Castello (Treschietto) – Capanna Batone – Monte Matto

Caratteristiche

Difficoltà: Variante “a”: EE. Variante “b”: E/EE
Dislivello in salita: Variante “a”: 1378 m. Variante “b”: 1450 m circa
Dislivello in discesa: Variante “a”: 0 m. Variante “b”: 80 m circa
Tempo: Variante “a”: 3.20 – 3.50 ore. Variante “b”: 3.50 – 4.30 ore
Ultima ricognizione: Maggio 2019

Lunghissima via d’accesso al Monte Matto dal versante che guarda la Lunigiana. Il percorso si svolge lungo una bella ma faticosa mulattiera, che fungeva da via di transumanza per i pastori locali. La mulattiera sale da Treschietto, paese di fondovalle, agli alpeggi di Batone e della Cocca, per poi proseguire verso i pascoli più alti del crinale. Si tratta di una via frequentata fin da tempi antichissimi, come dimostrano le numerose statue-stele lungo il percorso (piccoli “menhir”, poi cristianizzati con immagini sacre) e i tanti massi recanti incisioni rupestri dei tipi più svariati. Sul versante sud del Monte Matto dovrebbe trovarsi anche un piccolo altare megalitico, che però non è ancora stato rinvenuto dagli archeologi.
Nell’ultima parte, si possono seguire due varianti: la variante “a” è più breve e diretta, ma si svolge per vaghe tracce su ripidissimi pendii erbosi, ed è per questo consigliata solo ad escursionisti esperti. La variante “b” invece prosegue più comodamente fino al Passo di Badignana; bisogna comunque prestare un po’ di attenzione lungo il crinale tra il passo e il Monte Matto, a causa di alcuni passaggi su ripide roccette.

Accesso

Usciti al casello autostradale di Aulla (oppure, se si proviene dall’Emilia, a quello di Pontrémoli), ci si porta a Villafranca Lunigiana. Qui si imbocca la provinciale per Bagnone, da cui si continua in salita fino a Treschietto. Si prosegue lungo la strada provinciale fino ad un incrocio, dove si scende a sinistra in località Castello. Qui, di fronte ai ruderi del castello, si trova una piazza in cui si può parcheggiare (quota 459).

Treschietto è in realtà composto da quattro nuclei: Fenale, Castello, Querceta e Palestro. Il castello di Treschietto fu fatto costruire da Giovanni Malaspina, detto il Berretta (XIV secolo), nel 1698 passò ai Medici e, dal 1814 fino all’unità d’Italia, fece parte del Ducato di Modena. Oggi del castello rimangono solo i resti della cinta muraria e della caratteristica torre circolare, ben visibile anche da lontano. Secondo una leggenda, nei sotterranei sarebbe nascosto un vitellino d’oro, a tal punto agognato che si arrivò a demolire parti del castello per la sua ricerca. Ovviamente, nessuno lo ha mai trovato. Un’altra leggenda parla invece di un tale Giovan Gasparro Malaspina, che abitò il castello all’inizio del XVII secolo, a tal punto crudele con i suoi sudditi che venne soprannominato “il Mostro”.

Itinerario

Si ritorna indietro lungo la breve stradina asfaltata che riporta all’incrocio con la provinciale. Da qui si prosegue dritti lungo la diramazione che sale verso Querceto (segnavia CAI 118). Si giunge quindi ad un tornante da cui si diparte una carrareccia inerbita; la si imbocca ma la si lascia subito per salire a destra lungo una mulattiera lievemente infrascata (segnavia poco evidenti). La traccia sale in diagonale nella boscaglia contornando il Monte Lavacchio, poi, dopo un tratto poco evidente tra gli arbusti, sbuca su una strada sterrata (quota 606). Seguendo la sterrata verso sinistra, si giunge subito ad un bivio, dove si prende la diramazione che sale ancora a sinistra.
Raggiunto un pannello esplicativo si abbandona la sterrata, per continuare dritti lungo la mulattiera segnalata che permette di tagliare un lungo tornante. Ritornati sulla rotabile presso un boschetto di pini, la si rimonta fino ad un ampio spiazzo dove si trova un bivio (quota 746). Trascurando a destra la diramazione per la Torre ai Porri, si prende a sinistra una dissestata carrareccia che si addentra nel bosco. Presso un tornante la si abbandona per continuare dritti su un’ampia mulattiera sassosa, che sale in diagonale nel bosco; alcuni tratti su versante ripido sono protetti da ringhiere in legno. Si giunge così alla Fonte Cornale (quota 1030 circa), indicata da un cartello in legno.
La mulattiera prosegue nella faggeta, evitando la piccola vetta del Monte Cimarola, poi si porta sul crinale presso una selletta con rocce affioranti (quota 1123). Dopo un tratto con brevi svolte lungo il costone ci si sposta sul versante orientale, in ambiente più impervio con roccioni che affiorano tra gli alberi. Un breve traverso su fondo roccioso, comunque su traccia molto ampia, è attrezzato con catena. Rientrati nella faggeta, si continua in faticosa salita fino ad incontrare i primi ruderi di Batone, dove si trova un’altra statua-stele. Poco più avanti, con un breve tratto in piano, si passa subito sotto alla Capanna Batone (1346 m).

La capanna (Cavana Baton in dialetto) è raggiungibile con una brevissima deviazione sulla destra. Si tratta di un bel rifugetto in pietra, ricavato dalla ristrutturazione di un’antico ricovero per pastori. È composto di due locali: uno con tavolo, panche e branda (anche se ci sarebbe bisogno di manutenzione) e l’altro del tutto vuoto. Tutti i ruderi di Batone sono ciò che resta di uno dei numerosi insediamenti pastorali posti a mezza costa sul versante sud del Crinale dei Laghi; in questo caso rappresentavano il punto di appoggio lungo l’antica via di transumanza del Passo di Badignana.

Lasciata a sinistra una diramazione per il Bivacco Matale, si procede in piano passando accanto ad un’ultima capanna in pietra. In breve si ritorna sul crinale e si trova un altro importante bivio (quota 1365).

A sinistra si stacca il sentiero 118b, che sale direttamente al Passo di Badignana senza passare dalla Pianella di Lola; rappresenta quindi una scorciatoia rispetto alla variante “b” descritta qui di seguito. Il sentiero presenta però alcuni tratti esili e un po’ esposti (difficoltà: EE).

La mulattiera principale prosegue a destra, sul versante meridionale del Monte Nagutto, uscendo definitivamente dalla faggeta; un ripido traversone, interrotto da due brevi tornanti, porta a valicare un ampio e panoramico crinale erboso; la vista si apre improvvisamente sulla valle del Torrente Bagnone e sul crinale dal Monte Matto al Monte Bragalata. Il sentiero si perde nell’erba, e bisogna quindi procedere a vista attraverso un pianoro prativo, fino al rudere isolato in località ​la Cocca (quota 1586). Qui tracce e segnavia ritornano evidenti, e si presentano due possibilità:

a) Si trascura il sentiero segnalato, che effettua un tornante verso sinistra, per girare a destra lungo una traccia che sale in diagonale per prati. La traccia, all’inizio evidente, entra nel catino posto sul versante orientale del Monte Nagutto e si perde nell’erba. Da qui bisogna procedere a vista, puntando ad una selletta ad est rispetto al Monte Matto; alla selletta fa capo un ripido canalone erboso, in cui si possono riconoscere alcune vaghe tracce di sentiero.
Tenendosi alla base dei dirupi del Monte Matto, si tagliano ripidi pendii erbosi (attenzione a non scivolare!), quindi si valica un costoncino e si entra nel canalone erboso citato in precedenza. Risalendolo si ritrovano finalmente le tracce di sentiero, e, con due svolte, si raggiunge lo spartiacque appenninico in corrispondenza di una selletta (1788 m). Qui si gira a sinistra e, seguendo il sentiero 00 di crinale in dolce salita tra erba e massi, si raggiunge la vetta del Monte Matto.

b) Si prosegue lungo la mulattiera segnalata, che effettua un tornante verso sinistra e poi sale in diagonale tra i prati offrendo bei panorami. Si scavalca il costone occidentale del Monte Nagutto e si entra nella conca sospesa della Poltrona del Vescovo.

Si tratta di un bellissimo circo glaciale, uno dei pochi che si trovano sul versante meridionale di questo tratto di Appennino. Il toponimo deriva dal suo particolare aspetto, evidente specialmente se vista da sud-ovest.

Si taglia a mezza costa tutta la conca, con percorso quasi pianeggiante, quindi si valica un altro crinale in parte roccioso. La mulattiera segue quindi una cengia che taglia un ripido versante di erba e rocce e giunge infine al Passo di Badignana (1682 m).

Si tratta di un valico sul crinale spartiacque appenninico che mette in comunicazione la valle del Bagnone con la valle delle Capanne di Badignana, facente parte del bacino dell’alta Val Parma.
Da qui, seguendo il sentiero 00 verso sinistra, si può raggiungere in circa 40 minuti il Monte Brusà (1797 m); nel primo tratto si effettuano alcuni saliscendi assai aerei, a picco sul ripido versante toscano, poi il percorso si fa più comodo e guida sull’ampia e panoramica cima erbosa della montagna.

Si svolta a destra, seguendo il segnavia 00. Con una ripida salita tra erba, massi e facili roccette si guadagna in breve un’ampia anticima erbosa del Monte Matto (1803 m), da cui la vista si apre sul sottostante Lago Bicchiere e sulla valle dei Lagoni. Si continua lungo il crinale erboso in dolce discesa fino alla successiva selletta (quota 1789), dove si riceve da sinistra il sentiero proveniente dal Lago Bicchiere, e si è alla base del castello sommitale della montagna. Si effettua quindi una ripidissima salita, con strette svolte e altri passaggi su elementari roccette, fino alla spianata sommitale; deviando brevemente a destra, si raggiunge la croce di vetta del Monte Matto (1837 m).

Il castello di Treschietto
Il castello di Treschietto (31 maggio 2019)
La Capanna Batone
La Capanna Batone (31 maggio 2019)
Panorama sulla Lunigiana e sul Golfo di La Spezia, salendo a la Cocca
Panorama sulla Lunigiana e sul Golfo di La Spezia, salendo a la Cocca (31 maggio 2019)
Il roccioso versante sud del Monte Matto
Il roccioso versante sud del Monte Matto (31 maggio 2019)
Panorama dal Monte Matto verso nord-ovest
Panorama dal Monte Matto verso nord-ovest (31 maggio 2019)

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