MONTE PÉNICE – 1462 m
Settore: Appennino Ligure
Gruppo: Catena del Monte Ántola
Descrizione
Il Monte Pénice (1462 m) è una montagna massiccia e imponente, che si innalza isolata nella parte nord-orientale della Catena dell’Àntola, dominando il paese di Bobbio. Costituisce il nodo orografico tra le valli Trebbia, Stàffora e Tidone, ed è l’ultimo bastione calcareo-marnoso dell’Appennino del fitto reticolo di colline che degrada verso la pianura.
A causa della sua mole e del suo isolamento, analogamente al non tanto lontano Monte Alfèo, il Pénice è stato da sempre luogo di culto. Negli anni ’20, durante i lavori di costruzione della rotabile che sale alla vetta, venne ritrovato un bronzetto votivo raffigurante un sacerdote offerente, risalente ai primi secoli dell’Impero Romano. Con il tempo, il cristianesimo rimpiazzò le religioni pagane. Secondo la tradizione fu San Colombano, all’inizio del VII secolo, a volere la costruzione della prima chiesetta sulla cima del Pénice. Un diploma del 622, attribuito al re longobardo Adaloaldo che si era recato a Bobbio per pregare sulla tomba di San Colombano, conferma che la madre Teodolinda aveva salito il Monte Pénice per amore al santo.
Il primo documento che conferma la presenza della chiesa risale all’XI secolo. Da quel momento il Santuario venne ristrutturato più volte, fino alla ricostruzione all’inizio del XIX secolo. Accanto alla chiesetta, nei pressi della cima e sui fianchi della montagna, sono sorti numerosissimi impianti radiotelevisivi. Grazie all’isolamento della cima, essi coprono un’estensione territoriale che è la seconda in Europa.
Fino agli anni ’30 del ‘900, il Monte Pénice si presentava brullo e arido, a causa del selvaggio disboscamento operato per lo sfruttamento del legname. Proprio in epoca fascista, iniziò una massiccia opera di rimboschimento, per rimediare agli squilibri idrogeologici portati dall’eliminazione delle foreste. Oggi il Pénice, come l’adiacente Monte d’Alpe, è ammantato da belle foreste a prevalenza di conifere, in parte incluse in una riserva naturale.
Grazie alla sua posizione, il Monte Pénice è un balcone panoramico straordinario sulla Pianura Padana e sull’arco alpino da una parte, e sull’Appennino Ligure con la Catena dell’Àntola dall’altra. La vetta si raggiunge facilmente in automobile, ed è per questo frequentatissima dai piacentini e dai bobbiesi per le scampagnate ed i picnic domenicali.
Il termine “penice”, analogamente a “penna”, “penello”, “pennone” e “pennino”, deriva dalla voce preromana penna, che significa appunto “monte”, e si riferisce in genere a montagne imponenti, isolate e dominanti. Secondo alcuni il toponimo si riferirebbe anche al culto del dio Pen (il cui nome deriva dalla stessa radice), signore delle vette. Nell’alto Medioevo, il Pénice era conosciuto anche come Monte Arpisella.
A causa della sua mole e del suo isolamento, analogamente al non tanto lontano Monte Alfèo, il Pénice è stato da sempre luogo di culto. Negli anni ’20, durante i lavori di costruzione della rotabile che sale alla vetta, venne ritrovato un bronzetto votivo raffigurante un sacerdote offerente, risalente ai primi secoli dell’Impero Romano. Con il tempo, il cristianesimo rimpiazzò le religioni pagane. Secondo la tradizione fu San Colombano, all’inizio del VII secolo, a volere la costruzione della prima chiesetta sulla cima del Pénice. Un diploma del 622, attribuito al re longobardo Adaloaldo che si era recato a Bobbio per pregare sulla tomba di San Colombano, conferma che la madre Teodolinda aveva salito il Monte Pénice per amore al santo.
Il primo documento che conferma la presenza della chiesa risale all’XI secolo. Da quel momento il Santuario venne ristrutturato più volte, fino alla ricostruzione all’inizio del XIX secolo. Accanto alla chiesetta, nei pressi della cima e sui fianchi della montagna, sono sorti numerosissimi impianti radiotelevisivi. Grazie all’isolamento della cima, essi coprono un’estensione territoriale che è la seconda in Europa.
Fino agli anni ’30 del ‘900, il Monte Pénice si presentava brullo e arido, a causa del selvaggio disboscamento operato per lo sfruttamento del legname. Proprio in epoca fascista, iniziò una massiccia opera di rimboschimento, per rimediare agli squilibri idrogeologici portati dall’eliminazione delle foreste. Oggi il Pénice, come l’adiacente Monte d’Alpe, è ammantato da belle foreste a prevalenza di conifere, in parte incluse in una riserva naturale.
Grazie alla sua posizione, il Monte Pénice è un balcone panoramico straordinario sulla Pianura Padana e sull’arco alpino da una parte, e sull’Appennino Ligure con la Catena dell’Àntola dall’altra. La vetta si raggiunge facilmente in automobile, ed è per questo frequentatissima dai piacentini e dai bobbiesi per le scampagnate ed i picnic domenicali.
Il termine “penice”, analogamente a “penna”, “penello”, “pennone” e “pennino”, deriva dalla voce preromana penna, che significa appunto “monte”, e si riferisce in genere a montagne imponenti, isolate e dominanti. Secondo alcuni il toponimo si riferirebbe anche al culto del dio Pen (il cui nome deriva dalla stessa radice), signore delle vette. Nell’alto Medioevo, il Pénice era conosciuto anche come Monte Arpisella.
Vie d’accesso
- Accesso stradale: a) Dal casello di Voghera ci si porta a Rivanazzano Terme, da cui la SP461 risale integralmente la Valle Stàffora fino al Passo del Pénice; qui si gira a destra lungo la diramazione che sale in vetta alla montagna. b) Da Genova o da Piacenza ci si porta a Bobbio mediante la SS45. Qui si imbocca verso ovest la SP461, che sale ripida al Passo del Pénice, dove si gira a sinistra e si raggiunge la cima.
Torna a: Catena del Monte Ántola