Monastero di Fonte Avellana – Rifugio della Vernosa – Monte Catria – Sentiero dei carbonai – Monastero di Fonte Avellana
Caratteristiche
Difficoltà: E/EE la salita, E la discesa
Dislivello in salita: 1030 m circa
Tempo: 6 – 7 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Luglio 2017
Bellissimo percorso ad anello, non particolarmente lungo ma faticoso, che permette di salire direttamente dal Monastero di Fonte Avellana alla cima del Monte Catria. La salita si svolge lungo un sentierino a tratti un po’ impervio ma spettacolare e panoramico, che passa ai piedi delle curiose strutture rocciose della Rocca Baiarda e dai panoramici prati della Balza del Pluviometro; le difficoltà sono costituite da alcune facili roccette, brevi tratti in frana e numerosi alberi caduti sulla traccia. La discesa è invece molto più tranquilla, lungo l’antica mulattiera detta “sentiero dei carbonai”, che scende nel bosco con regolari tornanti.
Accesso
a) Dal casello di Ancona Nord-Iesi, si imbocca la superstrada SS76 (direzione Roma) e se ne esce all’uscita di Sassoferrato. Si continua lungo la SP22 superando la Gola di Frasassi e il paese di Genga, per arrivare al vero e proprio centro di Sassoferrato. Si continua in direzione di Serra Sant’Abbondio, da cui si va a sinistra e poi a destra per Fonte Avellana.
b) Proveniendo dall’Umbria ci si porta, mediante la SS3 (Roma-Fano) a Scheggia, da cui si imbocca la SS360 per Sassoferrato. La si segue fino a Isola Fossara, da cui si imbocca a sinistra la diramazione per Serra Sant’Abbondio. Scavalcato il valico del Podere, si trova ancora a sinistra la stradina che sale a Fonte Avellana.
c) Per chi proviene dalla Romagna, si esce al casello di Fano e si segue la SS3 in direzione di Roma fino a Cagli. Qui si esce e si imbocca la SP424 per Pergola, che poco dopo si abbandona per andare a destra verso Frontone. Da qui si trova a destra la strada che, sorpassando il valico della Forchetta, guida direttamente al Monastero di Fonte Avellana (683 m).
Citato da Dante nella Divina Commedia, il Monastero di Fonte Avellana è un eremo della congregazione camaldolese. Venne fondato probabilmente da San Romualdo nel 980, per poi ricevere un notevole impulso da San Pier Damiani, che qui divenne monaco nel 1035 e priore nel 1043: egli fu promotore di un notevole sviluppo culturale e spirituale, oltre che dell’ampliamento della struttura stessa del monastero. Comunque, per informazioni più complete sul monastero, si rimanda alle numerosissime pubblicazioni (sia su internet che cartacee) che lo riguardano nel dettaglio. Oggi il monastero è parzialmente visitabile (tramite una visita guidata), ed è visitabile anche il sottostante orto botanico, in cui è presente un notevole tasso millenario. Accanto al monastero si trovano la classica erboristeria/farmacia camaldolese e un comodo bar-ristorante.
Salita
Dall’estremità sud-occidentale del parcheggio si diparte un ampio sentiero (segnavia 77), che sale nel bosco fino ad incontrare la stradina asfaltata per Frontone. Qui prendono origine due sentieri segnalati: quello più a valle, ampio e indicato da un cartellino CAI e da un tabellone in legno, verrà seguito in discesa. Quello a monte, più esile e indicato solo da una bandierina bianco-rossa, è il percorso di salita. Lo si imbocca (Sentiero Frassati): il sentierino sale prima ripido tra alberi e arbusti, con alcune svolte a tratti poco evidenti, poi taglia più comodamente verso destra, in dolce salita.
Si raggiunge quindi il contrafforte nord-est del Monte Catria in corrispondenza di un piccolo ripiano erboso (quota 842); qui si incontra il sentiero con segnavia 69 proveniente dal valico della Forchetta. Si gira bruscamente a sinistra, lungo il sentiero che sale dolcemente tra radi alberi, tenendosi sul lato sinistro del contrafforte. Lasciato a destra il Sentiero Frassati, diretto alla Valpiana, si continua dritti lungo il sentierino che percorre il contrafforte, man mano più ripido e meno individuato. L’esile traccia si inerpica con numerose svolte nel bosco misto di latifoglie, man mano più fitto, poi, sorpassato un piccolo gradino roccioso, sbuca all’aperto, sui ripidi prati ai piedi della Rocca Baiarda (quota 1120).
Qui si apre improvvisamente un panorama vastissimo: sul mare, sul Monte della Strega, sul Monte San Vicino e sui lontani Monti Sibillini. Notevole anche la vista aerea sul Monastero di Fonte Avellana, più di 400 metri sotto. Sul lato opposto, invece, si innalza la spettacolare struttura rocciosa della Rocca Baiarda, caratterizzata da curiose stratificazioni verticali.
Il sentierino, a tratti con fondo su roccette, taglia alla base delle rocce con brevi salite alternate a traversi in piano. Si entra quindi nella faggeta e, passati accanto ad una carbonaia, si taglia un tratto di versante ripidissimo (attenzione all’esposizione: la traccia è parecchio stretta). Poco più avanti si incontra il “sentiero dei carbonai”, contrassegnato dal numero 77 (quota 1180). Si prosegue in comune con esso per una quindicina di metri, quindi lo si lascia a destra per riprendere il segnavia 69.
L’esile sentierino procede in diagonale tra elementari roccette e alberi caduti, lungo il ripidissimo versante boscoso. Si attraversa poi una ripida prateria, dove ci sono alcuni tratti lievemente franati. Con bellissima vista sul sottostante monastero, si attraversa un boschetto e si va a raggiungere un tratto di versante più comodo, erboso e meno inclinato. Si incontrano quindi una recinzione ed un ampio sentiero che sale dolcemente verso sinistra (quota 1285).
Questa località, sorretta a valle da un’imponente parete calcarea, è nota come Balza del Pluviometro. Oggi di quel pluviometro che le dà il nome non rimane alcuna traccia. Anche da qui il panorama è vastissimo e spettacolare; sulla destra invece si vede finalmente il cupolone sommitale del Catria, anche se la croce rimane ancora nascosta.
Qui, per qualche motivo, terminano i segnavia. Abbandonato il comodo sentiero, che va a perdersi nella successiva valletta, si risale senza via obbligata la prateria sovrastante. In ogni caso si raggiunge una strada sterrata (quota 1425), che si segue verso destra prima in piano poi in leggera salita, entrando nuovamente nella faggeta. Attraversato comodamente tutto il versante settentrionale del Monte Catria, si giunge ad un bivio: si va a sinistra superando una recinzione, e seguendo una sterrata che sale dolcemente tra boschetti e radure. Effettuato un curvone ai piedi di una parete rocciosa stratificata, si arriva al Rifugio della Vernosa (1503 m).
Il piccolo rifugio in pietra è usualmente chiuso e, al momento della mia ricognizione, sembrava un po’ lasciato andare in rovina. Nelle vicinanze si trova l’omonima fonte.
Si continua dritti e, attraversata una recinzione, si imbocca l’ampio sentiero per la vetta del Catria. Si sale in diagonale attraverso l’ultimo lembo di faggeta, quindi si scavalca il contrafforte nord-est della montagna e si effettua un lungo e faticoso traversone tra erba e rocce affioranti. Superata una piccola croce dedicata a San Pier Damiani (quota 1650 circa), si sbuca sul cupolone sommitale ed appare alla vista la croce di vetta. Il sentiero rimonta un piccolo avvallamento erboso, quindi sale sulla sinistra e raggiunge infine l’ampia cima del Monte Catria (1704 m; 3 – 3.30 ore).
Discesa
Si ritorna indietro lungo il percorso dell’andata fino al curvone della sterrata subito dopo il Rifugio della Vernosa. Si lascia a destra la stradina e si imbocca un sentiero che scende tra i prati verso ovest, in direzione dell’ampia Sella dell’Infilatoio. Aggirata una gobba, si giunge su un ripiano; qui si abbandona il sentiero principale per tagliare a destra fino ad una recinzione (segnavia su un paletto), che si attraversa per sbucare su un’altra strada sterrata. Sul lato opposto ha origine il sentiero 77 (o “sentiero dei carbonai”; paletto segnavia), che subito scende ripido per entrare nella faggeta, poi piega a destra e taglia con brevi saliscendi il versante nord del Monte Catria, sorpassando alcune vallette.
A due bivi si va a sinistra, scendendo più decisamente; il sentiero poi effettua alcune svolte e si riporta sul contrafforte nord-est del Catria, presso una selletta con crocevia (quota 1275). Si scende sulla destra, lungo un sentiero ripido ma ben marcato, che si abbassa con regolari tornanti tra i faggi. Un centinaio di metri di dislivello più in basso si incontra il segnavia 69, che era stato percorso in salita, si procede in comune con esso per una quindicina di metri, poi si scende a destra lungo il sentiero principale. Poco più avanti, mentre alla faggeta pian piano si sostituisce il bosco misto, si trova un altro bivio (quota 1082).
Una breve deviazione a destra, segnalata con tacche bianco-azzurre, guida ad una croce in legno dedicata a Mirco Ercole Gentili, qui deceduto nel 2009 a causa di una slavina.
Il sentiero continua a tornanti, poi taglia sulla sinistra e supera una fascia rocciosa. Si attraversa un piccolo avvallamento pianeggiante, quindi si riprende a scendere con varie svolte. La mulattiera si allarga man mano fino a diventare una vera e propria pista forestale. Attraversato un impluvio, si passa accanto ad un casotto e ad alcune grandi briglie in cemento, quindi si sbuca sulla strada asfaltata che collega Fonte Avellana e Frontone. La si attraversa e, con l’ultima breve discesa, in comune con il percorso dell’andata, si ritorna al parcheggio del monastero.







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