SP654 – Prato Grande – Monte Nero – Tana di Monte Nero – SP654
Caratteristiche
Difficoltà: EE
Dislivello in salita: 350 m circa
Tempo: 2.40 – 3.15 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Luglio 2020
Si tratta di un percorso ad anello breve ma impervio, estremamente suggestivo, tra rocce, pini mughi, solitarie vallecole, zone umide e abeti plurisecolari. All’andata si percorre la bellissima cresta della Costazza, fino al Monte Nero; al ritorno si scende nel solitario vallone della Tana di Monte Nero. Lungo la cresta si incontrano alcuni passaggi su roccia che richiedono attenzione, mentre il percorso del ritorno è mal segnalato e poco evidente.
Accesso
a) A piedi da Selvola.
b) In automobile, da Genova o Chiavari ci si porta a Rezzoaglio, da cui si sale a Santo Stefano d’Áveto. Si prosegue lungo la SP654 sorpassando il Passo del Tomarlo e continuando in direzione di Piacenza. Dopo 1,9 km dal Tomarlo, si parcheggia in uno spiazzo sulla destra.
c) Da Piacenza si risale integralmente la Val Nure seguendo la SP654. Sorpassato il Passo dello Zovallo, si continua per 4,1 km e si parcheggia in uno spiazzo sulla sinistra.
d) Usciti dall’autostrada a Borgotaro, si rimonta la Val Taro fino a Bedonia, quindi si valica il Passo di Montevacà sbucando in Val Ceno. Si gira a sinistra e si sale verso il Passo del Tomarlo; subito prima di arrivarci si svolta a destra per Piacenza e si prosegue per 1,5 km. Si parcheggia quindi in uno spiazzo sulla destra (quota 1497).
Itinerario
Sul lato monte della strada si imbocca la mulattiera con segnavia CAI 821, che, attraversato un cancello del pascolo, sale direttamente fino ad incontrare una sterrata. La si segue verso sinistra, poi si piega e si raggiunge un’ampia radura torbosa, che precede la vasta conca del Prato Grande di Monte Nero.
È una grande torbiera che si estende tra i monti Maggiorasca, Bue e Nero. Dalle zone umide in mezzo al prato, prende origine il principale ramo sorgentizio del Torrente Anzola, affluente del Ceno. Vi si trovano i resti di uno skilift dismesso che portava al sovrastante Monte Bue.
Si passa accanto ad un casotto in pietra (quota 1627) e si incontra un bivio. Lasciando a destra il sentiero per la Tana di Monte Nero, si gira a sinistra passando nei pressi di un ex-skilift. Con una breve salita nella faggeta si guadagna l’ampia sella del Prato della Madonna (1677 m), posta tra il Monte Bue e il Monte Nero. Qui si trova un crocevia.
Continuando dritti si può scendere in circa mezz’ora al bellissimo Lago Nero, di probabile origine glaciale. Svoltando a sinistra, invece, si può salire al Monte Bue.
Si gira a destra (segnavia 003), iniziando a percorrere la lunga cresta della Costazza, che porta verso il Monte Nero. Seguendo un sentierino tra radi abeti, erba e rocce, si scavalca la prima elevazione della cresta (1710 m) e si scende ad un’ampia sella in cui affiorano massi enormi. Il sentierino risale con ripide svolte tra i pini mughi, superando alcune elementari roccette; voltandosi sul versante nord, si ha una bella vista sul sottostante Lago Nero. Con bruschi saliscendi, si scavalcano la seconda e la terza cima della Costazza, quotate rispettivamente 1728 m e 1732 m; si raggiunge poi la sella che precede la cima principale del Monte Nero. Tagliando sulla sinistra, si giunge in breve alla base di una balza rocciosa di una decina di metri, che si supera con facile arrampicata (cavetto metallico). Con altre ripide svolte tra elementari roccette e pini mughi, si raggiunge la croce di vetta del Monte Nero (1752 m; 1.15 – 1.30 ore dalla SP654).
Si continua in direzione del Passo dello Zovallo, scendendo dolcemente per alcune decine di metri, quindi si giunge ad un bivio. Si lascia a sinistra il sentiero 003 e si piega a destra, seguendo il segnavia 821a. Zigzagando in piano tra i pini, si giunge su un terrazzo panoramico, affacciato sulla sottostante Tana di Monte Nero. Qui il sentiero, poco evidente, piega a sinistra (segnavia vecchi e sbiaditi), scendendo in diagonale sul versante sud del Monte Nero. Quando la traccia sembra perdersi, bisogna girare bruscamente a destra effettuando un tornante, e lo si ritrova poco più avanti. Procedendo tra roccette, macchie di faggi e pini mughi, si supera anche un breve tratto in dolce salita, poi si riprende a scendere con altre svolte. Si attraversa una piccola pietraia e si giunge sul fondo della Tana di Monte Nero (1653 m).
La Tana di Monte Nero è una curiosa valle che si estende sul versante sud del monte omonimo, parallelamente alla cresta sommitale. Si è originata per una deformazione gravitativa profonda di versante, fenomeno abbastanza diffuso nell’Appennino Ligure orientale. La valle è totalmente priva di reticolo idrografico, ed è in parte ingombra di grandi pietraie. In alcune zone impermeabili, il ristagno d’acqua forma piccoli stagni molto interessanti, spesso temporanei.
Nel punto in cui ci troviamo, il fondo della valle è occupato da un piccolo stagno temporaneo. Lo si attraversa sfruttando i massi affioranti, puntando ad una fila di paletti in legno. Raggiunto lo steccato, si piega a destra su un sentierino che attraversa un bosco di abeti bianchi plurisecolari.
Si tratta di uno dei pochissimi nuclei autoctoni di abete bianco dell’intero Appennino settentrionale, e comprende alcuni esemplari assai notevoli per età e dimensioni. Il più antico di tutti, chiamato Barbalbero, ha circa 500 anni: è un maestoso abete dalla caratteristica forma a candelabro, con quattro tronchi principali che si diramano a circa due metri di altezza. Il Barbalbero non si trova lungo il sentiero, ma nascosto a poche decine di metri di distanza.
Seguendo un sentierino indicato con segnavia gialli, si sale dolcemente nel bosco che presto diventa a prevalenza di faggi. Il sentierino guadagna l’ampia e impercettibile sommità di quota 1677, caratterizzata da alcune piccole radure. Si attraversa la radura sommitale e, dopo pochi metri, si svolta a destra in discesa, pervenendo ad una piatta sella boscosa. Il sentiero prosegue più evidente tra faggi e rocce affioranti, contornando con alcuni saliscendi l’ampia altura dei Lupastri. Si incontra poi un bivio dove le due diramazioni, entrambe indicate da segni gialli, si ricongiungono poco dopo. In breve si sbuca all’estremità orientale del Prato Grande di Monte Nero, e lo si attraversa fino a ricongiungersi con il percorso dell’andata. Si ritorna quindi all’automobile seguendo l’itinerario già noto.
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