli, gallerie irte di stalattiti e stalagmiti e laghetti sotterranei. La grotta turistica è solamente uno dei tanti ingressi del complesso sotterraneo del Corchia, tra i più estesi d’Italia, con più di 70 km di gallerie fino ad oggi esplorate ed una profondità superiore a 1200 metri.

La stradina piega a sinistra, passa davanti all’ingresso della grotta e diventa sterrata. Dopo circa 100 metri si abbandona la rotabile, che prosegue alla volta delle cave del Monte Ceto, per imboccare a destra la mulattiera segnalata per la Foce di Mosceta. Dopo un primo tratto a mezza costa, la mulattiera rimonta un ripido versante di erba e rocce con una lunga serie di regolari tornanti (noti come le Voltoline) sorretti da alti muretti a secco. A quota 1020 circa si incontra un bel riparo in pietra, utilizzabile in caso di maltempo. Le ultime svolte conducono al Passo dell’Alpino (1080 m), situato sullo spartiacque tra il Canale del Bosco e il Canale di Deglio.
Da destra sopraggiunge il sentiero CAI 122, proveniente da Pruno. Si piega a sinistra e si rimonta il costone per alcune decine di metri, fino ad un bivio ai piedi di uno sperone roccioso.

Una breve deviazione a sinistra conduce ad un riparo sotterraneo, inaccessibile perchè chiuso da un cancello. Questo riparo è una delle postazioni della Linea Gotica; altre installazioni militari e trincee si trovano nei pressi del successivo tratto di sentiero, e sono raggiungibili con altre brevi deviazioni (indicazioni in loco).

Si piega a destra e, contornato il costone, si giunge ad un’altra maestà, da cui finalmente appare alla vista la Pánia della Croce. Il sentiero taglia lungamente in piano, prima tra felci, arbusti e rocce affioranti, poi attraverso un bosco di abeti e faggi. Il traversone porta alla Foce di Mosceta (1189 m), dove si trova una maestà in pietra.

La Foce di Mosceta è un valico molto profondo, che separa il Monte Corchia dalla Pánia della Croce. Vi convergono molti sentieri provenienti da Cardoso, Pruno, Levigliani, il Retrocorchia e Isola Santa. Nei pressi del valico si trova un cippo dedicato ai partigiani caduti su queste montagne.
Con una breve deviazione a sinistra si può salire al vicino Rifugio Del Freo (1198 m). È di proprietà del CAI di Viareggio, è dotato di 48 posti letto ed è aperto da metà giugno a metà settembre con servizio di alberghetto. Il rifugio venne costruito nel 1950 e denominato semplicemente “Pietrapana”; nel 1970 venne dedicato a Giuseppe Del Freo, professore, preside di liceo e a lungo presidente del CAI di Viareggio, scomparso l’anno precedente. Nel 1999 il rifugio è stato ristrutturato e nuovamente inaugurato.

Presso la Foce di Mosceta, si incontrano tre bivi in rapida successione. Al primo si va a destra, trascurando la diramazione per il Rifugio Del Freo. Al secondo si gira ancora a destra, ignorando il sentiero principale per Isola Santa. Invece al terzo si va a sinistra, imboccando il sentiero CAI 126 per la Pánia della Croce. Si aggira un piccolo dosso e si incontra un quarto bivio, dove si prosegue ancora a sinistra in salita diagonale, attaccando l’imponente versante ovest della Pánia della Croce. Il sentiero attraversa un boschetto di faggi, quindi effettua alcuni tornanti e guadagna una selletta a monte di un dosso (località le Gorfigliette; 1408 m).
Si piega a sinistra e si prosegue con ampi tornanti sul ripido versante erboso, mentre il panorama si amplia sul dirimpettaio Monte Corchia e sulle altre cime apuane. Bisogna quindi superare una fascia rocciosa, in cui il sentiero è a tratti scavato nelle rocce affioranti. Si accede infine al sovrastante pendio erboso sospeso, situato alla base dei contrafforti sommitali. Il sentiero traversa a sinistra, quindi si innalza con alcuni tornanti fino al Callare della Pánia (1742 m).

Si tratta del punto in cui il sentiero segnalato si innesta sull’aerea cresta nord-nord-ovest della Pánia della Croce. Da qui il panorama si apre sulla Garfagnana e sul crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Sotto di noi, ai piedi di una parete rocciosa verticale, si estende il tormentato altopiano carsico della Vetricia.

Deviazione – Pizzo delle Saette. Si lascia a destra il sentiero per la Pánia della Croce e si percorre la cresta nord-nord-ovest della montagna verso sinistra. Il primo tratto è roccioso e affilato, con alcuni facili passaggi in cui usare le mani; bisogna fare attenzione all’esposizione sulla destra. Scavalcato un dosso (1757 m) sormontato da un ometto, la cresta si fa più ampia e camminabile (anche se sempre un po’ esposta) e inizia a scendere ripida. A quota 1710 circa si riceve da destra la “via normale” al Pizzo delle Saette, proveniente dal Rifugio Rossi e segnalata con strisce azzurre. Si superano un intaglio e un dosso assai esposti, quindi si giunge alla selletta (1670 m circa) alla base del Pizzo delle Saette.
Dopo un breve tratto di salita lungo il crinale, il sentiero traversa a sinistra, un po’ esposto, alla base di una balza rocciosa verticale. Si raggiunge quindi la base di uno svasato canale che scende dalla vetta. Lo si rimonta per rocce gradinate (I grado), facendo molta attenzione agli appigli mobili e a non causare cadute di pietre. In ultimo la pendenza diminuisce e si sbuca sull’aerea cima del Pizzo delle Saette (1722 m; 30-40 minuti dal Callare della Pánia; difficoltà: EE).

Il sentiero segnalato piega a destra e sale con altre ripide svolte nei pressi della cresta, tenendosi sul versante ovest. Si guadagna quindi un ripiano sul crinale (quota 1830 circa) dove sopraggiunge da sinistra il sentiero proveniente dal Rifugio Rossi. Si prosegue dritti lungo la cresta di rocce ed erba, poi si aggira un piccolo dosso. Infine, si percorre l’ultimo tratto, aereo e orizzontale, che porta alla vetta della Pánia della Croce (1858 m).

Panorama su Levigliani e la valle del Torrente Vezza
Panorama su Levigliani e la valle del Torrente Vezza (12 maggio 2024)
Paline al Passo dell'Alpino
Paline al Passo dell’Alpino (12 maggio 2024)
Traversando verso la Foce di Mosceta, con la Pánia della Croce sullo sfondo
Traversando verso la Foce di Mosceta, con la Pánia della Croce sullo sfondo (12 maggio 2024)
I monti Corchia e Altissimo visti dal sentiero di salita
I monti Corchia e Altissimo visti dal sentiero di salita (12 maggio 2024)
La cresta sommitale della Pánia della Croce
La cresta sommitale della Pánia della Croce (12 maggio 2024)
La croce di vetta
La croce di vetta della Pánia della Croce (12 maggio 2024)
Il canale di salita al Pizzo delle Saette
Il canale di salita al Pizzo delle Saette (12 maggio 2024)
La Pánia della Croce vista dal Pizzo delle Saette
La Pánia della Croce vista dal Pizzo delle Saette (12 maggio 2024)

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