Arma delle Mánie – Grotta dell’Andrassa – Terre Rosse – Bric dei Corvi – Arma delle Mánie
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 210 m circa (escluse le deviazioni)
Tempo: 1.40 – 2 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Gennaio 2021
Percorso ad anello poco faticoso nel cuore dell’Altopiano delle Mánie. Partendo dall’Arma, si percorre la valle fossile dell’Andrassa visitandone il curioso inghiottitoio. Si percorre tutto il panoramico crinale del Bric dei Corvi, poi, per comode stradine, si ritorna all’Arma.
Accesso
a) Si esce dall’autostrada a Spotorno, quindi si scende in paese e si gira a destra seguendo le indicazioni per Voze e le Mánie. Superato Voze, si attraversa l’altopiano delle Mánie e si trova sulla destra la diramazione che conduce all’Arma.
b) Dal casello autostradale di Finale Ligure, si scende a sinistra verso Finale Marina e si imbocca l’Aurelia in direzione levante. Giunti a Finale Pia, si seguono le indicazioni per l’altopiano delle Mánie. Superato il paese di Mánie, si prende a sinistra la diramazione che porta all’Arma delle Mánie (268 m).
Più che una vera e propria grotta, l’Arma è un’enorme apertura in un dosso roccioso, poco sviluppata in profondità ma molto in larghezza e altezza. Al suo interno si trovano una zona recintata per scavi archeologici e alcuni ambienti delimitati da muretti a secco. Sulla parete a destra (per chi entra) si trova una piccola apertura che conduce ad una buia grotticella, al cui interno sono posti alcuni utensili contadini. Sul costone roccioso che sovrasta il grottone, si trovano le graziose case della frazione Arma.
Itinerario
Dall’estremità settentrionale del parcheggio si dipartono due sterrate. Si imbocca quella di sinistra (segnavia: due quadrati rossi pieni), che si abbassa con un tornante e raggiunge il fondo di un valloncello. Lo si percorre in lieve discesa, tra radure, boscaglia e piccole pareti rocciose, fino ad un’ampia radura quasi pianeggiante (quota 177), dove il valloncello appena percorso confluisce nel più importante Vallone dell’Andrassa. Qui si trova un bivio: si abbandona la stradina principale e si imbocca a destra una diramazione senza segnavia, che si dirige all’imbocco del Vallone dell’Andrassa e rientra nel bosco. Si percorre il fondo secco del vallone, man mano più incassato, alternando tratti comodi a tratti un po’ malagevoli ingombri di massi. Dopo circa mezzo chilometro, si giunge alla base di alcune balzette rocciose che chiudono la prosecuzione del vallone; qui, sulla destra (lato sinistro idrografico) si apre la Grotta dell’Andrassa (210 m circa).
La Grotta dell’Andrassa è il principale inghiottitoio del vallone omonimo; si trova al contatto tra la Pietra di Finale e il suo basamento, in quest’area costituito da dolomie e calcari dolomitici. L’apertura è costituita da un pozzo verticale profondo 12 metri (attenzione!), che dà accesso ad una galleria discendente esplorata per circa 200 metri. Le acque raccolte dalla Grotta dell’Andrassa confluiscono poi nel complesso sistema della Grotta Mala, principale collettore sotterraneo della zona della Val Ponci, e tornano a giorno presso la risorgenza del Mulino dell’Acquaviva, situata sul fondo della Valle Sciusa. Il termine “andrassa”, diffuso nel finalese, ha il significato di “voragine”.
Subito prima delle balzette, si risale il versante sulla destra per una decina di metri, intercettando un sentiero piuttosto evidente. Lo si segue verso sinistra in salita, percorrendo il lato sinistro idrografico del vallone con alcuni tratti ripidi. Giunti presso un grosso serbatoio, si incontra un altro sentiero proveniente da destra; si continua dritti in dolce salita, alternando tratti di sentiero a tratti nel greto secco del rio, quindi si raggiungono le ampie radure pianeggianti dei Campi Muin.
Percorrendo il pianoro, si incontra una strada sterrata che va seguita verso destra (quota 271); la strada poi curva a sinistra e sale dolcemente tra boscaglia e arbusti. Dopo alcune centinaia di metri, si nota sulla destra l’imbocco del sentiero dell’Alta Via del Golfo dell’Isola (AV o AVGI; segnavia verde-azzurri). Il sentiero segnalato attraversa un tratto di bosco, quindi incrocia la strada provinciale che collega Voze alle Mánie in località Terre Rosse (312 m).
La località prende il nome dal caratteristico colore del suolo, dovuto alla presenza di minerali di ferro. Le Terre Rosse delle Mánie sono un tipico esempio di “paleosuolo”, cioè un suolo formatosi molto tempo fa in condizioni climatiche diverse dalle attuali: in particolare, suoli di questo genere sono tipici di climi tropicali, caldi e molto umidi, che avrebbero caratterizzato la Liguria nel Pleistocene inferiore (tra 2,5 e 0,8 milioni di anni fa). L’affioramento più imponente delle Terre Rosse è raggiungibile seguendo la strada asfaltata verso destra per circa 300 metri.
Si attraversa la rotabile e si imbocca una pista sterrata, che sale molto incavata nei suoli rossastri (in periodi umidi, fango scivoloso e molto appiccicoso). In pochi minuti si raggiunge una sella sul crinale che delimita a est l’Altopiano delle Mánie, da cui ci si affaccia sul paese di Noli (quota 325). Senza attraversare la sella, si imbocca a destra una diramazione che sale nei pressi del crinale, sul lato che guarda le Mánie; ai segnavia verde-azzurri si aggiunge un cerchio rosso sbarrato.
Ritornati sul dorso del costone si trova un crocevia; i segnavia portano a destra su un sentiero pianeggiante, che si tiene sul lato delle Mánie e ritrova la pista principale un centinaio di metri più avanti. Si continua dritti lungo la pista, poi, dopo una cinquantina di metri, si devia a sinistra sul sentiero che sale alla vetta del Bric dei Corvi (384 m; 1 – 1.10 ore dall’Arma delle Mánie).
Su alcune carte è riportato il nome dialettale “Bric di Crovi”. Dalla vetta, coperta da arbusti e radi pini, si osserva un bel panorama circolare: su Noli, su gran parte della riviera ligure, sugli altopiani finalesi e sulla catena dei monti Carmo e Settepani. Sulla cima è infisso un palo metallico.
Si scende lungo il crinale opposto, ritrovando la pista abbandonata in precedenza e giungendo ad un crocevia. Qui si abbandonano l’AVGI e il cerchio rosso sbarrato per imboccare a destra la “24h di Finale Ligure”: la pista si mantiene nei pressi del crinale, salendo dolcemente fino ad un dosso, poi piega bruscamente a destra e si abbassa nel bosco con numerose svolte. Si lascia a sinistra la prima diramazione, poi si giunge ad un incrocio; si svolta leggermente a sinistra, poi a destra, costeggiando il camping “Terre Rosse” e raggiungendo il parcheggio del ristorante “Ferrin”.
Lo si attraversa e si sbuca di nuovo sulla strada provinciale per le Mánie (quota 298). Sul lato opposto della rotabile, si imbocca una strada sterrata con indicazioni per “la Grotta” (numerosi pannelli esplicativi). Si lascia a destra una diramazione e si scende dolcemente nel bosco, poi si contorna sul lato destro un avvallamento dal fondo pianeggiante occupato da coltivi. Si giunge quindi alla chiesetta di San Giacomo delle Mánie, dove si incontra una stradina asfaltata. Seguendo la rotabile verso destra, in pochi minuti si ritorna all’Arma delle Mánie.
Escursioni sugli Altopiani del Finalese
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