Vinca – Foce di Giovo – Pizzo d’Uccello
Caratteristiche
Difficoltà: E fino alla Foce del Giovetto, poi F
Dislivello in salita: 1060 m circa
Tempo: 3 – 3.45 ore
Ultima ricognizione: Giugno 2017
La camminata da Vinca alla Foce di Giovo è uno dei grandi classici delle Apuane: si segue un sentiero ripido e abbastanza faticoso che sale in ambiente spettacolare, tra folti boschi, praterie d’alta quota e grandi picchi rocciosi. Dalla Foce di Giovo si diparte la “via normale” al Pizzo d’Uccello: è un percorso al limite tra escursionismo difficile e alpinismo facile, che obbliga a numerosi passaggi su roccia, ma non è mai particolarmente esposto. Curiosamente, la difficoltà più grande sta nel riuscire a non incastrarsi nei numerosi canalini in cui i segnavia portano a salire.
Accesso
a) A piedi da Equi Terme.
b) Si esce al casello autostradale di Aulla, da cui si imbocca la SS63 per il Passo del Cerreto. Poco dopo Soliera si seguono a destra le indicazioni per la Foce dei Carpinelli (SR445); superato Gassano si devia ancora a destra per Gragnola e Monzone. Qui, sempre sulla destra, si trova la deviazione che sale a Vinca; subito oltre il cartello stradale all’entrata del paese si trova un bivio: si va a sinistra e si giunge in breve alla piazza principale, dove termina la strada (756 m).
Il paese, costruito in splendida posizione ai piedi di un alpestre anfiteatro di montagne (Pizzo d’Uccello, Monte Grondìlice, Monte Sagro), pare che abbia origini antichissime: alcuni lo vorrebbero già esistente ai tempi dei Liguri Apuani, che si rifugiarono qui per sfuggire all’avanzata dei Romani; secondo altri fu costruito dagli abitanti di Luni durante il periodo delle invasioni barbariche. Quel che è sicuro è che nell’anno 1000 il paese c’era già, e faceva parte dei domini dei Malaspina di Fivizzano.
Itinerario
Fino alla Foce di Giovo si segue il segnavia CAI 175. Seguendo i segnali bianco-rossi si imbocca un vicolo che porta ad una piazzetta, dove si gira bruscamente a sinistra (via G. Mazzanti). Si passa sotto un archivolto (via Fossato) e si continua poi a zigzag tra le case fino a giungere in via Orzale, che taglia verso destra. Usciti dal paese ci si congiunge ad una stradina asfaltata che si segue verso destra per poche decine di metri (a sinistra si diparte il segnavia 190 per la Foce dei Lizzari).
Scendendo dolcemente si giunge ad un tornante, dove a sinistra, nel bosco, riprende la mulattiera segnalata. Passati accanto ad alcuni piccoli orti, si risale un tratto aperto dal fondo roccioso e si guada il Canale Doglio, quindi si giunge ad un bivio presso una cappelletta (quota 880). Si lascia a destra l’ampia traccia per la Capanna Garnerone si continua a sinistra lungo il sentiero 175, che sale dolcemente nel castagneto. Più in alto il sentiero inizia a farsi più ripido, e i castagni lasciano spazio alle conifere (abeti rossi e pini); si sale quindi con una lunga serie di regolari tornanti, che permette di prendere quota abbastanza velocemente.
Quando il bosco inizia a diradarsi si trova un primo rudere, accanto al quale sgorga una fonte (quota 1215). In salita sempre più ripida, si attraversano gli ultimi boschetti e si esce definitivamente all’aperto ai piedi del ripido versante superiore, con la Foce di Giovo ben evidente. Il sentiero, ben tracciato tra erba e massi, passa accanto ai numerosi ruderi delle Capanne di Giovo, quindi giunge ad un importante bivio (quota 1300 circa).
Le Capanne di Giovo sono un folto gruppo di ruderi, costruzioni che un tempo erano utilizzate dai pastori di Vinca. A destra si diparte il sentiero 37, che guida alla Capanna Garnerone. Salendo invece a sinistra senza sentiero, in direzione delle pareti del Pizzo d’Uccello, si va in poco tempo a raggiungere il sentiero 191, proveniente dalla Foce dei Lizzari; seguendolo a destra, si sale prima a ripidi tornanti tra rocce scistose, poi si superano alcuni metri di roccette che richiedono l’uso delle mani e si sbuca sul crinale alla Foce del Giovetto. Questa costituisce una variante più diretta e più impervia al percorso principale qui descritto.
Si continua dritti lungo il sentiero 175, che risale il ripidissimo versante sovrastante con brevi svolte e tratti lungo la massima pendenza, tra erba, massi, ginepri e vaccinieti. Solo alla fine la pendenza si fa più dolce e, con un traverso a sinistra, la traccia si porta alla Foce di Giovo (1502 m).
Ampia sella erbosa sullo spartiacque tra la valle di Vinca e la Val Serenaia, è meta tradizionale nelle escursioni sulle Apuane; il toponimo è molto comune, e ha il significato di “monte” o “giogaia”. Qui il panorama si apre appunto sulla Val Serenaia, sulla conca di Orto di Donna e sulla gigantesca mole del Monte Pisanino.
Sul passo si trova un crocevia, dove bisogna andare a sinistra (segnavia 181), in direzione dell’imponente piramide sommitale del Pizzo d’Uccello. Il sentiero aggira sulla destra un cocuzzolo roccioso, entrando in un boschetto di faggi contorti ed effettuando alcuni brevi saliscendi su terreno roccioso un po’ scomodo. Presto si riceve da destra il segnavia 37 che sale dal Rifugio Donegani, e ci si riporta nei pressi della cresta. Con alcune curve e saliscendi tra gli alberi si aggirano anche i dossi successivi, quindi si esce all’aperto alla Foce del Giovetto (1499 m).
È una stretta selletta, poco distante dalla Foce di Giovo e meno importante, posta proprio ai piedi della piramide del Pizzo d’Uccello.
Trascurando a destra il segnavia 181 (per Foce Síggioli) e a sinistra il 191 (per Foce dei Lizzari), si prosegue dritti seguendo l’indicazione per il Pizzo d’Uccello. Il sentiero, non numerato ma segnalato, sale tra erba, sfasciumi e qualche macchia di faggio nei pressi della cresta, fino ad arrivare alla base del primo risalto roccioso. Lo si risale per un angusto canalino (I+; è il passaggio più impegnativo, non esposto) e poi per una serie di gradini e cengette. Ad un certo punto riprende il sentiero che sale ripido per un tratto erboso, quindi si inizia a risalire il secondo risalto roccioso, non particolarmente impegnativo, ma con un passaggio un po’ esposto nella parte alta.
I segnavia guidano ancora in ripida salita per canalini rocciosi, sfasciumi e facili gradini; un passaggio più ostico con rocce lisce è facilmente evitabile aggirando uno spuntone a destra e poi ritornando a sinistra per un canalone erboso. Più in alto il versante si trasforma in un ampio dorso roccioso, che, su terreno più agevole, porta ad una piccola anticima. Si scende quindi ad uno stretto intaglio, superando un piccolo groppo roccioso; i segnavia indicano di percorrerlo sul filo di cresta, assai esposto, ma il groppo è facilmente aggirabile sulla sinistra per tracce di sentiero, perdendo pochi metri di dislivello. Si supera un ultimo breve gradino, poi, salendo gli ultimi metri di rocce rotte, si giunge in vetta al Pizzo d’Uccello (1783 m).





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