Fontanigorda – Monte Gifarco – Rocca Bruna – Passo di Esola – Fontanigorda

Caratteristiche

Difficoltà: E (EE la deviazione al Monte Gifarco)
Dislivello in salita: 670 m circa (740 m con la deviazione al Monte Gifarco)
Tempo: 4.30 – 5 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Settembre 2019

Bellissimo percorso ad anello che percorre la conca di Fontanigorda e Casanova e i crinali che la sovrastano. La salita è molto tranquilla, attraverso il Bosco delle Fate e il Passo Gifarco. La discesa è un po’ più avventurosa, tra faggete, pinete e caratteristici ambienti rupestri, lungo un’antica mulattiera assai rovinata dall’erosione. L’unico passaggio difficile della camminata è la deviazione al Monte Gifarco, che si svolge per uno scomodo canalino roccioso.

Accesso

a) In corriera da Genova a Torriglia e da Torriglia a Fontanigorda (autolinee ATP).
b) Da Genova o Piacenza si segue la SS45 fino a Loco di Rovegno, in Val Trebbia. Qui si gira verso est e si sale a Fontanigorda (820 m).

Fontanigorda è un grazioso paese situato in un’ampia conca sovrastata dai monti Castello del Fante, Gifarco e Rocca Bruna. Il nome deriva dal latino Fontis Ingurdae, a testimoniare la ricchezza d’acqua della zona. Nel centro storico del paese si trovano infatti ben quattordici fontanelle. Riguardo alla storia di Fontanigorda, Daniele Ferrando scrive che: «…anche Fontanigorda seguì la sorte di quasi tutti i borghi della zona, subendo il dominio prima dei Malaspina, signori della Lunigiana e, successivamente dei Fieschi di Lavagna. Passata sotto la Repubblica di Genova, nel XIII secolo fu data in feudo ai Doria, i quali concessero particolari privilegi agli abitanti. Dopo il 1815, come tutta la Liguria, anche Fontanigorda entrò a far parte del Regno Sabaudo» (Laghi di Liguria e dintorni, pagg. 107-108).

Itinerario

Il percorso di salita è stato segnato dalla FIE con un cerchio giallo vuoto. Sulla sinistra della chiesa di Fontanigorda si imbocca una stradina asfaltata (via Padre Giuliani) che sale dolcemente tra le case, poi taglia in piano passando accanto ai campi sportivi. Si entra quindi nel Bosco delle Fate (842 m; parco giochi, chioschetto, aree picnic), bellissimo castagneto cosparso di massi enormi. La stradina si innalza dolcemente tra gli alberi, giungendo ad un campo da calcio (località Crosu, 867 m), dove si trascura una diramazione a destra.
La stradina principale diventa sterrata e si innalza con due ampi tornanti nel bosco (scorciatoie). Presso il primo tornante, si lascia a destra il segnavia “due linee gialle”, diretto al Monte Castello del Fante. Sorpassata una costruzione dell’acquedotto, si sbuca nella radura delle Piane (935 m), dove sorge un casone. Qui la strada si biforca: si va a sinistra, effettuando un altro tornante in terreno aperto. Rientrati nel bosco, si lascia a sinistra una diramazione segnalata con tre pallini gialli (vedi variante “a” di discesa) e, poco più avanti, il segnavia “triangolo giallo vuoto” che porta al Passo del Fante. La stradina attraversa un boschetto di abeti, poi scende brevemente. Piegando a destra, si attraversa un rio per mezzo di una passerella in legno (quota 1020 circa), poi, ad un bivio, si va a destra.
Si prosegue in salita lungo la pista sterrata fino a che non si nota il segnavia che si stacca a destra. Si imbocca un sentiero che si innalza ripido nel bosco di faggi e abeti, tra massi affioranti. La salita guida infine al Passo Gifarco (1268 m), situato sullo spartiacque tra Trebbia e Áveto ai piedi del monte omonimo. Scendendo brevemente sul versante opposto si confluisce nel sentiero segnalato con un cerchio giallo pieno, proveniente dal Passo di Fregarolo.
Si gira a sinistra in dolce salita e in breve si giunge ad un bivio. Proseguendo ancora a sinistra, si rimonta un sentiero sconnesso, che costeggia la base della parete del Monte Gifarco. Presso un impluvio si trova un altro bivio: si abbandona il sentiero principale per girare a sinistra lungo una diramazione segnalata con tre pallini gialli. Risalito l’impluvio, si ritorna sullo spartiacque Trebbia-Áveto presso una selletta (1338 m). Si piega a sinistra e in breve si arriva ai piedi della piccola parete nord della montagna. Si risale un incavato canalino tra le rocce, poi si superano alcuni gradini un po’ esposti e si sbuca sull’aerea vetta del Monte Gifarco (1381 m; deviazione di 10-20 minuti).

Ritornati alla sella di quota 1338, si continua dritti per tracce non segnalate lungo il crinale. In pochi minuti ci si innesta nel sentiero segnalato con un cerchio giallo vuoto: lo si rimonta tra boschetti e radure, poi tra rocce affioranti fino in cima alla Rocca Bruna (1420 m; 2 – 2.15 ore da Fontanigorda, senza contare la deviazione al Gifarco).

Seguendo a ritroso il sentiero segnalato con il cerchio giallo vuoto, si scende fino al suo innesto con il sentiero principale, segnalato con un cerchio giallo pieno. Si piega a sinistra e si rimonta un valloncello boscoso fino alla sella (1392 m) tra la Rocca Bruna e la Rocca del Mago. Si scende sul versante opposto con un tratto ripido, poi si prosegue quasi in piano nei pressi dello spartiacque fino al Passo di Ésola (1307 m).

Il Passo di Ésola è una poco marcata sella posta sullo spartiacque tra Trebbia e Áveto, poco a nord rispetto alla Rocca Bruna. Un tempo frequentato, come testimoniano le belle mulattiere acciottolate che salgono da Rezzoaglio e da Canfernasca, è oggi piuttosto dimenticato.

Abbandonando il cerchio giallo, che prosegue verso il vicino Passo di Értola (da cui si può comunque scendere a Canfernasca e a Fontanigorda), si gira a sinistra lungo il poco marcato sentiero segnalato con una croce gialla, che scende dolcemente tra boschetti e radure. Ad un certo punto il sentiero piega bruscamente a sinistra.

Poche decine di metri più a destra (nord-ovest), si trova la piccola conca del Lago Margotta (o Lago Marcotto; 1254 m). Non si tratta di un vero e proprio lago, ma di una conca che, solamente dopo abbondanti piogge, si riempie di pochi decimetri d’acqua.

La traccia, assai sconnessa, si abbassa in direzione di un ruscello, quindi lo costeggia sul lato destro idrografico con tratti acciottolati. Si piega a sinistra e si guada il rio, quindi si sale brevemente all’ameno Pian Brogione (1163 m), coperto da rade conifere, arbusti, e belle radure. Con percorso un po’ incerto, spesso invaso dalle acque ruscellanti, si attraversa la piana, quindi si riprende la mulattiera acciottolata che scende tra arbusti e rocce. Lasciata a destra una diramazione abbandonata, si giunge ad un bivio (1115 m) dove si hanno due possibilità.

a) La diramazione di sinistra, segnalata con tre pallini gialli, costituisce il percorso più diretto. Il sentiero, sconnesso e rovinato dall’erosione, scende decisamente tra boschetti, radure, arbusti e rocce affioranti. Più avanti, si attraversa un ripiano e si guada un rio (difficoltoso in caso di piena), quindi si entra nella pineta. Ad un bivio si va a destra e, scendendo dolcemente, ci si ricongiunge con il percorso dell’andata a quota 1000 circa.

b) Seguendo la diramazione di destra, indicata sempre dal segnavia “croce gialla”, si effettua un percorso un po’ più lungo. Si scende lungo una vecchia mulattiera sconnessa, a tratti acciottolata.

Una deviazione a destra indicata da un cartello guida alla Moglia delle Canne (o Moglia di Casanova; 1056 m). La zona umida, alimentata da alcune sorgenti, è completamente coperta dalla vegetazione palustre. Si trova su un terrazzo pianeggiante, probabilmente formatosi di conseguenza a movimenti franosi. Si trova anche denominata come Moglia dei Mulattieri o Moglia di Pian Brogione, mentre su Openstreetmap viene erroneamente nominata “Lago Margotto”, che è molto più in alto.

Man mano che si scende, il bosco rado di conifere lascia spazio alle latifoglie, in prevalenza castagni; si taglia sulla sinistra costeggiando una recinzione, quindi si giunge su un costoncino dove si trova un bivio. Si scende a destra effettuando un lungo tornante, poi si costeggia un muro a secco e, con un ultimo tratto quasi in piano, si giunge sulla strada provinciale poco a valle di Canfernasca (814 m). Seguendo la stradina asfaltata verso sinistra per poco più di 1 km, si ritorna a Fontanigorda.

Passerella su un affluente del Rio Cugno
Passerella su un affluente del Rio Cugno (8 aprile 2017)
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La “spada nella roccia” sul Monte Gifarco (8 aprile 2017)
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Il Poggio Piatto dai pressi del Lago Margotta (8 aprile 2017)
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Attraversando il Pian Brogione (8 aprile 2017)

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