MONTE CATRIA – 1704 m
Settore: Appennino Umbro-Marchigiano
Gruppo: Gruppo del Monte Catria
Descrizione
Il Monte Catria (1704 m) è una delle montagne più belle, note e frequentate dell’Appennino Umbro-Marchigiano, e rappresenta la vetta più alta di quel lungo tratto di catena appenninica che va dal Corno alle Scale ai Monti Sibillini. Insieme all’adiacente Monte Acuto forma un gigantesco massiccio isolato, che si eleva sul versante adriatico della catena montuosa, ben scostato dallo spartiacque appenninico. La gola del Fiume Burano separa i monti Catria e Acuto dall’adiacente dorso del Monte Petrano. La valle del Torrente Sentino lo divide dal gruppo del Monte Cucco.
Anche il Monte Catria assume le forme tipiche delle grandi montagne dell’Appennino Umbro-Marchigiano: la cima è ampia e spaziosa, erbosa, con piccoli dossi, ripiani e conchette di origine carsica, mentre i versanti sono enormi, generalmente molto ripidi, caratterizzati da ghiaioni, vaste praterie, ripidi boschi di latifoglie (faggio alle quote più alte, misto sui versanti inferiori) ed enormi pareti rocciose. Sotto questo aspetto fa impressione il versante sud-orientale della montagna: un’enorme bastionata calcarea verticale alta varie centinaia di metri, bordata sul lato meridionale dallo sperone detto Corno di Catria (1188 m). Per i motivi detti qui sopra, se visto da lontano, il Catria tende ad assumere una forma a panettone, con i versanti alti e ripidi e la cima a cupola, con il culmine piatto. Solo se vista da Frontone la montagna assume la sagoma di una grande piramide.
Sul punto più alto dell’ampia cima sorge una monumentale croce metallica, alta una ventina di metri. Venne eretta per la prima volta il 22 agosto 1901 per volere del papa Leone XIII, a ricordo del Giubileo dell’anno precedente. Nel corso degli anni è stata più volte danneggiata a causa delle intemperie, e più volte sostituita e ristrutturata. Dalla cima della montagna si osserva un panorama straordinario, vastissimo. In direzione ovest il susseguirsi di crinali e pianure dell’Umbria e della Toscana centrale, con il gigantesco dorso del Monte Subasio e, lontanissimo, il cono isolato del Monte Amiata.
Verso nord i vicini monti Acuto, Petrano e Nerone lasciano poi spazio ai massicci dell’Appennino Tosco-Emiliano (Alpe della Luna, Monte Carpegna, Sasso Simone, Monte Falterona, Corno alle Scale). A est le colline marchigiane digradano verso il Mare Adriatico, e se si è molto fortunati al di là si riusciranno a distinguere i profili dei monti della Croazia. Ruotando verso sud compaiono poi i massicci isolati del Monte San Vicino e del Monte Cucco, dietro ai quali la catena si innalza fino ai Monti Sibillini. Poco a destra si scorge anche il massiccio del Monte Terminillo.
Il Monte Catria, vuoi per il suo isolamento, per la sua altezza o per la sua mole imponente, è considerato montagna sacra da tempi antichissimi. Veniva sicuramente venerato dagli antichi Umbri e dai Galli Senoni, in quanto alle sue pendici è stato ritrovato un bronzetto votivo di fattura romano-gallica. Nei pressi dell’attuale paese di Scheggia sorgeva inoltre un importante tempio Umbro, poi utilizzato anche dai Romani e consacrato a Giove Appennino.
In epoca cristiana il culto non è terminato: le pendici del monte sono letteralmente tappezzate di abbazie e monasteri. Il più noto è certamente il monastero camaldolese di Fonte Avellana, fondato nel 980 da San Romualdo e frequentato da San Pier Damiani. È proprio incontrando San Pier Damiani in Paradiso che Dante cita il monastero e il Monte Catria: «Tra’ due liti d’Italia surgon sassi, / e non molto distanti a la tua patria, / tanto che’ troni assai suonan più bassi, / e fanno un gibbo che si chiama Catria, / di sotto al quale è consecrato un ermo, / che suole esser disposto a sola latria.» (Paradiso, Canto XXI, versi 106-111).
Vie d’accesso
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