Vico Valle – Bivacco Fagianelli – Passo dell’Aquila – Monte Aquila
Caratteristiche
Difficoltà: EE
Dislivello in salita 1430 m circa
Dislivello in discesa: 100 m circa
Tempo: 3.45 – 4.30 ore
Ultima ricognizione: Giugno 2021
Percorso lungo e impegnativo, in ambiente assai appartato e selvaggio. La prima parte si svolge nel vallone del Torrente Redivalle, caratterizzato da spettacolari cascate. Sorpassato il Bivacco Fagianelli, il percorso si fa più impegnativo, prima nell’alveo del torrente, poi lungo un faticoso sentierino che si inerpica nella faggeta: nel tratto tra le Capanne di Curtiglia e il Monte Dongo bisogna prestare parecchia attenzione perchè la traccia è molto vaga e i segnavia praticamente assenti. Giunti al Monte Dongo, il percorso si fa più evidente, e porta al Passo dell’Aquila e al Monte Aquila. In caso di piena, i numerosi guadi lungo il Redivalle possono risultare difficoltosi. Curiosamente, le quote riportate sulle paline segnavia nel vallone del Redivalle sono ampiamente sovrastimate (anche di 50 m!).
Accesso
Usciti dall’autostrada ad Aulla o a Pontrémoli, ci si porta a Villafranca in Lunigiana, da cui si devia in direzione di Bagnone. Si attraversa il caratteristico centro storico di Bagnone, poi si va a sinistra, quindi ancora a sinistra e infine a destra, seguendo le indicazioni per Vico. Giunti a Vico Chiesa, si gira a sinistra e, in pochi minuti, si è a Vico Valle (442 m).
Tra le borgate di Vico, si tratta della più vasta e popolosa. È praticamente attaccata alla borgata Montale, che si trova poco più in alto: per questo, su alcune carte è riportato il toponimo Valle-Montale.
Itinerario
Dal piccolo parcheggio di Vico Valle, si prosegue a piedi lungo la strada asfaltata che sale dolcemente tra le case. Usciti dal villaggio, la rotabile diventa sterrata, e taglia prima in piano e poi in lieve discesa nel bosco. Si supera il Torrente Redivalle sul Ponte di Valle (454 m) e, subito dopo, si incontrano le paline che indicano l’inizio del percorso escursionistico per il Bivacco Fagianelli (segnavia CAI 122).
Se si dispone di un’automobile dal fondo non troppo basso, è possibile parcheggiare qui, risparmiando circa 1 km di strada a piedi.
Si abbandona la sterrata e si imbocca a destra il sentiero segnalato che, dopo alcuni gradini in legno, diventa acciottolato e sale con alcuni tornanti nel castagneto. In località Bivio Panigale (517 m) si trova un crocevia di strade sterrate: trascurando le diramazioni per il Passo della Colletta e il Monte delle Ciliege, si imbocca la sterrata più a destra. Lo stradello prende quota nel bosco, addentrandosi nel vallone del Torrente Redivalle; tra gli alberi si intravede il gigantesco cupolone del Monte Brusà. Dopo poco più di 1 km, le paline indicano di abbandonare la sterrata per imboccare a sinistra un sentiero che sale più decisamente nel folto sottobosco.
Giunti ad un bivio (quota 650 circa), si trascura il raccordo con il sentiero 122a e si continua a destra, seguendo il segnavia 122. Il sentiero, che a tratti conserva l’antico fondo acciottolato, si innalza in diagonale sul fianco destro idrografico del vallone, molto alto sul fondovalle. Alternando lunghe salite a brevi tratti in contropendenza, si assecondano le forme del rilievo, attraversando alcuni ripidi impluvi in genere secchi; il castagneto lascia spazio ad un bosco misto a prevalenza di querce. Il sentiero si avvicina gradualmente al fondovalle: ad un certo punto, si scende a destra per lastroni rocciosi (cavo metallico utile come corrimano) e si entra nell’alveo del Torrente Redivalle (quota 880 circa). Si guada il torrente, aiutandosi con il cavo metallico e alcune staffe, quindi si riprende il sentiero che giunge ad un bivio. Si gira a sinistra (poco evidente!) e si sale in breve ad un tornante dove si trova un altro bivio.
Sulla sinistra una breve diramazione guida ad una bella cascata alta una decina di metri, già visibile dal sentiero; la cascata precipita in una pittoresca pozza tondeggiante.
Si piega a destra e, salendo in diagonale tra i faggi, si sbuca nella radura dove sorge il Bivacco Fagianelli (o Rifugio Attilio; 907 m; 1.20 – 1.40 ore da Vico Valle).
Il nome corretto sarebbe “Rifugio Attilio”, ma il toponimo più diffuso, riportato anche sulle paline escursionistiche, è “Bivacco Fagianelli”. Si tratta di una bella costruzione in pietra, situata in un luogo assai selvaggio ed appartato, chiuso tra imponenti contrafforti boscosi. È stato realizzato restaurando una delle antiche Capanne dei Fagianelli, antico insediamento pastorale a metà strada tra Vico e le Capanne di Curtiglia.
Sulla sinistra si diparte un sentiero, non segnalato ma piuttosto evidente, che valica un costone roccioso con un passaggio assai esposto e si affaccia sull’impressionante Cascata dei Fagianelli. Si tratta della cascata più alta della Lunigiana: precipita per circa 40 m in un unico salto. Con molta attenzione, si può scendere per una pietraia di enormi massi (spesso umidi e scivolosi) e portarsi al minuscolo laghetto posto alla base della cascata (difficoltà: EE).
Lasciata a sinistra la diramazione per la Cascata dei Fagianelli, si piega a destra lungo una traccia poco evidente che contorna a monte il piccolo rifugio. Rientrati nella faggeta, si giunge ad un bivio.
Sulla destra ha origine un sentierino indicato da segnavia bianco-azzurri; la traccia, parecchio impervia (difficoltà: EE), guida in poco più di un’ora alla località Scaluccia (1240 m), dove si incontra il sentiero segnalato che collega Vico Monterole al Bivacco Matale.
Si gira a sinistra e si sale fino alla base di una parete rocciosa; il sentiero doppia un contrafforte e inizia a scendere in diagonale, alto sulla forra dove scende la Cascata dei Fagianelli. Si trascura una diramazione a sinistra con indicazioni per un “punto panoramico” (sconsigliata: la traccia è molto esposta e il panorama ben poco), quindi si scende nel greto sassoso del Torrente Redivalle a monte della forra (quota 980 circa). Si guada il torrente per due volte, quindi, seguendo attentamente i segnavia, si rimonta l’argine sulla sponda sinistra idrografica. Dopo circa duecento metri si attraversa il corso d’acqua per l’ultima volta; si procede tra grandi massi levigati, quindi si gira a sinistra e si sale ad una palina segnavia (quota 1010 circa).
Si piega ancora a sinistra, allontanandosi dal greto del torrente e attaccando la ripida salita per le Capanne di Curtiglia. Il sentiero, a tratti poco evidente ma ben segnalato, si inerpica con numerose svolte nella faggeta, aggirando alcuni affioramenti rocciosi; di tanto in tanto si toccano alcuni punti panoramici sulla severa testata del vallone del Redivalle. Quando il versante diventa più dolce, si giunge ad un bivio dove si incontra il segnavia 122a, proveniente dal Monte delle Ciliege. Si va a destra e, passati nei pressi della radura dove sorgono le diroccate Capanne di Curtiglia, si trova un altro bivio (quota 1275).
Le Capanne di Curtiglia, altro antico insediamento pastorale ormai completamente diruto, sorgono in una radura arbustiva circondata dai faggi a quota 1260 circa; rimangono qualche decina di metri più a nord del sentiero segnalato, da cui si intravedono appena.
Dal bivio di quota 1275, la diramazione di destra porta in pochi minuti ad un monumento in ricordo di Gianni Mori. Il sentiero poi prosegue, assai impervio e delicato, attraverso la testata del vallone del Redivalle, guidando fino ai pressi del Monte Federici, dove transita il sentiero CAI 120.
Si va a sinistra, salendo in diagonale tra i faggi in direzione di un costone; prima di arrivarci si svolta a destra e si continua in faticosa ascesa su una traccia poco marcata che effettua numerosi tornanti. Giunti quasi al limite della faggeta, la traccia e i segnavia sembrano scomparire: si rimonta un piccolo impluvio fino all’ultimo faggio, dove, senza entrare nel sovrastante prato, si svolta a destra. Procedendo in dolce salita a mezza costa, il tracciato si fa più marcato e infine esce dal bosco, conducendo ad un piccolo pulpito roccioso che offre un bel panorama (ometto; quota 1390 circa).
Si piega a sinistra e, con due ripide svolte, ci si porta sul sovrastante costone di erba e rocce, da cui la vista si apre sull’intera Lunigiana. Seguendo fedelmente il filo del ripido costone, e tralasciando le tracce che si allontanano sui due versanti (a volte più evidenti e invitanti del tracciato principale), si attraversano alcune macchie di faggi; improvvisamente, si sbuca sul contrafforte meridionale del Monte Aquila in corrispondenza della Sella del Monte Dongo (1510 m). Qui si incontra il sentiero con segnavia 124, proveniente dal sottostante Rifugio Porcili.
La poco marcata vetta del Monte Dongo (1513 m) può essere raggiunta con una deviazione verso sinistra, seguendo il crinale quasi pianeggiante per una cinquantina di metri. Si tratta di un aereo balcone panoramico sulla Lunigiana e sulle Alpi Apuane.
Si segue l’evidente sentiero segnalato verso destra, lungo il costone in direzione del Monte Aquila per alcune decine di metri, poi ci si sposta sul versante occidentale. Il sentiero attraversa un boschetto di faggi, in cui alcuni rami caduti rendono la progressione un po’ scomoda. Effettuati due tornanti, si esce nuovamente all’aperto e si inizia il lungo traverso sul versante occidentale del Monte Aquila.
Dopo un tratto iniziale leggermente esposto, in lieve discesa, il percorso si fa agevole: l’antico sentiero sale dolcemente, sfruttando le cenge erbose tra gli imponenti strati arenacei che costituiscono la montagna. Con bella vista sui severi dirupi dei monti Aquilotto e Marmagna, si effettua una breve discesa e si raggiunge la Fontana Meda (1608 m). Il sentiero riprende a salire più decisamente in diagonale, effettuando alcuni tornantini e superando qualche elementare gradino roccioso. Con le ultime svolte, indicate da picchetti segnavia, si risale il ripido pendio erboso che fa capo al Passo dell’Aquila (1703 m).
Marcata sella dello spartiacque principale appenninico, posta tra il Monte Aquilotto e il Monte Aquila. Nonostante sia un valico elevato ed impervio, era percorso già nel Medioevo come collegamento tra la Lunigiana e la Val Parma. L’antica mulattiera di valico, originariamente nota come “Via Nova”, venne ribattezzata “Via dei Matti” quando, nel XX secolo, iniziarono a passarci i primi escursionisti.
Si svolta a destra, seguendo il sentiero 00 di crinale che sale tra erba e cespugli di mirtillo. Un breve tratto ripido porta ad una croce metallica in ricordo di Secondo Barazzoni; da qui si prosegue più dolcemente fino alla vicina vetta del Monte Aquila (1779 m).
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