Su Gologone – Monte Uddé – Forcella Sovana – Cuile Vilitzi – Punta sos Nidos
Caratteristiche
Difficoltà: EE
Dislivello in salita: 1450 m circa
Dislivello in discesa: 200 m circa
Tempo: 5.30 – 6 ore
Ultima ricognizione: Settembre 2016
Lunghissima salita che percorre interamente la bastionata settentrionale del Supramonte di Oliena, quella lunga cresta montuosa che sovrasta da più di mille metri d’altezza la grande piana basaltica del Cedrino. L’escursione si divide in due parti: la prima, da su Gologone al versante sud di Punta Cusidore, è decisamente impervia, mal segnalata, in gran parte fuori sentiero e molto faticosa; la seconda, dal versante di Punta Cusidore alla cima di Punta sos Nidos, è invece più agevole, in gran parte su sentieri segnalati. Visto che dislivello e sviluppo sono notevoli, sia che si voglia ritornare lungo la via dell’andata, sia che si voglia effettuare una traversata, si consiglia di spezzare la gita in due giorni, fermandosi a dormire (col dovuto rispetto) al Cuile Vilitzi o al Cuile di Pradu.
Accesso
a) Da Dorgali ci si dirige verso Olbia, poi si gira a sinistra in direzione di Oliena. Attraversato il ponte sul Fiume Cedrino, una deviazione a sinistra porta alle sorgenti di su Gologone.
b) Da Nùoro ci si porta velocemente ad Oliena, poi si continua in direzione di Dorgali. Dopo pochi km si trova a sinistra la diramazione per le sorgenti di su Gologone (quota 100 circa).
Si tratta di una copiosa risorgenza carsica formata da due sorgenti separate: “sa Vena”, che è in parte utilizzata per la raccolta di acqua potabile, e “su Gologone” vero e proprio, che sbuca direttamente da una grande grotta formando una pozza profondissima e limpida. Su Gologone è una tipica sorgente vauclusiana, in cui l’acqua, a causa della pressione, viene obbligata a risalire attraverso le condotte carsiche fino a sbucare in superficie; la cavità di su Gologone è stata esplorata fino ad una profondità di circa 140 metri! Le sorgenti di su Gologone, insieme alle risorgenze di sa Oche e su Bentu (poste a pochi km di distanza nella valle del Lanaitto), sono i principali sbocchi di un vastissimo reticolo idrografico sotterraneo, che raccoglie le acque del Supramonte fino dalla zona di Urzulei e Orgósolo, posta a decine di chilometri di distanza.
Itinerario
Si entra nell’area della sorgente (bisogna pagare un biglietto dal modico prezzo di 2€) e in breve, seguendo i cartelli, si giunge alla chiesetta di Nostra Signora della Pietà. Lasciando a sinistra la chiesa e la mulattiera che scende in breve alla sorgente vera e propria, si imbocca una mulattiera scalinata, indicata da un cartello in legno che recita “a nice little walk of 20 minutes”. Si piega a destra e si sale ad un ripianetto panoramico, dove il sentiero si biforca; si va a sinistra (cartello in legno) su una traccia che pochi metri dopo gira a destra.
Qui la si abbandona per rintracciare a sinistra l’imbocco di un sentierino, all’inizio lievemente infrascato. Il sentiero si fa quindi più evidente, e sale ripido fino ad incontrare la strada cementata che porta alla valle del Lanaitto in corrispondenza di una costruzione dell’acquedotto. La si segue a sinistra per poche decine di metri, poi, accanto ad una fontanella (non utilizzabile), si prende a destra una carrareccia che sale con alcuni tornanti. La stradetta porta al Cuile Biseddu (320 m); sulla destra dei recinti si trova l’imbocco di una buona mulattiera (ometti di pietre) che sale ancora a tornanti tra lecci e arbusti.
Giunti ad alcune radure dove la traccia sembra perdersi, basta andare dritti verso sud per qualche decina di metri, poi la si ritrova che piega a destra. In breve si giunge su un piccolo costone (quota 528; grosso ometto), dove la mulattiera inizia a scendere. Qui si gira a sinistra lungo un vago sentierino che inizia a salire per il sovrastante versante boscoso, con percorso ripido e a tratti abbastanza contorto. Man mano che si sale il terreno si fa più impervio e roccioso, e la boscaglia si infittisce; seguendo attentamente gli ometti, che si fanno più rari, si superano vari passaggi malagevoli su roccette, e si perviene infine ad un ampio ripiano sassoso sulla cresta orientale del Monte Uddé.
Da qui gli ometti si fanno ancora più rari, ma la via da seguire è evidente: si piega a destra e si risale il costone, tenendosi nei pressi del filo (che a nord precipita con impressionanti pareti verticali sulla valle del Lanaitto) oppure leggermente sulla destra, tra boscaglie intricate. Con percorso decisamente malagevole si risale faticosamente all’ampia cima rocciosa del Monte Uddé (909 m; 2.30 – 2.45 ore da su Gologone), che offre un bel panorama aereo.
Selvaggia montagna rocciosa a forma di parallelepipedo, sorretta sia a nord che a sud da gigantesche pareti verticali, il Monte Uddè può costituire una suggestiva meta a sé stante.
Da qui si può continuare lungo il costolone, ampio e ondulato, su terreno carsico assai scomodo, scavalcando anche la vicina cima del Fruncu Nieddu (912 m; panorama spaventoso sulla valle del Cedrino), oppure tenersi poco più in basso sul versante del Lanaitto, lungo un’ampio corridoio erboso percorso da tracce di sentiero; in tal caso bisogna fare attenzione: ci sono due di questi corridoi erbosi, e bisogna tenersi su quello più in alto. In ogni caso, si arriva all’ampia e poco marcata sella (874 m) che divide il Fruncu Nieddu dalla Punta Cusidore.
Da qui, seguendo l’ampio costolone roccioso, a tratti anche abbastanza ripido (attenzione agli impressionanti strapiombi sul versante nord) si può raggiungere in un’ora la cima di Punta Cusidore (1147 m); nonostante non sia segnata in alcun modo, è questa la via d’accesso più facile alla vetta.
Continuando a seguire il corridoio erboso per tracce di sentiero, si piega a sinistra e si scende abbastanza decisamente, perdendo un centinaio di metri di dislivello. Il sentierino poi taglia sulla destra tra erba, rocce e radi alberi, fino a raggiungere l’evidente sentiero con segnavia CAI 405, che sale dal sottostante pianoro carsico di Sovana. Seguendo ora il sentiero segnalato si sale ripidamente in diagonale alla base dei dirupi di Punta Cusidore, raggiungendo il valico di Forcella Sovana (941 m).
L’ampia sella, dove si trova anche il piccolo cuile omonimo, si trova alla base dell’impressionante spigolo sud-ovest della Punta Cusidore, dove si apre l’evidente Grotta di Orgoi: addentrandosi nella grotta (con pila frontale) si può trovare un orcio che raccoglie acqua potabile di stillicidio, mentre ancora più all’interno c’è un laghetto perenne.
Dalla Forcella Sovana si diparte la “via normale” alla Punta Cusidore, in realtà ben più difficoltosa dell’accesso descritto in precedenza (*F+). Si ritorna verso est per tracce di sentiero alla base delle pareti, tenendosi un po’ più in alto rispetto al sentiero segnalato. Ci si porta quindi alla base delle rocce, e le si costeggia verso destra fino a trovare un canalone che permette un comodo accesso alle placche rocciose sovrastanti (ometti). Si sale faticosamente per tracce tra pietraie e placconate rocciose, dirigendosi verso un evidente canalone chiuso tra due panciuti speroni verticali. La base del canalone è sbarrata da una balza verticale alta una decina di metri, che si sale per una fessura a sinistra (II); per rocce più facili, si raggiunge infine la cima della Punta Cusidore (1147 m).
Lasciando a destra il segnavia 406A per Preda ‘e Littu, si passa nei pressi del Cuile di Sovana e si riprende il percorso 405, che sale decisamente tra rocce, arbusti e radi lecci. Si traversa quindi a sinistra con alcuni saliscendi, alla base delle immense placconate rocciose del versante sud-est di Punta sos Nidos (un curioso tratto “lastricato” su placca inclinata è sorretto da un tronco di ginepro). Si riprende quindi a salire e, scavalcato un costoncino, si trova il bellissimo Cuile Vilitzi (o Vilithi; 1125 m).
Il cuile era stato costruito nel 1925, e da tempo versava in uno stato di totale abbandono. Nel 2016, come parte di un piano che prevedeva anche il segnalare i percorsi escursionistici del Supramonte, la Forestale lo ha ristrutturato perfettamente; adesso, sia il pinnettu (la capanna del pastore), sia la mandra (il recinto per gli animali) si trovano in ottime condizioni.
Si trascura a sinistra un altro sentiero segnalato per girare a destra lungo il percorso 405. Il sentiero rimonta una piccola valletta, dove vegeta un grande leccio solitario, poi sbuca in un ampio pianoro roccioso desolato, posto subito a sud rispetto al cupolone sommitale della Punta sos Nidos. Si percorre il pianoro con brevi saliscendi, poi, giunti ad un palo in legno (quota 1230 circa), si nota in alto sulla destra un ometto di pietre, distante poche decine di metri dal sentiero segnalato.
Qui si abbandona il sentiero segnalato per seguire gli ometti, che guidano lungo un piccolo contrafforte arrotondato. Ci si porta quindi alla base del versante superiore di Punta sos Nidos, che si risale per sentierini, con percorso un po’ contorto tra le rocce. Ci si immette poi in un sentiero più marcato che traversa in piano verso sinistra; a metà del traverso però lo si abbandona e si sale a destra per facili rocce. Si scavalca un’anticima e, superata una selletta pianeggiante, si arriva sull’ampia vetta della Punta sos Nidos (1348 m).
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