Imperia Oneglia – Costa d’Oneglia – Passo Grillarine – Pizzo d’Evigno
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 1110 m circa
Dislivello in discesa: 130 m circa
Tempo: 3.15 – 3.45 ore da Imperia. 1.45 – 2 ore dal Passo Grillarine
Ultima ricognizione: Gennaio 2017
Si risale integralmente il lungo contrafforte meridionale del Pizzo d’Évigno, con percorso molto panoramico ma abbastanza faticoso per via dei continui saliscendi. È possibile abbreviare notevolmente il percorso arrivando in automobile al Passo Grillarine.
Accesso
a) In treno fino alla stazione ferroviaria di Imperia (11 m).
b) Per arrivare al Passo Grillarine, si esce al casello autostradale di Imperia Est, quindi si risale a destra la Valle Impero (SS28) fino a Pontedassio. Qui si imbocca a destra la SP82 per Diano Arentino, che sale con vari tornanti al Passo Grillarine.
Itinerario
Si esce dalla stazione ferroviaria e si va ad attraversare il Torrente Impero su un ponte. Si svolta a sinistra e si percorre la strada che costeggia l’argine sinistro del torrente, poi si prende a destra via Issel. Al suo termine, una breve scalinata conduce in via Nazionale, che si segue in lieve salita. Si svolta poi a destra in via Santa Maria Maggiore, dove iniziano i segnavia bianco-rossi. La viuzza, prima scalinata, poi cementata, sale ripida in direzione del vicino viadotto dell’autostrada, quindi effettua un tornante e giunge ad un bivio. Salendo a sinistra si giunge in breve sul colle dove si trova la chiesa di Santa Maria Maggiore (83 m).
La chiesa di Santa Maria Maggiore, posta in località Castelvecchio su un bel poggio panoramico, fu consacrata il 29 maggio 1480 dall’arcivescovo Basilio di Bologna. L’edificio attuale risale al 1669; della struttura originaria, edificata già in epoca bizantina, rimangono solo alcune tracce murarie nella parte inferiore del campanile, mentre di una riedificazione tardomedievale resta il tabernacolo gotico.
Ne parla il Casalis: «Essa è una delle più vetuste parrocchie della valle d’Oneglia; ed infatti prima del secolo decimoquarto le erano subordinate quelle di Bestagno e di Gazelli. E da lei si separarono la parrocchiale di Costa nel 1472, e sei anni dopo quella di Borgo. Non si sa il tempo preciso in cui cominciò ad essere collegiata, né quando siale stato concesso il titolo d’insigne. È certo però che ingrossandosi ognora più Oneglia, ivi per maggior comodo de’ popolani fu traslata la sede del paroco nel 1780 rimanendo alcuni diritti d’investitura all’antica parrocchia» (Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna, Volume VIII, pag. 245).
Subito a est rispetto alla chiesa si dipartono due stradine asfaltate; si imbocca quella che si tiene più in alto, e che presto si biforca. Si va a destra su una diramazione sterrata che in pochi metri giunge ad un cancello; lasciandolo a sinistra, si prosegue su un buon sentiero pianeggiante alla base di muri a secco (in questo tratto sono assenti i segnavia). Con una breve discesa si ritorna su asfalto, e seguendolo verso sinistra, si va a costeggiare un gruppetto di case e si giunge ad un bivio. Si imbocca a sinistra via Costa d’Oneglia, che sale in diagonale e, con un tornante, passa accanto alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano (131 m). Lasciata a sinistra una diramazione, la stradina guida in breve al bellissimo paesino di Costa d’Oneglia (147 m).
Questo paesello, costruito in bellissima posizione panoramica sul costone allungato che separa la Valle Impero dalla valletta secondaria del Rio Benegei, era in passato comune autonomo, prima di essere annesso nel 1923 al territorio di Imperia. Poco a sud del paese, su un piccolo poggio coperto da ulivi, si trova il Santuario di Nostra Signora del Carmine, di pianta ellittica, caratteristico per la grande cupola inserita nel timpano ottagonale, e per il pronao sorretto da capitelli corinzi. Nel 1614 era sorto il primo oratorio con cappella; la chiesa attuale venne costruita invece tra il 1879 e il 1881 per ringraziare la Madonna del fatto che Costa d’Oneglia era stata risparmiata da una grave epidemia di colera.
Lasciando a destra l’asfalto, si entra nel paese, e se ne percorre tutta la via selciata principale, trascurando le diramazioni. La vietta si trasforma poi in stradina cementata ed esce dal paese, rimontando un costone coperto da ulivi. Giunti ad uno spiazzo che offre un bel panorama sulla Valle Impero e sulla catena del Mongioie, ci si porta sul lato sinistro del contrafforte in salita più dolce. Seguendo sempre la stradina principale si effettuano due tornanti, quindi ci si riporta sul costone, ora arbustivo. Ad un bivio si continua dritti su sterrata, seguendo un segnale per Pontedassio e Diano Arentino.
Con una curva, si giunge in cima ad un piccolo poggio, da cui si scende brevemente ad una sella con crocevia (quota 405). Si trascurano due sentieri che si staccano a sinistra e, continuando dritti lungo la sterrata principale, si aggira il poco pronunciato Monte Grillarine. La strada diventa poi asfaltata e, passando accanto ad una villetta isolata, guida in breve al Passo Grillarine (434 m).
Sella poco marcata sul contrafforte meridionale del Pizzo d’Évigno, tra la Valle Impero e la valle del Torrente San Pietro. Mette in comunicazione Pontedassio con Diano Arentino.
Si attraversa la strada provinciale e si imbocca una strada asfaltata con divieto d’accesso che sale in breve ad un cancello. Sulla sinistra del cancello si diparte il sentiero segnalato, che sale ripido tra i pini, poi sbuca su un ripiano arbustivo e scavalca il Monte Lesie (522 m).
Oltre una breve discesa, il contrafforte prosegue dolcemente. Si incontra un sentiero marcato proveniente da destra e, procedendo tra rocce e arbusti, si contorna una casa semidiroccata. Il sentiero passa poco sotto alla cima del Monte Chiappa d’Arentino, quindi sorpassa una selletta e contorna ad ovest anche il Monte Abrighetti. Con alcuni saliscendi ci si porta ad un altro piccolo valico, da cui si taglia in diagonale verso sinistra. Si piega poi bruscamente a destra e, salendo ripidamente tra gli alberi, si guadagna la vetta boscosa del Monte Grimaldi (669 m). La discesa successiva porta ad una sella dove si lascia a destra un sentiero pianeggiante.
Si prosegue a tratti lungo il crinale, a tratti sul lato ovest, trascurando una mulattiera lastricata a destra e un sentiero pianeggiante a sinistra. La salita si fa ora più ripida e, per vaghe tracce tra arbusti e facili placconate di rocce calcaree, guida sul panoramicissimo crinale del Monte Caro (837 m). Si percorre il crestone ondulato di erba e rocce, portandosi in breve ad una selletta pianeggiante da cui emergono caratteristiche stratificazioni inclinate di rocce calcaree. Seguendo sentierini poco evidenti, ma comunque senza possibilità di sbagliare, si risale l’ampio crinale sovrastante che, con alcuni tratti ripidi, porta infine alla grande croce di vetta del Pizzo d’Évigno (988 m), da cui si osserva un panorama straordinario.
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