Passo Croce – Monte Corchia – Rifugio Del Freo – Fociómboli – Passo Croce

Caratteristiche

Difficoltà: EE
Dislivello in salita: 800 m circa
Tempo: 4.50 – 5.40 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Luglio 2020

Si tratta del percorso più classico e frequentato per salire in vetta al Monte Corchia, e uno dei più bei percorsi delle Apuane Meridionali. La salita si svolge lungo lo spettacolare Canale del Pirosetto, uno stretto canalone che incide la bastionata dei Torrioni del Corchia, e quindi lungo l’aerea cresta sommitale della montagna. Si scende poi per la cresta sud-est fino al Rifugio Del Freo, e si ritorna al Passo Croce effettuando la traversata delle belle faggete del Retrocorchia. La traversata della vetta del Corchia, dal Passo Croce al Rifugio Del Freo, non deve essere sottovalutata: salendo nel canalone bisogna superare facili tratti di arrampicata, mentre lungo la cresta sommitale e anche in discesa sulla cresta sud-est ci sono numerosi passaggi esposti.

Accesso

Si esce dal casello autostradale di Versilia e si seguono le indicazioni per Seravezza. Giunti a Seravezza, si prosegue lungo la strada principale superando Levigliani e trascurando la diramazione per Terrinca. Poco dopo si gira a destra lungo la strada che sale con numerosi tornanti al Passo Croce (1147 m).

Il Passo Croce è una sella poco marcata posta sullo spartiacque principale apuano. La strada asfaltata che lo raggiunge è stata realizzata per scopi estrattivi: da qui si divide in due rami che portano alle cave dei Tavolini e del Retrocorchia. Essendo la Cava dei Tavolini ancora attiva, può capitare nei giorni feriali di incontrare qualche camion del marmo. Il parcheggio al passo è a pagamento (3€ per l’intera giornata).

Itinerario

Dal termine dell’asfalto, poche decine di metri oltre il Passo Croce, si dipartono due strade marmifere. Si imbocca quella di destra, che sale più ripida; dopo pochi metri, in corrispondenza di una sbarra, si abbandona la strada per girare a destra su un sentierino non segnalato.

Il sentierino, comunque ben marcato, nella stagione estiva viene quasi inghiottito dal paleo. In tal caso, si consiglia di mantenersi sulla marmifera.

Il sentierino sale brevemente fino al crinale sovrastante, da cui il panorama si apre sulla valle del Fiume Vezza e sul mare. Ci si sposta poi sul versante settentrionale per aggirare alcuni roccioni. Si passa poco sotto ad uno spettacolare triplo arco di roccia, quindi si giunge una selletta pianeggiante, oltre la quale il crinale si impenna verso i sovrastanti Torrioni del Corchia. Saliti per alcune decine di metri in un boschetto nei pressi del crinale, si traversa a sinistra con un breve passaggio esposto.
Si piega a destra e, inerpicandosi tra erba, rocce e radi alberelli, si risbuca sulla marmifera abbandonata in precedenza (località la Foce; 1301 m). La marmifera, scavata nella roccia, sale verso destra in diagonale. Dopo poche decine di metri, poco prima di giungere ad una breve galleria, si notano sulla sinistra un segno azzurro e un ometto, che indicano l’imbocco della via normale al Monte Corchia.

La salita per il Canale del Pirosetto, che comunque costituisce una delle parti più spettacolari dell’escursione, può essere evitata seguendo la marmifera. Giunti alla Cava dei Tavolini, la si risale fino al punto più alto, da cui una breve traccia sale alla sella tra le due cime del Corchia (difficoltà: E). Questa variante è da evitarsi assolutamente nei giorni feriali, perchè la Cava dei Tavolini è ancora attiva.

Si lascia la marmifera e si sale a sinistra per una cengia ascendente. Si prende poi un sentierino che guadagna uno spallone erboso e piega a destra, dirigendosi verso i maestosi Torrioni del Corchia. Giunti alla base dei torrioni si incontra una traccia quasi pianeggiante, che si segue in traverso verso destra, con passaggi un po’ esposti. Si attraversa un primo canalone ghiaioso, quindi si giunge all’imbocco del Canale del Pirosetto, posto tra il terzo e il quarto torrione.
Rimontando il canalone, si entra in breve in una strettoia, che si risale con alcuni passaggi di facile arrampicata (I). Dopo una cinquantina di metri, si esce dalla strettoia con un passaggio scomodo (I+) e si segue un sentierino che, traversando verso sinistra, scavalca un costoncino ed entra nel canale adiacente. Si risale il canalone con alcune svolte e brevi passaggi su roccia, quindi si sbuca su una panoramica spalla, affacciata sul versante meridionale del Corchia (quota 1500 circa).
Il sentierino piega a sinistra e, con altri tornanti, prende quota in un aperto versante erboso. Si sbuca quindi sulla cresta sud-occidentale del Monte Corchia, presso un aereo dosso, e la si segue verso destra con alcuni saliscendi; sul ripidissimo versante settentrionale sono letteralmente appesi alcuni piccoli faggi. Si riprende a salire lungo il crinale, che alterna tratti erbosi a brevi passaggi su roccia, in alcuni casi lievemente esposti. In questo modo si guadagna la cospicua anticima detta Corchia Ovest (1632 m).

Da qui il panorama si apre sul versante garfagnino della catena apuana, con la valle della Tùrrite Secca e il lontano crinale appenninico.

Si scende brevemente per il crinale marmoreo, quindi, con elementare arrampicata, si scavalca una cima rocciosa intermedia (1628 m). Una ripida discesa conduce all’ampia sella tra le due cime del Corchia (quota 1590 circa), sull’orlo del fronte della gigantesca Cava dei Tavolini.

La porzione superiore della Cava dei Tavolini, oggi inattiva, è caratterizzata da un impressionante fronte verticale, visibile anche da lontano, su cui si possono osservare le stratificazioni dei marmi del Monte Corchia. Oggi la coltivazione della Cava dei Tavolini continua più in basso, prevalentemente in sotterraneo. Presso la sella si incontrano due tracce poco evidenti: una proviene dalla Cava dei Tavolini, l’altra invece dalla cava abbandonata del Retrocorchia, posta sul versante settentrionale.

Si percorre il crinale roccioso, costeggiando la recinzione che protegge dal sottostante salto verticale. Il costone poi si perde nel pendio terminale della montagna; salendo con brevi svolte si supera una placconata (ometti) e si guadagna la vetta del Monte Corchia (1678 m; 1.40 – 2 ore dal Passo Croce).

La discesa si svolge lungo la cresta sud-orientale della montagna, per una traccia indicata da segni blu e sbiadite tacche bianco-rosse. Scendendo tra rocce ed erba, si raggiunge subito lo spallone dove sorge l’ex Bivacco Lusa-Lanzoni (1630 m circa).

Il bivacco fu costruito nel 1978 come punto di appoggio per gli speleologi che esploravano le cavità adiacenti. Era dedicato ad Antonio Lusa di Faenza e ad Ennio Lanzoni di Imola. Nel 1994, nell’ambito dell’eterna lotta tra cavatori e speleologi, il bivacco venne bruciato: la Cava dei Tavolini era appena stata chiusa per problemi ambientali, e si sospettò che i colpevoli fossero i cavatori di Levigliani. In ogni caso, il bivacco non fu né smantellato, né ricostruito, e il suo scheletro rimane ancora oggi su una spalla sotto la cima del Corchia.

Si prosegue scendendo per placconate marmoree, quindi si supera un breve tratto di cresta quasi orizzontale (attenzione all’esposizione sul lato meridionale). La traccia continua ripida tra erba e facili roccette, fino al bordo del fronte di una piccola cava abbandonata; con un traverso esposto si contorna il fronte passando per le placche rocciose sulla destra, e ci si riporta sul crinale. Si passa accanto ad una costruzione in pietra, poi si prosegue su un sentiero ghiaioso che perde quota con una lunga serie di tornanti. Più in basso ci si congiunge con una via di lizza, e la si segue verso destra fino ad una sella erbosa dello spartiacque apuano (quota 1250 circa). Trascurando l’adiacente dosso, su cui sorge una stazione meteo, si piega a sinistra; si attraversa un boschetto di faggi e abeti e si raggiunge il Rifugio Del Freo (1198 m; 1.20 – 1.30 ore dal Monte Corchia).

Il Rifugio Del Freo – Pietrapana sorge in una bellissima radura nei pressi della Foce di Mosceta, al cospetto dell’imponente Pània della Croce e del Pizzo delle Saette. È di proprietà del CAI di Viareggio, è dotato di 48 posti letto ed è aperto da metà giugno a metà settembre con servizio di alberghetto. Il rifugio venne costruito nel 1950 e denominato semplicemente “Pietrapana”; nel 1970 venne dedicato a Giuseppe Del Freo, professore, preside di liceo e a lungo presidente del CAI di Viareggio, scomparso l’anno precedente. Nel 1999 il rifugio è stato ristrutturato e nuovamente inaugurato.

Senza raggiungere il rifugio, si svolta a sinistra lungo il sentiero CAI 129, con indicazioni per Fociómboli. Il sentiero sale ripido tra larici e pini, poi traversa a destra, scavalca un costone panoramico ed entra nella faggeta. Con un dolce tratto in diagonale si giunge ad un bivio, dove i segnavia piegano a sinistra; con una ripida salita a tornanti si guadagna una sella da cui emergono alcuni grossi roccioni (quota 1370 circa). Al di là della sella, il sentiero inizia a traversare il dolce versante del Retrocorchia; si procede in leggera salita fino ad un’aia carbonile, da cui il sentiero inizia a scendere.
Giunti ad un bivio, si trascura una diramazione che sale verso la cava di Retrocorchia e si continua a destra in discesa. Si passa accanto ad un rudere (quota 1357), poi si attraversa un impluvio sovrastato da piccole balze rocciose. Tagliando in piano, si giunge poco sotto all’ex-marmifera della cava di Retrocorchia; seguendo uno dei vari sentierini che salgono a sinistra, la si guadagna in pochi metri. Si prosegue in discesa sulla strada ghiaiosa che, dopo alcune centinaia di metri, guida al crocevia di Fociómboli (1294 m).

Marcata sella che chiude a nord il tormentato crinale delle Guglie del Corchia, separandolo dal Monte Paglino e dal più elevato Monte Freddone.

Si attraversa la sella e si piega a sinistra, seguendo ancora un’ampia strada sterrata in dolce discesa (segnavia 11). Presso il primo curvone, si lascia a destra il segnavia 129 che scende a Campanice e al Ponte dei Merletti. La strada taglia alla base delle suggestive pareti dolomitiche delle Guglie del Corchia, di cui si hanno interessanti scorci. Superato un tratto asfaltato, si lascia a destra una cappelletta, si attraversa un valloncello e si continua in piano. Infine, si raggiunge il bivio con il percorso dell’andata, da cui in breve si ritorna al Passo Croce.

I Torrioni del Corchia in ombra al mattino
I Torrioni del Corchia in ombra al mattino (29 luglio 2020)
Risalendo il Canale del Pirosetto
Risalendo il Canale del Pirosetto (29 luglio 2020)
La cresta verso il Corchia Ovest; sullo sfondo Forte dei Marmi e la costa
La cresta verso il Corchia Ovest; sullo sfondo Forte dei Marmi e la costa (29 luglio 2020)
Il Monte Corchia e la Cava dei Tavolini dal Corchia Ovest
Il Monte Corchia e la Cava dei Tavolini dal Corchia Ovest (29 luglio 2020)
La croce di vetta del Monte Corchia
La croce di vetta del Monte Corchia (29 luglio 2020)
Il Rifugio Del Freo e la Pània della Croce
Il Rifugio Del Freo e la Pània della Croce (29 luglio 2020)
La faggeta del Retrocorchia
La faggeta del Retrocorchia (29 luglio 2020)
Il triplo arco di roccia presso il Passo Croce
Il triplo arco di roccia presso il Passo Croce (29 luglio 2020)

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