Ugliancaldo – Cresta della Capradossa – Foce Síggioli – Foce del Giovetto – Pizzo d’Uccello
Caratteristiche
Difficoltà: EE fino alla Foce del Giovetto, poi F
Dislivello in salita: 1200 m circa
Tempo: 4 – 5 ore
Ultima ricognizione: Agosto 2017
Percorso lungo e impegnativo, ma tra i più belli di questa zona delle Apuane: si rimonta infatti la Cresta della Capradossa, che è essenzialmente il contrafforte nord del Pizzo d’Uccello. Dopo una lunga salita per boschi e praterie si giunge al vero e proprio percorso di cresta, che è assai spettacolare: una cavalcata molto aerea (il filo di cresta è particolarmente esile) con panorami straordinari, dal vicino Monte Pisanino all’Appennino Tosco-Emiliano e alla Lunigiana.
Lo sguardo è però polarizzato dall’enorme e vertiginosa parete nord del Pizzo d’Uccello, una muraglia verticale di dolomie alta quasi 1000 metri. Giunti alla Foce Síggioli, piccolo valico ai piedi della cuspide del Pizzo, si traversa tutto il suo versante orientale fino alla Foce del Giovetto, da cui si diparte la “via normale” alla vetta. Ovviamente il percorso è riservato ad escursionisti allenatissimi ed esperti, sia per l’esposizione di alcuni passaggi sulla Capradossa, sia per i passi di arrampicata sulla normale alla vetta del Pizzo.
Accesso
a) A piedi da Equi Terme.
b) Si esce al casello autostradale di Aulla e si seguono le indicazioni per la Foce dei Carpinelli. Giunti a Codiponte si abbandona la strada principale e si svolta a destra per Casciana e Ugliancaldo.
Il paese si trova allungato sul crinale tra la valle del Torrente Aulella e la valle del Torrente Lucido (dove si trova Equi Terme). Un tempo era formato da due frazioni, chiamate Ugliancaldo e Uglianfreddo; il terremoto del 1837 distrusse completamente il borgo di Uglianfreddo, e danneggiò notevolmente anche quello di Ugliancaldo. Il toponimo deriva probabilmente dal gentilizio romano Ulius.
Si prosegue lungo la strada asfaltata verso Minucciano per ancora mezzo chilometro circa, fino alla Maestà (754 m). Qui si parcheggia.
Nella cappelletta, posta sul lato destro della strada, si trova un’icona marmorea di Maria Santissima del Conforto, fatta costruire da Bernardino Cacciaguerra nel 1799.
Itinerario
A fianco della Maestà ha origine il segnavia 181, che segue una buona mulattiera in dolce salita nella boscaglia. In breve tempo si giunge presso l’edicola sacra di Sant’Antonio (783 m), subito oltre la quale si trova un bivio. Si presentano quindi due possibilità:
a) Si va a sinistra, seguendo i segnavia bianco-rossi, lungo un’ampia mulattiera a tratti sconnessa che passa accanto ad un altro monumento sacro dedicato alla Madonna e ad un vecchio abbeveratoio. Si continua in lieve salita tra bosco e radure fino ad un bivio dove si gira a destra; il sentiero sale quindi decisamente nel bosco di faggi con alcuni tornanti, poi esce all’aperto (località i Prati) e sale in diagonale offrendo vasti panorami. A quota 1247 si giunge su un costoncino poco sopra ad un piccolo monumento marmoreo, e si incontra il sentiero della variante “b”.
b) Si gira a destra, lungo un sentiero che costeggia una recinzione e taglia con brevi saliscendi un versante in buona parte boscoso; nella prima parte il sentiero non è segnalato, poi ricompaiono i segni bianco-rossi anche qui con numero 181. Attraversato un torrentello, si trova un ulteriore bivio: si va a sinistra lungo una buona mulattiera che sale a tornanti nel bosco, poi passa per un caratteristico intaglio tra due roccioni e va a raggiungere il filo di un ripido costone (quota 1100 circa). Qui si incontra il poco evidente sentiero 192, proveniente dalla gola del Solco di Equi. Il sentiero, ripido e sassoso, si inerpica per il costone tra boschetti e radure, offrendo le prime belle viste sul Pizzo d’Uccello. Si supera un piccolo monumento in marmo e, dopo una breve risalita, si ritrova il sentiero della variante “a” (quota 1247).
Il sentiero continua a salire ripido per prati e in breve raggiunge il ripianetto erboso in località Baldozzana (1286 m), dove si trova un importante bivio.
Da sinistra sopraggiunge il sentiero 189, proveniente da Gramolazzo e dalla Foce di Rifogliola.
Si continua dritti lungo il sentiero 181, che sale ripido tra boschetti e radure fino alla poco marcata sommità del Poggio della Baldozzana (1338 m), da cui la vista si apre anche sul Monte Pisanino. Si prosegue per il costone ondulato con brevi tratti aperti, quindi si entra nella faggeta e si inizia a salire ripidi. Il sentierino si inerpica tra alberi e rocce affioranti, quindi esce all’aperto all’inizio della Cresta della Capradossa; si rimonta il primo ripido tratto di cresta per erba e roccette, fino ad un esile cocuzzolo. Segue la parte più affilata e spettacolare del costone; si rimonta il filo quasi orizzontale ma assai esposto, che con un breve saliscendi porta al cocuzzolo più alto della Capradossa (1464 m).
Sempre con particolare attenzione si effettua una breve discesa, si supera un tratto roccioso pianeggiante e si giunge su un terzo cocuzzolo, da cui la cresta si abbassa decisamente. Si sorpassa un altro tratto su roccette esposte e aeree, poi si scende su sentierino tra erba e lame rocciose; poco più avanti il sentierino si sposta sul versante sinistro per aggirare un tratto di crinale troppo affilato. Si riceve da destra il sentierino proveniente dalla Ferrata Tordini-Galligani, quindi si giunge in breve alla Foce Síggioli (1396 m).
Selletta assai impervia sul crinale affilatissimo della Capradossa, con versante ripidissimo boscoso a est e impressionanti dirupi a ovest; permette la visuale più spettacolare e ravvicinata sulla parete nord del Pizzo d’Uccello. Da qui è possibile salire direttamente alla vetta seguendo il tratto restante del crinale, assai esposto e malagevole; scavalcata un’anticima, il percorso va a congiungersi con la via normale che sale dal Giovetto (difficoltà: F).
Si trascura il segnavia 187 per il Rifugio Donegani e si continua lungo il 181, che segue ancora il crinale in discesa fino ad una successiva selletta, poi si sposta sul versante sinistro superando un traversino esposto su roccia ed entrando nella faggeta. Facendo ancora attenzione, perchè il versante è ripidissimo e il sentiero molto stretto, si taglia quasi in piano nel bosco, quindi si va a raggiungere la base di un canalone.
Si risale direttamente il canalone, tra roccette e alberelli (cavo metallico), quindi si riprende il sentiero che passa attraverso un’aerea forcella. Si taglia un altro tratto di versante assai ripido (due tratti esposti su roccia sono attrezzati con cavi metallici), quindi si supera un impluvio e si rientra nel bosco. Ora il sentiero si fa più largo e agevole; con alcuni saliscendi tra i faggi si arriva alla Foce del Giovetto (1499 m), dove si trova un crocevia.
È una stretta selletta, poco distante dalla Foce di Giovo e meno importante, posta proprio ai piedi della piramide del Pizzo d’Uccello.
Trascurando il segnavia 181 (che continua verso Foce di Giovo), a sinistra il 37 per il Rifugio Donegani e a destra il 191 (per Foce dei Lizzari), si gira a destra di quasi 180 gradi seguendo l’indicazione per il Pizzo d’Uccello. Il sentiero, non numerato ma segnalato, sale tra erba, sfasciumi e qualche macchia di faggio nei pressi della cresta, fino ad arrivare alla base del primo risalto roccioso. Lo si risale per un angusto canalino (I+; è il passaggio più impegnativo, non esposto) e poi per una serie di gradini e cengette. Ad un certo punto riprende il sentiero che sale ripido per un tratto erboso, quindi si inizia a risalire il secondo risalto roccioso, non particolarmente impegnativo, ma con un passaggio un po’ esposto nella parte alta.
I segnavia guidano ancora in ripida salita per canalini rocciosi, sfasciumi e facili gradini; un passaggio più ostico con rocce lisce è facilmente evitabile aggirando uno spuntone a destra e poi ritornando a sinistra per un canalone erboso. Più in alto il versante si trasforma in un ampio dorso roccioso, che, su terreno più agevole, porta ad una piccola anticima. Si scende quindi ad uno stretto intaglio, superando un piccolo groppo roccioso; i segnavia indicano di percorrerlo sul filo di cresta, assai esposto, ma il groppo è facilmente aggirabile sulla sinistra per tracce di sentiero, perdendo pochi metri di dislivello. Si supera un ultimo breve gradino, poi, salendo gli ultimi metri di rocce rotte, si giunge in vetta al Pizzo d’Uccello (1783 m).
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