Case Giutte – Rio Giazzi – Monte Penello – Giovo Piatto – Case Giutte
Caratteristiche
Difficoltà: E/EE
Dislivello in salita: 610 m circa
Tempo: 3.45 – 4.30 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Febbraio 2016
Tra i valloni che incidono il fianco occidentale della Scaggia, quello del Rio Giazzi è forse il meno conosciuto e frequentato. Il vallone, sovrastato dal severo versante nord-ovest della Punta Martín, è percorso da un’antica mulattiera detta “strada dei giazzi”, cioè dei recinti per il bestiame: era utilizzata dai pastori per portare le mandrie alle sedi d’alpeggio poste in quota. L’unica difficoltà del percorso sono i guadi sul Rio Giazzi: a causa dell’erosione, per entrare ed uscire dal suo alveo si è sempre costretti a brevi e facili passaggi su roccia.
Accesso
Si esce dall’autostrada al casello di Prà e si segue l’Aurelia in direzione di Savona. Dopo circa 1 km si imbocca a destra la ex-SS456 per Ovada; giunti a Mele, si gira ancora a destra e si sale al Santuario dell’Acquasanta. Qui si svolta a sinistra, seguendo le indicazioni per le Giutte e il Turchino; si prosegue per ancora 4 km, fino al curvone che precede le Case Giutte (410 m).
Salita
Fino al congiungimento con l’Alta Via dei Monti Liguri si seguono rari segnavia bianco-rossi con la scritta nera “C4”. Presso il cartello che indica l’anello delle Case Giutte si imbocca una strada sterrata che sale accanto ad una recinzione e presto entra nel vallone del Rio Giazzi, tagliandone il fianco destro idrografico. La sterrata si allontana dalla recinzione ed entra in un castagneto, poi piega a sinistra e raggiunge un crocevia (quota 460 circa). Trascurando le indicazioni per la Pietra di Issel, si gira a destra lungo una mulattiera (la “strada dei giazzi”), che attraversa un rio, poi esce dal castagneto per entrare in un ambiente più brullo e selvaggio di radi pini, rocce e arbusti.
Si attraversa un affluente del Rio Giazzi su un ponticello, poi si prosegue pressochè in piano sul fianco destro idrografico del vallone, guadando altri piccoli ruscelli. Raggiunto il Rio Giazzi a quota 580 circa, si entra con qualche difficoltà nel suo alveo, lo si guada e si riprende la mulattiera sul versante opposto. Si risalgono le pendici nord-occidentali della Punta Martín con numerosi tornanti nel fitto bosco misto e più in alto nella pineta, poi ci si riporta sul Rio Giazzi a quota 780 circa. Lo si riattraversa, sempre con qualche difficoltà, poi si ritorna sulla mulattiera, che taglia in lieve salita tra boschetti e macchie di arbusti, in direzione ovest. In breve si raggiunge una sella erbosa sullo spartiacque principale appenninico (quota 805), dove si incontra l’Alta Via dei Monti Liguri.
Si gira a destra e si prosegue in salita più ripida, su un sentiero dal fondo sconnesso e malagevole, tra tratti erbosi e boschetti, passando accanto ad una caratteristica baracca de pria. Più in alto la salita si fa meno ripida e si raggiunge l’ampia sella del Colle Gandolfi (938 m), posta sull’altopiano sommitale della Scaggia tra il Monte Penello e il Monte Foscallo. Si abbandona l’AVML per piegare a destra, lungo la stradetta sterrata che risale gli ultimi pendii erbosi fino alla panoramica vetta del Monte Penello (995 m; 2 – 2.15 ore dalle Case Giutte).
Discesa
Si segue il percorso dell’andata fino alla sella di quota 805 sullo spartiacque principale appenninico. Qui, invece che scendere nella valletta del Rio Giazzi, si prosegue dritti lungo l’AVML, che procede comodamente in un altopiano di erba, rocce e pini, lasciando a destra le tondeggianti sommità del Bric Strambè e del Bric Marino. Si scende poi in diagonale per prati fino all’ampia sella erbosa del Giovo Piatto (o Passo del Veleno; 660 m), dove si trova un crocevia.
Ampia sella pianeggiante sullo spartiacque principale appenninico, posta tra il Bric Prato d’Ermo e il Bric Marino. Il termine “giovo” (dal latino iugum) è molto frequente nell’Appennino settentrionale, col significato appunto di passo o valico.
Si abbandona ora l’AVML, diretta al Passo del Turchino, e si imbocca a sinistra un sentiero segnalato con un triangolo rosso vuoto. La traccia, rovinata dall’erosione, scende in ambiente aperto e si porta sotto al rudere della Casa Veleno, posta al limitare del bosco (640 m circa).
Da qui il sentiero segnalato prosegue in discesa nel bosco, andando ad incrociare la strada asfaltata che collega le Case Giutte al Passo del Turchino. Rimontando la rotabile verso est si può ritornare alle Case Giutte, mentre se si seguono i segnavia si continua alla volta del Santuario dell’Acquasanta.
Si abbandona il sentiero e si scende a sinistra, lungo la massima pendenza, seguendo il limite nel bosco. Dopo circa un centinaio di metri ci si trova nei pressi di un rio, da cui si diparte una traccia che taglia verso destra. Si attraversa un ruscello e si continua lungo il sentiero, che presto si trasforma in stradetta sterrata. Dopo alcune centinaia di metri, presso una curva verso destra, si trova un cartello indicante la Pietra di Issel.
La Pietra di Issel, curioso masso con numerose incisioni rupestri, può essere raggiunta in una decina di minuti. Si imbocca un sentierino che, passando attraverso una postazione di caccia (la più bassa di due postazioni), si addentra in un valloncello, lasciando in basso a destra una baracca de pria. Attraversato un minuscolo rio, si trova una piccola frana che interrompe il sentiero; la si aggira a monte e, ridiscesi sul sentiero, in pochi metri si raggiunge la Pietra.
Proseguendo lungo la strada sterrata, si passa accanto ad una presa dell’acquedotto, quindi si costeggia una recinzione e si giunge ad un cancello presso una “postazione di caccia permanente”. Si piega a sinistra lungo una traccia che scende più decisamente, fino a ricongiungersi con il percorso dell’andata presso il crocevia di quota 460 circa. Da qui, in breve, si ritorna alle Case Giutte.
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