Pontedecimo – Pietralavezzara – Monte Leco
Caratteristiche
Difficoltà: E/EE
Dislivello in salita: 960 m circa
Tempo: 4 – 4.30 ore
Ultima ricognizione: Luglio 2012
Si tratta di un lunghissimo itinerario, che parte dal fondo della Val Polcevera e risale un lungo contrafforte, guidando allo spartiacque principale appenninico nei pressi del Passo della Bocchetta. Nonostante sia un percorso segnalato, la manutenzione lascia a desiderare, e nella parte alta si trovano tratti infrascati che possono causare problemi di orientamento. I tratti infrascati sono comunque evitabili salendo lungo la strada asfaltata per il Passo della Bocchetta.
Accesso
In treno fino alla stazione di Pontedecimo (90 m).
Itinerario
Dalla stazione ferroviaria si scende brevemente alla strada asfaltata sottostante (via Paolo Anfossi) che si segue verso destra costeggiando la ferrovia. Sorpassato il Torrente Polcevera su un ponte, si arriva quasi subito ad una biforcazione dove si piega a sinistra in via Meirana. La stradina effettua dopo pochi metri una curva a destra; qualche decina di metri dopo si trova sulla sinistra una breve mulattiera scalinata che sale alla strada sovrastante (qui iniziano le segnalazioni: tre punti rossi e T rossa).
Si segue la rotabile verso sinistra per poche decine di metri, fino a notare a destra una mulattiera mattonata (via Cesino), che prende quota decisamente con due tornanti tra case sparse, poi si innalza in diagonale fino a raggiungere una stradina asfaltata in corrispondenza del cimitero di Pontedecimo. Seguendo la strada verso sinistra si sale in breve alla chiesa di Cesino (213 m), che si aggira a destra raggiungendo un panoramico piazzale.
Le prime notizie riguardanti la chiesa di Sant’Antonino Martire in Cesino risalgono al secolo XI. Fu ristrutturata varie volte, per poi venire completamente distrutta e ricostruita nel 1957.
La stradina asfaltata si innalza lungo un panoramico costone tra case e orti; ad un certo punto si lascia a destra il segnavia T rossa, che segue una mulattiera, per proseguire lungo la stradina, sempre seguendo i tre pallini rossi. Ad un bivio si va a destra, mentre a quello successivo si prende a sinistra; salendo tra boscaglia, campi coltivati e case sparse, si raggiunge la chiesa della Madonna delle Vigne (326 m), dove si ritrova il segnavia T rossa. Subito oltre la chiesetta, si lascia a destra la strada principale per imboccare a sinistra una diramazione che sale in breve ad una villetta.
Sulla sinistra del cancello della villetta inizia un sentiero che taglia pressochè in piano fino a raggiungere una rotabile asfaltata. La si segue verso sinistra in piano fino ad una casa isolata dove essa termina; qui si imbocca a destra una bella mulattiera che sale dolcemente costeggiando una recinzione. Superata un’edicola sacra si entra nella boscaglia e si prosegue con dolci saliscendi fino ad un bivio dove si va a destra, salendo ad un costone erboso molto panoramico percorso da un metanodotto.
La mulattiera rimonta il costone e, poco dopo, raggiunge una stradina sterrata che porta in breve ad una selletta attraversata dalla strada asfaltata che collega Langasco a Mignanego (cappelletta; quota 379). Si imbocca un sentiero che sale brevemente fino ad una casa. Qui si piega a destra e si prosegue lungamente a mezza costa, alternando dolci salite a lunghi tratti in piano. Ad un bivio si va a destra nella fitta boscaglia e, poco dopo si inizia a salire più decisamente lungo un sentiero un po’ rovinato dalle frane e a tratti malagevole. Si attraversano vari piccoli impluvi (gli ultimi due presentano sul fondo piccoli ruscelli anche in estate) e, raggiunta una stradetta sterrata si entra nel paese di Pietralavezzara (509 m).
Il paese di Pietralavezzara, allungato sullo spartiacque tra le valli del Torrente Verde e del Torrente Riccò, è noto per la presenza delle cave in cui si estraeva la pietra ornamentale “Verde Polcevera”. Impropriamente definita “marmo”, il “Verde Polcevera” è in realtà un’oficalce: una breccia formata da clasti di serpentinite cementati da carbonato di calcio. L’industria estrattiva, oggi cessata, ebbe inizio nel ‘600 e fu particolarmente fiorente nel secolo XIX. Il “Verde Polcevera” si trova come pietra ornamentale in numerosi palazzi e chiese nella città di Genova e nei comuni limitrofi.
Si scende brevemente raggiungendo la strada provinciale e attraversando il paese. Giunti all’estremità superiore si lascia a destra il segnavia T rossa che sale verso il Passo della Bocchetta e il Monte Poggio e si prosegue lungo la rotabile che effettua una curva a destra.
Poco dopo, oltre un muretto a secco, uno sbiadito segnavia indica una scorciatoia a destra, sconsigliabile perchè è prima di tutto invasa da rovi e sterpi, e inoltre perchè si addentra in zone di proprietà privata.
La strada sale con un tornante, poi taglia in diagonale raggiungendo un bivio. Si va a destra e in breve si giunge ad un secondo tornante, dove un invitante segnavia indica una carrareccia che si stacca a destra.
La carrareccia in realtà guida ad una cava poco distante: i segnavia la percorrono per poche decine di metri per poi scomparire misteriosamente. Probabilmente c’era un sentiero che risaliva alla strada asfaltata, ma adesso è introvabile, sicuramente invaso da macchia e arbusti.
Si sale ancora lungo la strada che effettua un altro tornante e poi taglia in diagonale in lieve salita. Dopo circa mezzo km, in corrispondenza di un valloncello boscoso, si nota sulla sinistra l’imbocco di un sentiero (segnavia assenti).
Il tratto successivo presenta lunghi tratti infrascati, che in estate sono del tutto impercorribili per il proliferare delle piante. Se si vuole evitare questo tratto di sentiero bisogna semplicemente risalire la strada asfaltata per 1 km circa, raggiungendo il Passo della Bocchetta, da cui, per la stradina di servizio, si raggiunge il Monte Leco.
La traccia sale tra boscaglia e piccole radure, portando in breve sulla sella a nord del Monte Calvo (747 m), piccolo dosso erboso panoramico raggiungibile con una brevissima deviazione. Attraversata la selletta, si prosegue lungo il vecchio sentiero infrascato, superando alla meglio mezzo chilometro di felci e rovi un po’ invadenti (da ottobre a maggio il percorso è fattibile, in estate è semplicemente improponibile) fino a raggiungere una valletta erbosa dove passa una recinzione. Giunti ad un serbatoio si trascura l’evidente traccia a sinistra per piegare a destra lungo una carrareccia che sale dolcemente fino a raggiungere la stradina a tratti acciottolata che collega il Passo della Bocchetta al Monte Leco.
La si segue verso sinistra in dolce salita fino a raggiungere un ripiano dove si trova un gigantesco ripetitore (quota 921). Qui si lascia a sinistra l’AVML che taglia sul versante marittimo per proseguire lungo la stradina che si sposta sul versante padano, coperto da piccoli alberi, e sale con lunghi tornanti fino alla vetta del Monte Leco (1073 m).
Torna a: Massiccio del Monte delle Figne