Difficoltà: E/EE
Dislivello in salita: 850 m circa
Tempo: 4.45 – 5.20 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Aprile 2025

Il Monte Dosso rivolge a Varsi il suo imponente versante nord, coperto da foltissimi boschi. Poco a ovest del paese, questo versante è inciso dal ripido vallone del Rio Golotta, che forma alcune suggestive cascate. Seguendo un sentiero un po’ impervio, si possono visitare le cascate, per poi proseguire più agevolmente fino alla cima della montagna. Per la discesa si propone un giro più largo, che infine porta al grazioso Lago di Varsi e al punto di partenza. Le modeste difficoltà sono concentrate in due tratti: la risalita del Rio Golotta, più che altro a causa della poca manutenzione, e un breve tratto franato, piuttosto esposto, sulla via del ritorno.

I tratti impervi possono essere evitati per mezzo di varianti: in questo modo si può costruire un anello da Varsi al Monte Dosso di difficoltà E. Non avendo percorso queste varianti, le descriverò molto sommariamente in fondo alla presente pagina.

a) Usciti dal casello di Fornovo di Taro, si imbocca la provinciale che risale la Val Ceno, passa da Varano de’ Melegari e giunge a Varsi.
b) Si esce dall’autostrada Genova-Livorno a Lavagna e si va a destra per salire a Carasco. Si prosegue a destra verso Borzonasca ma, giunti a Mezzánego, si gira ancora a destra per il Passo del Bocco. Si scende in territorio emiliano fino a Bedonia, da cui si svolta a sinistra per Bardi: si scavalca il Passo di Montevacà e si entra in Val Ceno. Superato Bardi, si scende ancora lungo la valle fino a Varsi (421 m).

Il paese sorge su un ripiano ondulato ai piedi del Monte Dosso, sospeso rispetto al Torrente Ceno che scorre un centinaio di metri più in basso. Nella zona, gli insediamenti più antichi, risalenti all’Età del Bronzo, si erano sviluppati più in alto, presso l’attuale frazione Rocca. Il vero e proprio paese di Varsi iniziò a sorgere durante il VIII secolo, quando venne edificata la prima Pieve di San Pietro Apostolo. Nel X secolo, per volere della diocesi di Piacenza, vi fu costruito un castello, di cui oggi rimangono alcuni resti ben conservati: il corpo centrale abitativo, un’ala laterale (con aggiunte e modifiche del XVIII e del XX secolo) e tre torri angolari.

Da Varsi si segue la strada provinciale in direzione di Bardi. Giunti quasi al margine del paese, subito prima di un breve ponte, si imbocca a sinistra una sterrata che porta su una stradina asfaltata parallela alla provinciale. Si piega a destra, si percorre un sottopasso e si imbocca una larga mulattiera che sale passando a monte delle ultime case. La mulattiera sale nel bosco fino ad incontrare la strada provinciale che collega Varsi a Rocca (quota 473).
Si segue la rotabile verso destra per pochi metri, quindi si imbocca a sinistra una stradina cementata che sale più decisamente (segnavia CAI 814b, indicazioni per le Cascate del Rio Golotta). Giunti ad una curva al margine di un prato, accanto ad un casone, si trova un trivio indicato da paline rotte (506 m). Qui bisogna abbandonare la stradina cementata, e trascurare anche l’evidente carrareccia che sale a destra: bisogna invece imboccare, ancora più a destra, una pista che procede in dolce salita costeggiando una fila di alberi. Doppiato un contrafforte, si entra nel vallone del Rio Golotta, e lo si rimonta sul fianco destro idrografico fino al Funtanein (560 m circa).
La pista prosegue parallela al rio sottostante, e si restringe gradualmente a sentiero, un po’ rovinato a causa del dilavamento. Dopo un tratto malagevole, ci si congiunge con un’altra pista proveniente dal basso, e la si segue in salita verso sinistra. Effettuata una curva, si giunge ad un bivio dove i segnavia portano a destra (indicazione per “cascate”). Poco più avanti, si è in vista della prima Cascata del Rio Golotta (610 m circa), raggiungibile con una breve deviazione a destra.
Il sentiero principale prosegue a sinistra con una rampa ripidissima e malagevole. Quando il cammino è sbarrato dai rovi, si piega a sinistra su un tracciolino poco evidente che presto si congiunge con una mulattiera più ampia. La si segue verso destra in ripida salita, fino a che anch’essa non diventa impraticabile. Svoltando ancora a destra, si imbocca un sentiero inerbito che sale più dolcemente e porta alla seconda Cascata del Rio Golotta (650 m circa).

È possibile avvicinarsi alla cascata con una breve deviazione a destra. La seconda cascata è la più alta delle tre principali formate dal Rio Golotta: precipita per una decina di metri da una balza di rocce stratificate assai rotte.

Senza raggiungere la cascata, il sentiero piega a sinistra e sale lungo la massima pendenza nel bosco. Si imbocca poi a sinistra una pista che sale più dolcemente in diagonale ma, dopo poche decine di metri, la si abbandona per inerpicarsi ancora a destra tra gli alberi. Più in alto, si sbuca su una larga strada sterrata (quota 700 circa).

Andando a destra, si ritorna in breve sul Rio Golotta, che viene guadato sul ciglio della terza cascata.

Al bivio, bisogna trascurare l’indicazione per il Monte Dosso – che porterebbe a fare un giro molto più lungo – per andare a sinistra (segnavia 814a, indicazioni per Pian del Mujan). La pista taglia in dolce discesa e in piano, portando in pochi minuti ad un altro bivio con paline (località Pian del Mujan; 699 m). Seguendo il segnavia 814b (indicazioni per Monte Dosso e Passo Bandiera) si imbocca a destra una pista che sale nel bosco misto di latifoglie.
Effettuate due ampie curve, si giunge ad un bivio presso un rudere. Si va a sinistra e presto si giunge in località Pianei (820 m), dove si costeggiano un muro a secco ed altri ruderi. Dopo una rampa assai ripida, si confluisce in un’altra pista, che va seguita verso destra. Si sale attraverso un’area di bosco diradato, quindi si giunge ad un bivio dove si va a destra (cartello indicatore in legno). Al bivio successivo (quota 1050 circa), si abbandona la pista di esbosco per prendere a sinistra un sentiero che attraversa la piazzola di una carbonaia. Si rimonta poi un altro tratto ripido, con il fondo costituito da caratteristici lastroni rocciosi.

Lungo questa rampa si possono osservare le due litologie principali che costituiscono il flysch di Farini d’Olmo, che affiora ampiamente sul Monte Dosso. Il primo lastrone, di colore brunastro, è un’arenaria. Vi si possono osservare le impronte fossili delle piste di antichissimi vermi che attraversavano il sedimento in cerca di cibo. Il secondo lastrone, di colore grigio chiaro, è una marna. Anche qui si possono osservare impronte fossili di antichi organismi, che tuttavia hanno un aspetto diverso da quelle presenti nell’arenaria: molto più sottili e ramificate, tanto da ricordare piccole radici.

Il sentiero prosegue in ripida e faticosa salita nella faggeta, fino a guadagnare l’ampio contrafforte nord del Monte Dosso (quota 1160 circa). Qui si trova un bivio: si trascura la ripidissima variante diretta, che rimonta il contrafforte fino alla cima, per prendere il sentiero a destra (segnavia 814a). Questo sale più dolcemente in traverso, passando da un punto panoramico su Varsi. Il sentiero man mano si allarga e, tagliando a mezza costa, si porta sul costolone ovest della montagna. Qui si incontra la strada sterrata proveniente da Rocca di Varsi. Si piega a sinistra rimontando il costone boscoso. Ad un ultimo bivio si va a sinistra e in breve si sbuca nella bella radura sommitale del Monte Dosso (1244 m; 2.30-2.50 ore da Varsi).

Scendendo brevemente a destra, si ritrova la pista principale che contorna la cima a sud. Si piega a sinistra (est) e si inizia a scendere, giungendo in breve alla sella (1223 m) tra le due cime del Monte Dosso.

Vale la pena uscire dalla pista segnalata e rimontare il caratteristico costone di erba e ghiaie che porta alla cima est del Monte Dosso (1244 m), molto più panoramica rispetto alla cima principale. Su alcune carte (tra cui OpenStreetMap) è indicato un sentiero che prosegue oltre la cima e si congiunge con la pista segnalata più in basso. Tuttavia è sconsigliabile, in quanto si perde nel bosco e non è facile da seguire; molto meglio ritornare alla sella tra le due cime e riprendere la pista principale.

La pista piega a destra e contorna la cima est del Monte Dosso, passando alla base del suo versante ghiaioso. Rientrati nel bosco, si passa nei pressi di una fonte (raggiungibile con una breve deviazione), quindi si incontrano due bivi dove si va a sinistra. Il tracciato piega gradualmente verso nord, poi, lasciate a sinistra due diramazioni, effettua un ampio tornante. A quota 1045 si riceve da destra un’altra pista; procedendo verso sinistra, si giunge in breve ad un altro bivio. Qui si trascurano temporaneamente i segnavia per andare a sinistra: la pista scende dolcemente al margine di una panoramica zona prativa, e porta direttamente alla Ca’ del Dosso (1010 m), dove si ritrovano i segnavia.
Contornata a monte la casa, si continua su una carrareccia che taglia prima in piano, poi in discesa diagonale al margine di una bella radura. Si raggiunge quindi il contrafforte est del Monte Dosso e lo si percorre quasi in piano. Ad un primo crocevia (quota 950 circa) si lascia a sinistra una pista marcata da segni rossi; proseguendo ancora in piano lungo l’ampio costolone coperto dalle querce, si giunge al Passo Bandiera (937 m).
Si piega a sinistra (segnavia 814) lungo una pista che si abbassa sul versante del Ceno. Attraversato il piccolo Rio della Verdera (o del Torchio), si doppia un contrafforte e si giunge in una bella conca coperta dai faggi dove si trova un bivio (quota 840 circa). Si piega a sinistra, attraversando la conca con percorso pianeggiante, poi si curva a destra e si riprende a scendere. Al bivio successivo si va a sinistra. Dopo un tratto incavato, si incontrano altri due bivi in rapida successione: al primo si va a destra e al secondo si va a sinistra, attraversando il Rio Freddo (Riò Fred; 775 m).
Il largo sentiero continua a mezza costa, in dolce discesa, e passa accanto ad una costruzione dell’acquedotto (il Casone). Poco più avanti, una frana interrompe il percorso: gli ultimi pochi metri, dove il sentiero è franato del tutto, richiedono molta attenzione e passo sicuro. Il percorso riprende agevole e, con un lungo diagonale, giunge sul poco marcato costone in località l’Archeta (710 m circa), dove si riceve da sinistra un’altra carrareccia. Scendendo brevemente, si giunge ad un altro bivio dove si piega a sinistra, incontrando subito un’altra costruzione dell’acquedotto (località in Valle). Al bivio successivo si va a destra e si attraversa il piccolo Rio Crosa.
Doppiato un altro costone (località Faset; 652 m), la pista scende ancora lungamente in diagonale per un ripido versante, con qualche scorcio panoramico sulla Val Ceno e sul Monte Santa Cristina. Quando il versante si fa più dolce, si costeggia una zona di vecchie terrazze abbandonate ed invase dalla boscaglia (Camp dal Gram), per poi arrivare ad un importante bivio indicato da numerose paline (quota 537). Scendendo a destra, la sterrata principale conduce in breve alla borgata Peracchi (510 m), ormai in vista del paese di Varsi.
Passati tra le case, si incontra una stradina asfaltata, e la si segue verso destra in piano. Ad un bivio si va a sinistra e si giunge alla vicina borgata Perotti (498 m). Girando ancora a sinistra, si imbocca una strada sterrata che scende attraverso un boschetto. Si piega poi a destra e, costeggiate alcune villette, si incontra un’altra rotabile asfaltata, in località Leonardi (475 m). Si scende a sinistra su asfalto e, effettuati due tornanti, si contorna la conca del grazioso Lago di Varsi (438 m), raggiungibile con una breve deviazione a sinistra.

Il lago, situato in una bella conca erbosa poco al di fuori del paese, si estende per circa 10000 mq, e raggiunge una profondità di circa 8 metri. Secondo la leggenda, sarebbe stato originato dall’azione divina: un tempo, al posto del lago si trovava un convento molto ricco. Quando un giorno i monaci si rifiutarono di aiutare una donna che chiedeva cibo per i suoi figli, Dio decise di punirli. Fece sprofondare il convento, al cui posto si formò un lago. In effetti, l’origine naturale del lago non è così lontana da ciò che racconta la leggenda: esso giace sul corpo di una gigantesca paleofrana che in tempi remoti si staccò dal versante nord del Monte Dosso. Il corpo della paleofrana, oggi inattiva e caratterizzata da un paesaggio dolce e ondulato, accoglie anche il paese di Varsi.

Proseguendo lungo la stradina asfaltata, si supera la soglia che chiude la conca del lago. Con una breve discesa, si confluisce nella strada provinciale della Val Ceno che, verso sinistra, riporta in breve nel centro di Varsi (2.15-2.30 ore dal Monte Dosso).

Variante n. 1 – per evitare le Cascate del Rio Golotta. Si segue il percorso di salita fino al trivio di quota 506. Qui si prosegue a sinistra lungo la stradina cementata, che conduce alla località la Costa (549 m). Si prosegue su sterrata, doppiando un contrafforte e giungendo ad un bivio. Si va a destra e, con una ripida salita, si va ad intercettare la strada sterrata marcata dal segnavia 814a. La si segue verso destra: ad un bivio si va a sinistra in salita, poi si taglia a mezza costa fino al crocevia in località Pian del Mujan, dove ci si ricongiunge con il percorso principale.

Variante n. 2 – per evitare il tratto franato lungo il percorso di discesa. Si segue il percorso di discesa fino al crocevia di quota 950, sul contrafforte est del Monte Dosso. Qui si piega a sinistra lungo una pista marcata da segnavia rossi, che scende ripida nel bosco fino ad una conca (Riv dal Mansein, 820 m circa). Al crocevia si continua dritti, salendo brevemente per doppiare un contrafforte, quindi si continua in discesa diagonale nel bosco. Ci si ricongiunge con il percorso principale al bivio in località l’Archeta.

La Pieve di Varsi
La Pieve di Varsi (12 aprile 2025)
La seconda Cascata del Rio Golotta
La seconda Cascata del Rio Golotta (12 aprile 2025)
Bivio sul contrafforte nord del Monte Dosso
Bivio sul contrafforte nord del Monte Dosso (12 aprile 2025)
La cappelletta sulla cima del Monte Dosso
La cappelletta sulla cima del Monte Dosso (12 aprile 2025)
Panorama dalla cima est del Monte Dosso
Panorama dalla cima est del Monte Dosso, con il Monte Barigazzo in primo piano (12 aprile 2025)
Paline al Passo Bandiera
Paline al Passo Bandiera (12 aprile 2025)
Il Lago di Varsi e il Monte Pratobello
Il Lago di Varsi e il Monte Pratobello (12 aprile 2025)

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