Pasquilio – Monte Carchio – Monte Focoraccia – Pasquilio

Caratteristiche

Difficoltà: EE
Dislivello in salita: 500 m circa (compresa la deviazione al Monte Carchio)
Tempo: 3 – 3.30 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Gennaio 2020

Percorso ad anello breve ma piuttosto faticoso, effettuabile comunque in mezza giornata. Si percorre il contrafforte che separa la valle del Torrente Serra dalla valle di Antona; per prima cosa si visita il Monte Carchio, sventrato dalle cave di marmo, quindi si rimonta l’aereo crinale del Monte Focoraccia. La deviazione alla vetta (o a quel che ne rimane) del Monte Carchio è la parte più impegnativa del percorso, ma è evitabile; ci sono comunque altri passaggi piuttosto impervi tra il Monte Focoraccia e l’omonimo passo.

Accesso

Si esce al casello autostradale di Massa e ci si porta in città. Qui si devia a destra giungendo a Capanne, da cui si gira a sinistra e si sale a Montignoso. Si prosegue lungo la strada principale fino ad un altro bivio dove si gira a destra, seguendo le indicazioni per Pasquilio. La strada asfaltata contorna le case sparse di questa località e termina con un grande spiazzo alla Foce del Termo, dove si parcheggia (826 m).

L’ampia sella della Foce del Termo, posta tra il Monte Carchio e il Monte Belvedere, è ormai nota con il toponimo “Pasquilio”, che in realtà indicherebbe la località di alpeggio posta sul versante a mare. Il termine “pasquilio” deriva dal latino pascŭum, cioè pascolo. La località fu a lungo contesa tra Montignoso e Massa.

Itinerario

Si imbocca in direzione est-sud-est la strada sterrata contrassegnata dal segnavia CAI 140, con indicazioni per la Linea Gotica e il Monte Folgorito. Salendo dolcemente tra le conifere si giunge ad un bivio, dove si lascia a destra il percorso segnalato per proseguire lungo la strada principale. Subito dopo si trova un altro bivio e si continua dritti, salendo in diagonale; si effettua poi un tornante e si raggiunge il piccolo Rifugio Alleluia (910 m), sempre chiuso, posto alla base dei grandi ravaneti che bordano il Monte Carchio. Si effettuano due svolte e si giunge ad un bivio; qui si svolta a destra lungo una marmifera che prende quota con alcuni tornanti. Presso il terzo tornante si trova un’altra biforcazione.

Il ramo di destra conduce ai ripetitori posti tra i monconi della cresta sud del Monte Carchio (quota 1000 circa). Da qui la marmifera prosegue fino al rudere posto sotto alla vetta del Carchio, descritto più avanti nell’itinerario; tuttavia questo tratto è vietato anche agli escursionisti, e per salire in cima al Carchio si è obbligati ad un percorso più scomodo, descritto di seguito.

Si gira a sinistra, tagliando in lieve salita il versante occidentale del Monte Carchio, tra ravaneti e roccette. Ad un certo punto si passa sotto ad un casotto semidiroccato, ben visibile qualche decina di metri più in alto sul pendio (quota 1000 circa).

Deviazione: Monte Carchio. Si abbandona la sterrata e si risale il sovrastante ripido pendio di erba e roccette, senza via obbligata, puntando alla baracca. La si raggiunge in pochi minuti (quota 1040 circa); qui arriva anche l’ex marmifera vietata al transito pedonale proveniente dai ripetitori del Carchio. Si continua in salita lungo il pendio, che si fa man mano più ripido; nell’ultimo tratto si può salire direttamente per lastroni, oppure spostarsi più a destra e seguire una crestina rocciosa elementare. In ogni modo si arriva sull’aerea lama che costituisce la cima del Monte Carchio (1082 m; 0.45 1 ora da Pasquilio).

Si prosegue lungo la strada sterrata, che in breve porta alla grande cava che squarcia la cresta nord del Monte Carchio. Da lì si giunge al Passo della Cardella (1029 m).

Sulla piccola sella, che separa il Monte Carchio dalla lunga cresta ondulata del Monte Focoraccia, è posta una stele in ricordo delle vittime della Seconda Guerra Mondiale.

​L’ex marmifera prosegue ancora per alcune centinaia di metri, passando accanto ad un rudere, quindi termina nei pressi di una piccola cava abbandonata (quota 1055). Qui si individua, leggermente a sinistra, un piccolo sentiero che taglia a mezza costa, prima in lieve discesa, poi quasi in piano. Si aggira un dosso roccioso sul versante ovest, quindi si raggiunge un bivio poco evidente; salendo in diagonale a destra, ci si porta in cresta presso la selletta successiva. Da qui si continua lungo la traccia di crinale, che scavalca due piccole cime intermedie, tra arbusti, erba e roccette affioranti. Si incontrano alcuni bivi, e in tutti i casi è meglio scegliere la traccia che si mantiene più vicina alla cresta. Seguendo l’aereo crinale si giunge infine al Monte Focoraccia (1147 m; 1.45 – 2 ore da Pasquilio, contando la deviazione al Carchio), balcone panoramico sul versante sud del Monte Altissimo.

Si scende in breve alla selletta successiva, da cui si devia a sinistra per evitare il dosso più settentrionale del Monte Focoraccia. Tagliando in piano si giunge in breve sulla cresta nord-occidentale della montagna, che si rimonta in ripida discesa per lastroni marmorei. Facendo attenzione alla balza verticale che si ha sulla destra, si perviene ad un piccolo intaglio, dove si incontra il sentiero CAI 33 (quota 1065).

Questo intaglio è indicato su gran parte della cartografia come Passo della Focoraccia. In realtà, questa denominazione è errata: il Passo della Focoraccia è la sella posta a nord del monte omonimo, indicata in genere come Passo del Pitone. I due nomi sono quindi sinonimi, in quanto indicano lo stesso valico.

Si piega a sinistra seguendo il percorso segnalato, prima scendendo alcuni metri di facili roccette, quindi imboccando un comodo sentiero. Si contorna dall’alto la conca della Granaiola, dove si trovavano alcune cave, quindi si sorpassa un contrafforte con una breve risalita. Continuando lungamente a mezza costa, si contorna dall’alto anche l’altopiano del Campaccio, dove si trovavano altre piccole cave. Passati accanto ad una cava abbandonata, si giunge su un dosso dove si trova un crocevia (quota 940 circa).

Il percorso originario continuava dritto lungo il cosiddetto Sentiero dell’Omomorto, oggi abbandonato e nel tratto iniziale nascosto dagli arbusti.

Si gira a sinistra in ripida salita per alcune decine di metri, quindi si svolta a destra e si continua a mezza costa. Scendendo brevemente si raggiunge una grande cava abbandonata, da cui si prosegue dritti lungo una strada marmifera. In pochi minuti si è ad un’area picnic posta su un costone boscoso (quota 937); qui si svolta a destra seguendo il sentiero segnalato, che scende direttamente lungo il costone. Ad un bivio si continua dritti, quindi si confluisce in una pista sterrata; dopo poche decine di metri la si abbandona e, scendendo a destra, si ritorna alla Foce del Termo.

Panorama verso ovest dai pressi del Rifugio Alleluia
Panorama verso ovest dai pressi del Rifugio Alleluia (1° gennaio 2020)
Panorama verso nord dal Monte Carchio, con il Monte Altissimo sullo sfondo
Panorama verso nord dal Monte Carchio, con il Monte Altissimo sullo sfondo (1° gennaio 2020)
I monconi del Monte Carchio, il Monte Folgorito e il mare
I monconi del Monte Carchio, il Monte Folgorito e il mare (1° gennaio 2020)
Le Apuane Meridionali dal Monte Focoraccia
Le Apuane Meridionali dal Monte Focoraccia (1° gennaio 2020)
Scendendo lungo la cresta nord-ovest del Monte Focoraccia
Scendendo lungo la cresta nord-ovest del Monte Focoraccia (1° gennaio 2020)
La cresta del Monte Focoraccia vista dal sentiero di ritorno
La cresta del Monte Focoraccia vista dal sentiero di ritorno (1° gennaio 2020)

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