San Pellegrino in Alpe – Giro del Diavolo – Monte Spicchio – Monte Albano
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: Variante “a”: 360 m circa. Variante “b”: 300 m circa
Dislivello in discesa: Variante “a”: 190 m circa. Variante “b”: 130 m circa
Tempo: 1.45 – 2.15 ore
Ultima ricognizione: Ottobre 2020
Si tratta di una bellissima e piacevole cavalcata di crinale, a partire dall’antico paese di San Pellegrino in Alpe, attraverso boschi di faggio e panoramici dossi erbosi fino al Monte Albano. La traversata può essere interrotta a piacere in corrispondenza delle cime intermedie che si incontrano; i più allenati possono prolungarla alla volta del Monte Romecchio e delle Cime di Romecchio.
Accesso
a) Usciti dall’autostrada a Lucca Est, si imbocca la SS12 dell’Abetone, e la si segue fino alla frazione Chifenti. Qui si gira a sinistra lungo la SR445 della Garfagnana, superando Castelnuovo Garfagnana e giungendo a Pieve Fosciana. Qui si svolta a destra (SP72 del Passo delle Radici) e poi ulteriormente a destra (SP71) lungo la ripida diramazione che sale a San Pellegrino in Alpe.
b) Si esce al casello di Modena Nord e, seguendo prima la SS9, poi la SP724, ci si porta a Sassuolo. Qui si prosegue lungo la SP486R, che risale la valle del Fiume Secchia fino a Ponte Secchia, poi si addentra nel vallone laterale del Torrente Dragone passando per Frassinoro e Piandelagotti. Si svolta a destra e si sale al Passo delle Radici; qui si piega a sinistra e, scavalcando il vicinissimo Passo del Lagadello, si giunge a San Pellegrino in Alpe (1522 m).
San Pellegrino in Alpe è “il borgo più alto dell’Appennino”, appeso ad un elevato contrafforte boscoso che si spinge verso la Garfagnana. Il piccolo paese è nato intorno ad un antico hospitale, un luogo di ricovero per viandanti risalente al XII secolo. L’hospitale venne poi ristrutturato nel XV secolo, quando si affermò nella zona il culto di San Pellegrino. Il massiccio edificio è oggi sede di un museo; presso il piccolo paese si trovano bar e ristoranti.
Itinerario
Si imbocca il sentiero CAI 50, con indicazioni per il Giro del Diavolo ed il Monte Spicchio. Con alcuni scalini si passa attraverso le poche case del borgo, quindi si prosegue lungo un’ampia mulattiera che taglia a mezza costa nella faggeta verso nord-est. La mulattiera effettua un ampio semicerchio, poi esce all’aperto tra i prati ai piedi dell’Alpe di San Pellegrino. Si incontra una strada sterrata proveniente dal Passo del Lagadello e la si segue verso destra; superata una cappelletta, si giunge al Giro del Diavolo (o Bocca del Fornello; 1628 m).
Questa sella dello spartiacque principale appenninico prende il nome da una curiosa leggenda. San Pellegrino, uomo religioso realmente esistito nel VII secolo, si era recato in eremitaggio in questo luogo, dove veniva continuamente tentato dal diavolo. Ad un certo punto il demonio, frustrato dal fatto che il Santo non cedeva alle tentazioni, si arrabbiò e gli tirò uno schiaffo che lo fece girare tre volte su sé stesso.
Subito sotto all’insellatura, sul versante toscano, si trova la conca dei Sassi. La pietraia si è originata a causa del passaggio dei pellegrini nel corso dei secoli: ogni pellegrino, per espiare i suoi peccati, portava qui un sasso, di dimensioni proporzionate al peccato che aveva commesso.
Dalla sella del Giro del Diavolo si può imboccare il sentiero 00 di crinale verso sinistra; salendo sulla dorsale erbosa, poi superando un tratto più esile e roccioso (comunque senza alcuna difficoltà) si può salire in vetta all’Alpe di San Pellegrino (1700 m; 40 – 45 minuti da San Pellegrino in Alpe). La cima sormontata da un’edicola sacra su palo metallico, offre un vasto panorama.
Girando a destra lungo la strada sterrata, si trova subito un bivio dove si hanno due possibilità:
a) Si gira a sinistra lungo il sentiero 00, che attraversa in diagonale un ripido versante erboso. Ci si riporta sullo spartiacque presso un intaglio, e lo si percorre in direzione sud-est tra prati e boschetti. Si scavalca un dosso panoramico (1654 m), quindi si scende in breve ad una selletta. Una ripida salita in diagonale sullo spoglio versante toscano guida sul costone sommitale della Cimetta (1666 m), che culmina con due gobbe gemelle. Il sentiero scavalca la gobba meridionale, poi rientra nel bosco e scende passando accanto ad una postazione di caccia permanente. Alternando tratti sul crinale a brevi traversi sul lato emiliano, si giunge ad una sella dove si ritrova la strada sterrata (quota 1594).
b) Trascurando i segnavia, si continua lungo la strada sterrata che, in dolcissima discesa, taglia il versante sud-occidentale della Cimetta tra faggeta e radure; si giunge così direttamente alla sella di quota 1594 dove si ritrova la variante “a”.
Si lascia a destra la strada sterrata principale, che rimane sul lato toscano, e si giunge subito ad un bivio, dove bisogna trascurare a sinistra il segnavia 37. Si continua dritti lungo una pista forestale, che aggira una gobba sul versante toscano e giunge alla pianeggiante sella successiva (quota 1598). La pista sale dolcemente nella faggeta, poi esce all’aperto in ampie praterie punteggiate di faggi, in vista della piccola piramide rocciosa del Monte Spicchio. Si lascia a sinistra il poco evidente sentiero 557 per Sant’Anna Pélago e, subito dopo, si trova un altro bivio. Si trascura la diramazione di destra per il Rifugio Burigone, e si affronta una ripida rampa in diagonale. La salita porta alla selletta ad est del Monte Spicchio (quota 1633), dove un cartello indica la Buca della Caterina.
La Buca della Caterina è una zona umida che giace in una conca sul versante emiliano del crinale, completamente immersa nel bosco. La sua presenza si intuisce, ma dalla selletta la zona umida non è visibile.
Girando a sinistra, si risale il breve costone che porta alla panoramica vetta del Monte Spicchio (1656 m; 1.15 – 1.30 ore da San Pellegrino in Alpe).
Ritornati alla selletta di quota 1633, si rimonta il crinale spartiacque verso sud-est, seguendo la comoda traccia del sentiero 00. Si scavalca un primo dosso in gran parte boscoso, poi si esce all’aperto e si supera una cima erbosa (1686 m) che sovrasta direttamente il Lago Diacci. Con una breve discesa, si raggiunge il pianoro erboso ai piedi della cima più elevata del Monte Albano. Si trascurano i sentieri segnalati per girare a destra e risalire un ripido costone erboso; in pochi minuti, si sbuca sulla vetta del Monte Albano (1695 m), marcata da un cippo in pietra.
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