Chateau Beaulard – Rifugio Rey – Passo dell’Orso – Grand’Hoche – Guglia d’Arbour

Caratteristiche

Difficoltà: E fino al Rifugio Rey, poi EE
Dislivello in salita: 1440 m circa
Dislivello in discesa: 50 m circa
Tempo: 4 – 4.30 ore
Ultima ricognizione: Luglio 2019

Si tratta della via normale per salire alla Grand’Hoche e alla Guglia d’Arbour. Il sentiero è comodo e molto frequentato fino al Rifugio Rey, posto quasi al limite dei bei boschi di larici che fasciano la base della montagna. La seconda parte si svolge invece in ambiente dolomitico e severo, lungo un antico sentiero militare ormai malandato; bisogna prestare attenzione nella traversata che conduce al Passo dell’Orso, che si svolge su ghiaioni ripidi e un po’ esposti. Al ritorno, nel tratto di cresta tra la Guglia d’Arbour e il Passo dell’Orso bisogna seguire gli ometti con molta attenzione, per evitare di scendere troppo e trovarsi su terreno pericoloso. Essendo esposta a nord, la parte alta del tracciato rimane ingombra di neve fino a luglio; a inizio stagione sono quindi obbligatori picozza e ramponi.

Accesso

Si esce dall’autostrada a Oulx Ovest, da cui si prosegue lungo la SS335 in direzione di Bardonecchia. Si sorpassa Savoulx e si trova a sinistra la deviazione (passaggio a livello) per Beaulard. Entrati nel paese, si svolta a sinistra e si sale fino alla graziosa frazione di Chateau Beaulard; subito prima delle case si svolta a destra su una strada sterrata che, con un tornante, porta ad un piazzale subito a monte del paese (1410 m circa).

A nord rispetto al paese si innalza una montagnola detta “il Forte”: sulla sua sommità, nel 1593 venne edificato un forte per sorvegliare la valle. Il forte venne abbandonato dopo pochissimo tempo, nel 1610.

Itinerario

Si continua lungo la strada sterrata per poche decine di metri, fino a trovare sulla destra l’imbocco del sentiero CAI 715. Seguendolo, si sale per fasce terrazzate, con bella vista sulle pareti della Grand’Hoche, incrociando una carrareccia. Si entra poi nel bosco di conifere e si prosegue salendo in diagonale; si passa accanto a due piloni sacri, attraversando un piccolo impluvio, poi si entra nel vallone del Rio Champeiron. Si attraversa il torrente su un ponticello, poi si risale su terreno ripido (corda) per riprendere il buon sentiero nel bosco.
Ad un bivio si va a sinistra, e in breve si tocca la strada sterrata proveniente da Beaulard (quota 1710 circa), ma la si trascura per continuare a sinistra sul sentiero segnalato. Il sentiero si avvicina di nuovo al Rio Champeiron; subito prima di raggiungerlo si incontra un’altra sterrata e la si segue verso destra in dolce salita. In pochi minuti, si è al Rifugio Rey (1778 m).

Il rifugio, posto ai piedi delle grandi pareti dolomitiche della Grand’Hoche, si trova in una zona un tempo occupata da impianti sciistici, oggi abbandonati. È dotato di 20 posti letto, ed è aperto con servizio di alberghetto durante la stagione estiva. È dedicato all’alpinista e scrittore Guido Rey, vissuto tra la seconda metà dell’800 e la prima del ‘900.

Poco a monte rispetto al rifugio si trovano numerose paline escursionistiche. Seguendo le indicazioni per il Passo dell’Orso (segnavia 702) si imbocca sulla sinistra una ripida pista da sci abbandonata, che in breve porta ad un ripiano dove si trovano un laghetto artificiale ed una stazione meteo (quota 1830 circa). Si passa sulla piccola diga che sbarra il laghetto e si riprende il sentiero segnalato, che sale brevemente e taglia in piano verso est. Ad un certo punto si attraversa una pista da sci abbandonata (riconoscibile per il taglio nel bosco, e per la presenza di alcuni giovani larici). Qui si abbandona il sentiero e si devia a destra, risalendo la pista stessa.

La deviazione è poco evidente e mal segnalata. Se la si perdesse, ci si congiungerebbe dopo pochi minuti con una strada sterrata. In questo caso, riconosciuto l’errore di percorso, basta tornare indietro e individuare la pista abbandonata.

Risalendo ripidamente lungo il taglio nel bosco si va ad intercettare una pista sterrata, ugualmente proveniente dal Rifugio Rey (quota 1940). La si segue, salendo lungo la massima pendenza; quando la pista devia a destra si prosegue dritti, sempre lungo il taglio di una pista da sci, dritti verso le sovrastanti grandi pareti rocciose; su un masso ai margini del taglio è posta una lapide in ricordo di Aldo Miletto. Man mano che si sale, la traccia si fa più evidente e iniziano a comparire le targhette segnavia del Sentiero Gianluca Molino (affiancate dai segnavia 702). Tra gli ultimi larici e radi pini mughi, si sale con alcune svolte, poi si piega a sinistra iniziando un lungo traverso in orizzontale.
Si tagliano a mezza costa i grandi ghiaioni che fasciano alla base le pareti della Grand’Hoche e della Rocca dell’Aquila, con qualche passaggio scomodo per superare alcuni canaloni ingombri di massi. L’ampio sentiero sale poi in diagonale in un boschetto di larici, guadagnando un costone dove si trova un rudere (quota 2146). Si gira a destra, prendendo quota con regolari tornanti, e poi andando a toccare la selletta a monte del roccione detto Rocher de la Garde. Il vecchio sentiero militare prosegue ancora a tornanti, su un versante che si fa man mano più ripido, mentre i prati e gli ultimi larici lasciano rapidamente spazio agli sfasciumi e agli spuntoni rocciosi. A quota 2395 si sbuca su uno spallone erboso quasi pianeggiante, quindi si continua in ripida salita lungo un versante ghiaioso, dove la traccia è rovinata dall’erosione.
Il sentiero inizia quindi a tagliare verso destra, attraversando il ripidissimo versante di dirupi e sfasciumi che scende dalla Punta Gran Vallon. I brevi tratti scavati nella roccia sono i più larghi e agevoli; in corrispondenza dei ripidissimi colatoi ghiaiosi che incidono il versante la traccia è invece ridotta ai minimi termini, quindi bisogna prestare un po’ di attenzione. Scavalcato un contrafforte, appare alla vista una casermetta incastonata nella roccia, che però non verrà raggiunta dal sentiero. Continuando a traversare, si raggiunge finalmente un secondo costone, da cui appaiono alla vista l’ormai vicino Passo dell’Orso e la Grand’Hoche (quota 2512). Da qui la traccia scende in diagonale tra i ghiaioni, fino all’ampia sella erbosa del Passo dell’Orso (o Passo della Grand’Hoche, Pas de l’Ours​; 2481 m).

Si tratta di una marcata sella dello spartiacque principale alpino, posta tra la Grand’Hoche e la Punta Gran Vallon, avancorpo della Punta Clotesse. Sul valico si trova il Bivacco Blanchetti, realizzato nel 2011 e dotato di 6 posti letto; durante la mia visita del luglio 2019 era in cattive condizioni, forse per mancanza di manutenzione.

Lasciando a sinistra il sentiero che scende nel Ravin des Lauzes, si risale a destra un piccolo dosso erboso. Presso un ometto, inizia la traccia per la Grand’Hoche; il sentierino risale il ripidissimo dorso sovrastante con strette svolte, tenendosi preferibilmente sul detritico versante francese. Mentre il panorama si fa sempre più vasto, si guadagna finalmente la cresta sommitale, costituita da ghiaie e rocce rotte; aggirato a sinistra un primo dosso, una breve deviazione a destra porta alla croce di vetta della Grand’Hoche (2760 m).

Con una breve discesa si ritorna al sentiero segnalato dagli ometti, che taglia quasi in piano fino ad una selletta ghiaiosa. Da qui, con l’ultima breve salita per massi e lastroni, si guadagna la Guglia d’Arbour (2803 m).

Le pareti dolomitiche della Rocca dell'Aquila e della Grand'Hoche
Le pareti dolomitiche della Rocca dell’Aquila e della Grand’Hoche (13 luglio 2019)
Panorama verso est dai pressi del Rocher de la Garde
Panorama verso est dai pressi del Rocher de la Garde (13 luglio 2019)
Traverso esposto prima del Passo dell'Orso
Traverso esposto prima del Passo dell’Orso (13 luglio 2019)
Il Passo dell'Orso e la Grand'Hoche
Il Passo dell’Orso e la Grand’Hoche (13 luglio 2019)
La media Val di Susa dalla Grand'Hoche
La media Val di Susa dalla Grand’Hoche (13 luglio 2019)
Panorama sulla Punta di Chalanche Ronde e sulla Roche de Près
Panorama sulla Punta di Chalanche Ronde e sulla Roche de Près (13 luglio 2019)
Panorama dalla Guglia d'Arbour: il Vallon des Acles e, sullo sfondo, gli Écrins
Panorama dalla Guglia d’Arbour: il Vallon des Acles e, sullo sfondo, gli Écrins (13 luglio 2019)

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