Rifugio Graffer – Orti della Regina – Bocchetta dei Tre Sassi

Caratteristiche

Difficoltà: E/EE
Dislivello in salita: 400 m circa
Dislivello in discesa: 50 m circa
Tempo: 1.45 – 2 ore
Ultima ricognizione: Settembre 2018

Suggestiva traversata a mezza costa, dagli altopiani del Grostè alla selvaggia Bocchetta dei Tre Sassi, posta nel cuore della Catena Settentrionale di Brenta. Si passa ai piedi delle enormi pareti della Pietra Grande e della Cima Vagliana, si visita il circo glaciale degli Orti della Regina e si passa attraverso le grandi stratificazioni rocciose dello Sperone degli Orti. Il sentiero non presenta particolari difficoltà se non alcuni tratti esposti e su facili rocce nel superamento dello Sperone degli Orti.

Accesso

a) Dal Passo Campo Carlo Magno si prende la cabinovia del Grostè; si può scendere alla stazione intermedia e salire a piedi lungo la pista da sci, oppure scendere alla stazione a monte presso il Rifugio Stoppani e scendere a piedi lungo la stessa pista da sci. In ogni caso, in mezz’ora si è al Rifugio Graffer.
b) A piedi dal Rifugio Dosson sul Monte Spinale.

Il rifugio è dedicato a Giorgio Graffer, noto alpinista che tracciò numerose vie sulle Dolomiti di Brenta prima di morire in uno scontro aereo in Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale, il 28 novembre 1940. È dotato di 70 posti letto, ed è aperto sia durante la stagione estiva, sia durante quella invernale; su prenotazione è possibile farlo aprire anche durante il resto dell’anno.

Itinerario

Dal Rifugio Graffer (2261 m) si scende brevemente lungo la strada sterrata verso la stazione intermedia della funivia del Grostè, passando sotto alla funivia stessa. Si trova quindi a destra l’imbocco del sentiero CAI 336, che taglia a mezza costa seguendo la tubazione di un’acquedotto. Seguendo un’ampia cengia si giunge presso un cabinotto di captazione dell’acqua, che si raggiunge con una breve scaletta un po’ esposta (attenzione, perchè è molto umida). Si prosegue lungo il sentiero che percorre una suggestiva cengia a tetto tra grandi stratificazioni rocciose, passando alla base di alcune piccole cascate. Quando la cengia termina il sentiero sale sulla destra, con numerosi zigzag tra erba, roccette gradinate e cengette, fino a sbucare nell’ampio ripiano degli Orti della Regina (2346 m).

Si tratta di un circo glaciale, posto ai piedi della parete ovest della Pietra Grande; i massi franati che si trovano al suo interno sono ricchissimi di fossili di organismi marini (soprattutto molluschi). Il pianoro accoglie anche una flora particolarmente varia: secondo alcuni vi si troverebbero alcune centinaia di specie diverse. Narra una leggenda che un tempo in questo luogo si fermò una regina per riposare, accompagnata dalla sua schiera di cavalieri. I cavalieri prepararono alla regina un giaciglio tra i sassi, e lo innaffiarono con acqua di sorgente; come d’incanto sbocciarono tappeti di fiori e cespugli di rododendro.

Lasciando a destra il ripiano, si risale con alcune svolte un ripido ghiaione, quindi si gira a sinistra andando ad attraversare le pareti dello Sperone degli Orti. Seguendo alcune cenge, sempre sufficientemente larghe, si aggira lo sperone prima sul fianco meridionale, poi su quello occidentale con alcuni saliscendi. Sbucati sul versante settentrionale, si sale ripidamente tra erba e rocce fino all’ampio ripiano dove si incontra il Sentiero Vidi, proveniente da destra (quota 2520 circa).

Il Sentiero Vidi taglia il versante ovest della Pietra Grande, poi, con alcuni tratti attrezzati, porta al Rifugio Stoppani. È consigliabile percorrerlo con il kit da ferrata.

Si piega a sinistra, tagliando con alcuni saliscendi i ripidi ghiaioni che orlano alla base le pareti della Pietra Grande. Terminato il ghiaione, si sale brevemente tra i prati fino ad una selletta (quota 2523).

Con una breve deviazione a sinistra per prati si può arrivare in vetta alla Torre Schober (2568 m), ottimo belvedere sulla Val Rendena e sui massicci della Presanella e del Cevedale.

Si prosegue comodamente, attraversando versanti detritici della Cima Vagliana, fino a doppiarne la cresta nord-ovest a quota 2531.

Lungo la cresta nord-ovest si sviluppa la “via normale” alla Cima Vagliana (difficoltà: EE; circa 1 ora dall’attacco), decisamente consigliabile se la giornata è limpida.

Superato il costone si entra nella Val Gelada di Campiglio, e se ne attraversa la testata prima in lieve discesa, poi quasi in piano, tra immensi ghiaioni. Ai nostri piedi si apre una grande dolina detritica, mentre sopra di noi si innalzano le verticali pareti della Cima Vagliana, traforate dall’impressionante Finestra della Vagliana. La lunga traversata pianeggiante porta poi ad incontrare il sentiero 334, proveniente dalla Malga Mondifrà (quota 2560 circa). Lo si segue verso destra e, superando un’ultima ripida salita, si raggiunge la Bocchetta dei Tre Sassi (2613 m).

La bocchetta si apre sulla displuviale principale della Catena Settentrionale di Brenta, tra la Cima Vagliana e l’imponente cono del Corno di Flavona. L’ambiente è selvaggio e solitario, e si ha una bella vista sulla Val Gelada di Campiglio, sulla Val di Tovel, sul lontano solco dell’Adige e su parte delle Dolomiti.

Gli Orti della Regina
Gli Orti della Regina (11 settembre 2018)
Le imponenti pareti della Pietra Grande
Le imponenti pareti della Pietra Grande (11 settembre 2018)
Il traverso alla base delle pareti di Cima Vagliana
Il traverso alla base delle pareti di Cima Vagliana (11 settembre 2018)
L'ultima salita alla Bocchetta dei Tre Sassi
L’ultima salita alla Bocchetta dei Tre Sassi (11 settembre 2018)

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