Montevaccà – Monte Pelpi

Caratteristiche

Difficoltà: E
Dislivello in salita: 750 m circa
Dislivello in discesa: 50 m circa
Tempo: 2 – 2.30 ore
Ultima ricognizione: Aprile 2017

Questo percorso risale il versante occidentale del gigantesco Monte Pelpi, alternando tratti dolci e comodi a rampe assai ripide. La segnaletica è parecchio carente (segnali vecchi, sbiaditi e assenti nei numerosi bivi), ma non si hanno particolari problemi di orientamento.

Accesso

a) Dal casello autostradale di Lavagna si sale a Carasco e si prosegue in direzione di Borzonasca. Si devia poi a destra, scavalcando il Passo del Bocco e scendendo lungo la Val di Taro fino a Bedonia. Qui si va a sinistra in direzione di Bardi, salendo in breve a Montevaccà.
b) Si esce al casello autostradale di Carrodano e si risale la Val di Vara fino a Varese Ligure. Si sale ancora fino al Passo di Cento Croci e si scavalla in Val di Taro, dove bisogna deviare a sinistra per Tornolo e Bedonia. Giunti nel centro di Bedonia si va a sinistra salendo in breve a Montevaccà.
c) Dal casello di Borgo Val di Taro si risale la valle omonima fino a Bedonia, dove si gira a destra in direzione di Bardi. In breve si sale al paesino di Montevaccà (o Montevacà; 782 m).

La minuscola frazione si trova poche decine di metri sotto al valico omonimo, che costituisce il passaggio meno elevato tra la Val Ceno e la Val di Taro.

Itinerario

Dal piccolo parcheggio di Montevaccà si segue la strada provinciale in direzione di Bedonia per qualche decina di metri, quindi si trova sul lato monte il cartello indicatore per il Monte Pelpi. Si imbocca una carrareccia (vecchi segnavia CAI 829) che sale verso nord superando alcune case e poi costeggiando una recinzione ed un’ampia radura. Dopo pochi minuti si lascia la traccia principale per imboccare a destra una diramazione sbarrata da un cancello di legno. La carrareccia sale decisamente nel bosco misto, poi supera un altro cancello e spiana, seguendo un costone poco marcato.
Lasciata a destra una costruzione dell’acquedotto, si continua lungo un largo sentiero che sale ripidamente per alcune decine di metri, poi taglia in piano nella boscaglia avvicinandosi al Rio dei Ponticelli. Si giunge quindi ad un bivio presso una presa dell’acquedotto, dove si incontra il segnavia 825a proveniente da Nociveglia. Si gira a destra e, dopo una breve salita ed un tratto in lieve discesa, si incontra una stradetta sterrata proveniente dalla località Lavaio (quota 925). Trascurando il segnavia 825a si piega bruscamente a sinistra, salendo lungo la sterrata che effettua un’ampia curva, poi taglia in lieve salita verso est, tra boscaglia e arbusti.
Entrati in un bosco di noccioli si trova un bivio dove bisogna prendere a sinistra, lungo la sassosa stradina, ora in salita più decisa. Si attraversa una vallecola pianeggiante percorsa da un rio, poi si lascia a destra una diramazione e si passa accanto ad una fonte (quota 1060). Più avanti la carrareccia procede al limite tra un boschetto di abeti ed un ampio prato delimitato da una recinzione; subito oltre si trova un importante bivio (attenzione: non ci sono segnavia). Si va a destra lungo la carrareccia principale, che effettua una curva verso destra ed un tornante verso sinistra, salendo ora più ripidamente; in questo tratto il bosco diventa a netta prevalenza di faggi.
Giunti all’inizio di un tratto di bosco diradato si trova un bivio; si va a sinistra lungo un sentiero che si dirige verso una ripidissima rampa terrosa. Poco prima di arrivare ai suoi piedi si gira a destra, imboccando un sentiero che, con un comodo tornante, permette di evitare la rampa (particolarmente scomoda con terreno fangoso). Il sentiero sale ora nella faggeta, effettuando un’altra rampa ripidissima, e arrivando quindi all’inizio di un ampio costone. In corrispondenza del seguente tratto quasi pianeggiante ricompaiono improvvisamente i segnavia bianco-rossi.

I segnavia, vecchi e sbiaditi, seguono l’andamento del vecchio sentiero, ormai quasi scomparso, che passava nel bosco più a sinistra rispetto alla traccia attuale – si consiglia di trascurarli e seguire il sentiero principale.

Si gira a sinistra e si risale un gigantesco schienone di boschetti e praterie, che, dopo una ripida ascesa, porta alla cima della Costa Agucchia (1452 m), che costituisce lo spallone più occidentale del dorso sommitale del Monte Pelpi.

Già durante l’ultimo tratto di salita la vista spaziava sull’alta Val di Taro e sulla catena dal Monte Penna al Monte Maggiorasca. Qui il panorama si apre anche sulla Val Ceno, sui monti Menegosa e Carameto e sulla Pianura Padana.

Si scende decisamente lungo la displuviale fino alla selletta successiva, poi si aggira una gobba sfruttando un sentierino che taglia sul lato destro. Percorrendo l’ampio e panoramicissimo dorso, tra bellissime praterie macchiate di faggi, si va ad attaccare l’ultima ripida salita; essa conduce alla cima del Monte Pelpi (1481 m), sormontata da un ripetitore. Con un brevissimo saliscendi si va quindi a raggiungere l’anticima meridionale (1477 m), dove sorge la gigantesca croce di vetta.

Pista nel noccioleto presso Montevaccà
Pista nel noccioleto presso Montevaccà (30 aprile 2017)
Salendo verso la Costa Agucchia; sullo sfondo spicca il Monte Penna
Salendo verso la Costa Agucchia; sullo sfondo spicca il Monte Penna (30 aprile 2017)
L'ampio dorso prativo verso la vetta
L’ampio dorso prativo verso la vetta (30 aprile 2017)
La croce di vetta; sullo sfondo a sinistra il crinale Tosco-Emiliano, al centro le Alpi Apuane, a destra il Monte Gòttero
La croce di vetta; sullo sfondo a sinistra il crinale Tosco-Emiliano, al centro le Alpi Apuane, a destra il Monte Gòttero (30 aprile 2017)

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