Difficoltà: EE
Dislivello in salita: 730 m circa
Tempo: 3.20 – 4 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Settembre 2024

Il Torrente Feto è un piccolo tributario del Torrente Laccio, principale ramo sorgentizio dello Scrivia. Scorre in una delle valli più selvagge e solitarie dell’Appennino Genovese, chiusa tra ripidi versanti coperti da boscaglie intricate. Tuttavia, fino a pochi decenni fa, quello che oggi appare come un territorio impervio e incolto era invece frequentato e abitato. Tutt’intorno alla valle, appese ai ripidi fianchi montuosi si trovano numerose frazioni, a volte sparuti gruppetti di case; alcuni sono ancora oggi abitati, mentre altri sono completamente abbandonati e in rovina.
Tra il 2021 e il 2024, i volontari del forum di Quotazero.com hanno recuperato parte degli antichi sentieri che percorrevano la valle del Feto. Concatenando questi sentieri con un tratto di Alta Via dei Monti Liguri, viene fuori un percorso ad anello piuttosto vario e avventuroso, tra foltissimi boschi, paesi abbandonati e suggestivi tratti panoramici.

a) In corriera fino a Morasco (linee provinciali AMT). La linea Montoggio-Torriglia, tuttavia, è attiva solamente nei giorni feriali compreso il sabato.
b) Si esce dall’autostrada Genova-Milano a Busalla, quindi si rimonta la Valle Scrivia in direzione di Torriglia, superando Casella e Montoggio. Raggiunto il cartello indicante la frazione Morasco, si prosegue lungo la provinciale per altri 700 metri fino alla fermata del bus da cui partono i segnavia.
c) Da Genova, si rimonta la Val Bisagno fino a Struppa, quindi si prende a destra la provinciale che scavalca il Colle di Creto e scende a Montoggio. Da qui si svolta a destra in direzione di Torriglia e si prosegue come descritto nella possibilità “b” fino a Morasco.

L’itinerario ha inizio presso la fermata della corriera (494 m) al km 6,1 della strada provinciale, di fronte ad una grossa casa a quattro piani. La palina della fermata della corriera è corredata dai cartelli sui vari percorsi escursionistici della zona. Sul lato valle della strada, si imbocca un viottolo scalinato (segnavia: X gialla e quadrato giallo vuoto) che scende passando accanto ad un seccatoio. Si attraversa il ponte sul Torrente Laccio e si giunge presso una casa bianca isolata situata in un bel prato (ex Molino Mangini, 485 m). Subito oltre la casa, il sentiero si biforca; si lascia a destra la X gialla, diretta a Feto (la si seguirà in discesa), e si segue a sinistra il quadrato giallo vuoto.
I segnavia conducono lungo una bella mulattiera, perfettamente conservata, che si innalza con numerose svolte lungo un ripido contrafforte boscoso. La regolare salita conduce a Busè (600 m circa), piccola frazione abbandonata aggrappata all’erto costone. Seguendo tracce di sentiero e brevi scalinate, si passa a destra delle case in rovina, quindi si piega a destra lungo una traccia pianeggiante. Oltrepassate le ultime case, si prosegue lungo una mulattiera inerbita che si innalza dolcemente a mezza costa. Il cammino procede agevole, con qualche tornante, fino ad un’area caratterizzata da imponenti terrazzamenti. Si piega a destra e si percorre un tratto assai scomodo, su terreno sdrucciolevole chiuso tra rovi invadenti. Le ultime svolte portano a Chiappa (725 m).

Il minuscolo paesello è situato sullo spartiacque tra i torrenti Feto e Laccio. Analogamente alla frazione Busco che si incontrerà più avanti, Chiappa è raggiunta da una stretta strada asfaltata proveniente dal fondovalle del Laccio; per questo, è ancora abitata.

Si gira a sinistra per raggiungere la piazzetta centrale del paese, da cui si piega a destra. Si imbocca quindi un sentiero che procede a mezza costa, contornando il Monte Chiappa sul versante del Torrente Feto; a tratti il sentiero è ridotto ai minimi termini a causa del dilavamento e di piccole frane. Con lievi saliscendi si raggiungono le due case di Reosi (725 m), quindi si prosegue in dolce salita fino alla panoramica Selletta (768 m), situata sullo spartiacque tra Feto e Laccio.
Il sentiero passa sul versante del Laccio, innalzandosi in diagonale. Si aggira un dosso e si ritorna sul crinale, quindi si incontra una stradina asfaltata. La si segue verso destra e in pochi minuti si giunge a Busco (796 m; 1-1.10 ore da Morasco), situato sullo spartiacque in bella posizione panoramica. Presso la prima casa l’asfalto termina: bisogna scendere brevemente a sinistra e poi imboccare a destra un sentiero che porta ad una casa bianca.

In questa casa abitò, per gli ultimi 30 anni della sua vita, la pittrice genovese Adelina Zandrino. A lei è dedicato il sentiero che stiamo seguendo, da Morasco al Monte Dragonat.

Il sentiero segnalato prosegue dritto quasi in piano, contorna un’altura sul fianco orientale, poi giunge ad una sella dove si trova un crocevia (786 m). Si trascura l’indicazione per Lavagetti e si sale dritti lungo lo spartiacque, nel bosco misto di carpini, faggi e castagni. La pendenza man mano aumenta e il contrafforte diventa meno definito. Dopo un ripidissimo tratto attrezzato con corde fisse (che, per come sono piazzate, sono più che altro d’intralcio), si incrocia un sentiero pianeggiante.

Il quadrato giallo prosegue inerpicandosi nel bosco (altre corde fisse), fino ad un ripianetto dove sorgono due ometti di pietre. Traversando in diagonale a sinistra si esce dal bosco, si attraversa una macchia di felci e si esce nel prato. Si taglia in piano fino ad un’ampia sella erbosa dove si incontra l’Alta Via dei Monti Liguri. Da qui, salendo ancora lungo il crinale per prati, si sale in pochi minuti al panoramico Monte Dragonat (998 m; 1.40-2 ore da Morasco). Ritornati indietro alla sella erbosa, si segue l’AVML verso sinistra fino a raccordarsi con il percorso descritto di seguito.

Si gira a destra, seguendo il sentiero che taglia a mezza costa nel bosco. Salendo dolcemente, si incontra l’AVML, proveniente dal Passo della Scoffera, e la si segue verso destra. Si sale lungo il crinale fino ad una cima senza nome (1004 m), quindi si scende tra boschetti e radure fino ad una sella con rocce affioranti. Il sentiero si sposta nuovamente sul versante marittimo e taglia fino all’intaglio roccioso del Passo del Fuoco (975 m; 1-1.10 ore da Busco).

Presso il Passo del Fuoco transitava un antico sentiero, ormai praticamente scomparso, che collegava le frazioni Sella e Moránego di Davagna con i borghi della Val Noci (vedi E. Montagna, A. Sabbadini, Appennino Ligure).
A causa di una cartografia imprecisa, ad oggi sul Passo del Fuoco c’è una certa confusione. La CTR ligure, la carta IGM e Google Maps assegnano questo toponimo ad una selletta situata più a nord-est, tra la Costa Carmaiola e la Quota 1004 – tuttavia questa selletta non è mai stata utilizzata come collegamento. Su altre pubblicazioni il toponimo è stato trasferito alla sella si quota 982 tra il Monte Candelozzo e il Monte Carmo, dove passa la sterrata che collega Capenardo a Noci. Infine, sul valico si trova un pannello indicatore con scritto “Sella del Carmo”; in realtà la Sella del Carmo si trova circa 150 metri più a sud, alla base del monte omonimo.
Proseguendo verso sud lungo l’AVML, descritta in questa pagina, si può raggiungere in 20-25 minuti il Monte Candelozzo.

Si abbandonano i sentieri segnalati e si attraversa l’intaglio, scendendo poi per il ripido versante boscoso dall’altro lato. Si supera una balzetta aiutandosi con un albero e si sbuca sulla strada sterrata che collega Capenardo a Noci. La si segue verso destra in dolce discesa per circa 1,6 km, fino ad incrociare il segnavia “X gialla”, proveniente da Noci e diretto a Morasco (quota 862). Abbandonata quindi la strada, si sale la balzetta del taglio stradale e si segue il sentiero segnalato che prende quota nel bosco. Si taglia poi verso sinistra in piano, in comune con il segnavia “quadrato giallo vuoto”, fino ad un’ampia sella sul crinale della Costa dei Fo (892 m).
Seguendo il segnavia “X gialla”, si piega a destra e si torna sul versante della Valle Scrivia. Il sentierino, che a tratti richiede attenzione, taglia un ripidissimo pendio boscoso alternando dolci discese a brevissimi tratti in contropendenza. Si giunge quindi nei pressi di un costone e lo si segue in discesa, tenendosi sotto al filo sul versante a sinistra. Dopo circa 300 metri, si piega decisamente a destra e si doppia il costone; scendendo in obliquo, si raggiungono le prime case di Feto (769 m; 40-50 minuti dal Passo del Fuoco).

Il paesello, abbandonato fin dai primi anni ‘60 e oggi completamente in rovina, si trova alla testata del vallone omonimo, in uno dei luoghi più selvaggi e solitari dell’alta Valle Scrivia. Era composto da un nucleo superiore, più grande, e da un nucleo inferiore costituito da due o tre case. Il passaggio diretto tra le due borgate è oggi impraticabile a causa della boscaglia invadente, e il sentiero segnalato effettua un giro più lungo.

Seguendo i segnavia, si costeggia a monte la seconda casa, quindi si taglia in discesa verso sud nella boscaglia rigogliosa. Dopo alcune decine di metri, si piega bruscamente a sinistra e si traversa quasi in piano fino al nucleo inferiore di Feto (750 m circa). Si passa tra le due case diroccate, si supera un tratto sassoso, quindi si segue il sentiero che scende in diagonale (alcuni tratti rovinati richiedono attenzione).
Doppiato un costone, si procede quasi in piano per attraversare due ripidi valloncelli, quindi si riprende a scendere. Man mano che si avanza, il sentiero si fa più marcato e agevole, fino a diventare una vera e propria mulattiera. Effettuati alcuni tornanti, si trovano due bivi dove bisogna andare a destra. Con altre svolte, si scende ad attraversare il Rio Branca su una passerella in cemento. Si sale brevemente costeggiando una balza rocciosa stratificata, poi si attraversa anche il Torrente Feto su un’altra passerella.
La vecchia mulattiera procede sulla sponda destra idrografica del torrente, poco sopra all’alveo sassoso. Ad un certo punto la traccia scompare: si scende nell’alveo, senza attraversarlo, si sale una balza rocciosa (corda fissa) e si riprende la mulattiera. Lasciato a sinistra un ponticello in disuso, si procede lungamente sul fianco destro idrografico della valle, allontanandosi gradualmente dal torrente. Con percorso quasi pianeggiante, si giunge al bivio nei pressi dell’ex Molino Mangini, da cui si ritorna in breve a Morasco (40-50 minuti da Feto).

Scorcio di una casa diroccata a Busè
Scorcio di una casa diroccata a Busè (22 settembre 2024)
Arrivando a Chiappa
Arrivando a Chiappa (22 settembre 2024)
Panorama dalla Selletta sulla valle del Laccio e sul paese di Frevada
Panorama dalla Selletta sulla valle del Laccio e sul paese di Frevada (22 settembre 2024)
Lungo l'AVML, con il Monte Dragonat sullo sfondo
Lungo l’AVML, con il Monte Dragonat sullo sfondo (22 settembre 2024)
Due case semidiroccate a Feto
Due case semidiroccate a Feto (22 settembre 2024)
La passerella sul Rio Branca
La passerella sul Rio Branca (22 settembre 2024)

Torna a: Nodo della Scoffera