Értola – Lovari – Passo Prato di Foppiano – Montarlone – Passo di Értola – Értola

Caratteristiche

Difficoltà: E
Dislivello in salita: 780 m circa
Tempo: 5.45 – 6.30 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Ottobre 2018

Bel percorso ad anello sul fianco sinistro della Val d’Áveto; si cammina a lungo per vaste e solitarie foreste, di castagno e rovere alle quote più basse, di faggio più in alto, fino a sbucare sulla panoramica vetta del Montarlone. Il percorso non presenta particolari difficoltà, ma richiede un certo senso dell’orientamento, a causa dei segnavia vecchi e poco visibili. Nella discesa dal Passo di Értola, inoltre, si attraversa un tratto di bosco diradato in cui il sentiero è stato quasi del tutto cancellato.

Accesso

a) In corriera da Chiavari a Rezzoaglio; si prosegue poi a piedi su asfalto fino ad Értola, seguendo le indicazioni riportate nella possibilità “b” (1,2 km da Rezzoaglio).
b) In automobile, da Genova (attraverso la Val Fontanabuona e il Passo della Scoglina) o da Chiavari (attraverso la Forcella) ci si porta in Val d’Áveto e si scende a Rezzoaglio. Nella piazzola centrale del paese si svolta a sinistra passando accanto alla chiesa; attraversato l’Áveto, si prosegue lungo la stradina che porta ad Értola.
c) In automobile, da Piacenza si sale a Bobbio e a Marsaglia, dove si gira a sinistra entrando in Val d’Áveto. Si arriva a Rezzoaglio dove, presso la piazzetta centrale, si svolta a destra passando accanto alla chiesa. Attraversato l’Áveto si prosegue lungo la stradina che porta in breve ad Értola (766 m); possibilità di parcheggio subito oltre le case.

Il caratteristico paesino è nominato già in un documento piacentino del 1251. Il toponimo (dialettale “Lertula”) potrebbe derivare dal latino artus, con il significato di “spazio ristretto”.

Salita

Dal piccolo piazzale si imbocca a sinistra una scalinata che sale in breve alle case; si svolta a destra, lungo la via principale che attraversa il paese passando accanto ad un lavatoio (segnavia: rombo e due triangoli gialli pieni). Si gira a sinistra e si prosegue sull’ampia mulattiera acciottolata, che sale tra orti, prati e boschetti, con bella vista sui monti Aiona e Penna. Salendo ripidamente si supera un abbeveratoio e si valica una selletta; si attraversa quindi una bella radura pianeggiante caratterizzata da una piccola macchia di abeti e da un castagneto secolare sulla sinistra. Si sorpassa una casa isolata e si giunge alla Cappella della Madonna del Prato (942 m), dove si piega a sinistra.
Si supera un tratto quasi pianeggiante, dove si lasciano a sinistra e a destra alcune diramazioni, seguendo la mulattiera principale. Attraversato un piccolo intaglio tra rocce affioranti, si giunge ad un importante bivio (quota 965); si abbandona la mulattiera principale, segnalata con il rombo giallo (la si seguirà al ritorno) e si gira a destra lungo il sentiero con due triangoli gialli, indicato da un cartello in legno per Lovari. Il sentiero scende brevemente per attraversare una vallecola, quindi giunge ad un bivio dove si imbocca la diramazione di destra.
Si taglia lungamente a saliscendi tra folti boschi di faggio e castagno, passando accanto ad un masso con edicola sacra e attraversando altri piccoli rii; guadato anche il Rio di Stampa, si sbuca su vecchie terrazze abbandonate e invase dalla vegetazione. Le si risale, tenendosi sulla destra, quindi si giunge ad un bivio; si piega a sinistra, su un sentiero più marcato, e si sale in breve al minuscolo paese di Lovari (1038 m).

Lovari è uno dei luoghi più sperduti della Val d’Áveto, posto tra le vaste foreste ai piedi del Montarlone, e raggiungibile in automobile attraverso una stretta stradina solo in parte asfaltata che ha origine da Alpepiana. Il toponimo (dialettale Luè) richiama la presenza del lupo. Presso Lovari, un tempo, si trovava una piccola miniera, oggi raggiungibile con un sentierino segnalato.

Tra le case si svolta a destra e in breve si esce dal paese, lungo la strada asfaltata per Alpepiana. Dopo poche decine di metri, al di là di un casone, si imbocca a sinistra la diramazione sterrata che sale in breve alla Chiesa di Lovari (1060 m circa), e prosegue nel bosco. Dopo un tratto in piano, nel punto in cui la sterrata piega a destra, si prosegue dritti lungo un sentiero poco evidente che attraversa una macchia di felci. Si riprende a salire ripidamente, piegando a sinistra ed attraversando un boschetto; poco più avanti si sbuca in un tratto aperto, tra cespugli e roccette affioranti.
Seguendo le tracce poco evidenti, si sale verso nord-ovest lungo il filo del costoncino di roccette, cespugli e detriti; contornato sulla destra un piccolo calanco, si rientra nel bosco e il sentiero ritorna evidente. Tagliando in diagonale, si va a confluire nel’ampia mulattiera segnalata con un cerchio giallo pieno, proveniente dal Passo di Fregarolo. La si segue verso destra, tagliando quasi in piano il versante orientale del Montarlone; si raggiunge quindi il crinale spartiacque tra Trebbia e Áveto un centinaio di metri a sud-ovest rispetto al Passo Prato di Foppiano. Qui si trova un bivio (quota 1335).

Il vero e proprio Passo Prato di Foppiano (1329 m) si trova un po’ più avanti. Subito oltre il valico sorge il Rifugio Prato di Foppiano, piccola costruzione in legno circondata da grandi faggi, dotata di tavoli, panche e stufa, sempre aperta. Nei pressi del rifugio si trovano numerosi tavoli e panche per il picnic.

Deviazione – Monte Oramara. Dal rifugio, il segnavia “due triangoli gialli pieni” continua in direzione nord, lungo l’ampia displuviale tra Trebbia e Áveto. Nel primo tratto il tragitto è in comune con il segnavia “cerchio giallo pieno, poi si separano: i due triangoli vanno a destra lungo la displuviale, scavalcando una gobba, mentre il cerchio giallo la aggira a sinistra. Le due diramazioni si riuniscono poco dopo, presso una sella boscosa (1427 m). Si prosegue dritti per alcune decine di metri, quindi si trova un secondo bivio dove i segnavia si separano definitivamente. Si imbocca a destra il sentierino indicato dai due triangoli gialli, che sale lungo il ripido crinale. La cresta rimane dolce e in gran parte boscosa sul lato sinistro, mentre precipita con scarpate di rocce argillose sul lato destro. Superato un breve tratto esposto, si guadagna la radura sommitale del Monte Oramara (1522 m; 3.15  3.30 ore da Értola).

Si abbandona la pista principale e i segnavia, per piegare bruscamente a sinistra (sud-ovest) lungo una carrareccia con indicazioni per la Fontana del Figliolo. Si inizia subito a salire, effettuando un tornante verso destra e doppiando un costolone boscoso. Subito oltre, si abbandona la carrareccia, che taglia in piano e attraversa un piccolo impluvio, per piegare a sinistra lungo un sentiero non segnalato che sale in diagonale tra i faggi. Giunti nuovamente sulla displuviale Trebbia-Áveto, si supera una zona di rocce affioranti tenendosi sulla destra. Si rientra nel bosco salendo ripidamente, poi si aggira sulla destra un roccione affiorante; superato uno spallone erboso, un’ultima ripida salita porta in vetta al Montarlone (1501 m; 3 – 3.30 ore da Èrtola).

Discesa

Si scende lungo il crinale opposto (segnavia: rombo e quadrato gialli pieni), attraversando quasi subito un boschetto e sbucando in un’ampio prato pianeggiante. Si trascura il sentiero che continua dritto per piegare a sinistra (attenzione!) e rientrare nella faggeta; si scende ripidamente tra alberi e rari roccioni affioranti fino ad una radura dove ci si congiunge con il sentiero segnalato con un cerchio giallo pieno. Proseguendo dritti, in breve si è al Passo di Vallersone (1305 m).

Da qui si diparte a destra il sentiero per Canfernasca, segnalato da un quadrato giallo pieno.

Si continua dritti lungo l’ampio sentiero di crinale, che procede con brevi saliscendi nella bellissima e solitaria faggeta. In circa un quarto d’ora di comoda marcia, si giunge al crocevia del Passo di Értola (1287 m).

Il sentiero di crinale, segnalato con un cerchio giallo pieno, prosegue alla volta del Passo di Fregarolo. Seguendolo per circa mezz’ora, si trovano sulla destra le deviazioni per le cime della Rocca Bruna e del Monte Gifarco.

Si imbocca a sinistra una carrareccia segnalata con un rombo giallo pieno (indicazioni per Lovari), che scende attraversando una zona di faggeta diradata. Subito a valle, attraversato un minuscolo rio, si lascia la carrareccia per imboccare un sentiero che scende direttamente nel bosco. Più avanti si gira a destra e si giunge al margine di un’altra ampia zona diradata, in cui la vecchia mulattiera segnalata è stata cancellata dall’erosione e dal proliferare di arbusti. Conviene quindi spostarsi a destra fino ad incontrare una pista, che va seguita verso sinistra per aggirare l’area disboscata. Poco più avanti si imbocca a sinistra una diramazione che scende in direzione di un grande faggio secolare, dove si riconosce uno sbiadito segnavia.
Si continua dritti, attraversando una piccola macchia di abeti, quindi si scende a destra portandosi sul fondo della vallecola percorsa dal Rio Cerusolo. Sul versante opposto si ritrova la vecchia mulattiera, che aggira in piano un roccione con caratteristico anfratto (il masso reca la scritta “nel moto è la vita” in vernice gialla) e va a confluire in una pista pianeggiante. La si segue verso destra, attraversando subito un impluvio, poi aggirando in piano il tondeggiante rilievo del Poggio. Finalmente si esce dalla zona disboscata e si rientra nella faggeta, ritrovando anche la vecchia mulattiera che scende dolcemente. Con percorso comodo tra gli alberi, si perde quota lentamente fino a ricongiungersi con il percorso dell’andata presso il bivio di quota 965. Da qui, seguendo il sentiero già percorso, si ritorna ad Értola.

La Cappella della Madonna del Prato (13 ottobre 2018)
Il Rifugio Prato di Foppiano, all'omonimo passo
Il Rifugio Prato di Foppiano, all’omonimo passo (13 ottobre 2018)
Vista verso la Val Trebbia dal Montarlone
Vista verso la Val Trebbia dal Montarlone (13 ottobre 2018)
Faggeta autunnale nei pressi del Passo di Vallersone
Faggeta autunnale nei pressi del Passo di Vallersone (13 ottobre 2018)
Ritorno a Èrtola; sullo sfondo i monti Penna e Aiona
Ritorno a Értola; sullo sfondo i monti Penna e Aiona (13 ottobre 2018)

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