Carnino Superiore – Gola della Chiusetta – Rifugio Don Barbera – Colle dei Signori
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 730 m circa
Tempo: 2.15 – 2.30 ore
Ultima ricognizione: Giugno 2018
Possibili ascensioni e traversate dal Rifugio Don Barbera: Punta Marguaréis.
Camminata molto bella e piacevole, lungo la vecchia mulattiera che saliva da Carnino al Colle dei Signori. Nella prima parte si rimonta il boscoso Vallone di Carnino, circondato da grandi pareti calcaree. Oltre la strettoia della Gola della Chiusetta il vallone prende il nome di Valle dei Maestri e si apre in ampie conche erbose e dossi di suggestive rocce carsificate. Meta dell’escursione è il nuovo Rifugio Don Barbera, posto nei pressi del Colle dei Signori, da cui il panorama si apre sulla Val Roia e sulle Alpi Marittime.
Accesso
a) Si esce al casello autostradale di Ceva e si rimonta la Val Tànaro, superando Garessio e Ormea. Giunti a Ponte Nava si imbocca a destra la diramazione che sale a Viozene, quindi si prosegue ancora per una decina di minuti e si prende a destra la stradina per Carnino. Giunti ad un bivio subito sotto ai due nuclei del paese si svolta a sinistra per Carnino Superiore.
b) Dal casello autostradale di Imperia si segue la superstrada in direzione di Torino, che porta a Pieve di Teco. Continuando su strada statale si scavalca il Colle di Nava e si giunge a Ponte Nava; qui si svolta a sinistra, salendo a Viozene e proseguendo fino al bivio a destra per Carnino. Giunti sotto ai due nuclei del paese si gira a sinistra per Carnino Superiore (1397 m).
Carnino è un piccolo paese diviso in due borgate, e isolato all’imbocco dell’omonimo vallone. Oggi, dopo gli anni dello spopolamento, alcune delle antiche case in pietra sono state ristrutturate, e vengono utilizzate come seconde case durante la bella stagione.
Itinerario
Seguendo i segnavia bianco-rossi si attraversa il piccolo paese, passando tra le suggestive case in pietra. Giunti all’estremità opposta si lascia a sinistra il sentiero per il Passo Lagarè e si continua dritti lungo la bella mulattiera per il Rifugio Don Barbera. Si attraversa un rio su una passerella in legno alla base di una bella cascatella, quindi si sale tra boschetti e radure con alcuni tornanti (belle viste sul Ferà e sulle pareti della Cima Pian Ballaur). Si guada un ruscello, quindi lo si costeggia per qualche decina di metri, per poi allontanarsi a sinistra con altri tornanti.
Superata la Fontana dei Giraudi (1589 m), si sale in diagonale e si raggiungono le radure arbustive di Pian Ciucchea, cosparse di alberi da frutto. Poco più avanti si trova un importante bivio (quota 1683), dove si lascia a destra il sentierino per il Passo delle Mastrelle e la Capanna Saracco-Volante per proseguire dritti lungo la traccia principale. Si taglia quasi in piano alla base di verticali pareti calcaree, quindi si superano alcuni tornanti e si giunge all’ingresso della piccola Gola della Chiusetta (1811 m).
Su un grosso masso accanto al sentiero sorge una piccola croce, in ricordo di nove speleologi che persero la vita qui, il 9 dicembre 1990, a causa delle valanghe.
Sorpassata la breve gola, il sentiero sbuca nell’ampio Piano della Chiusetta, bellissima conca erbosa pianeggiante percorsa da un rio che poi scompare in un inghiottitoio. Si contorna il pianoro sulla sinistra, quindi si riprende a salire, passando accanto ad una bella cascatella che scorre su rocce carsificate. Il sentiero passa attraverso una breve strettoia, quindi entra nella conca delle Selle di Carnino. Poco più avanti si lascia a sinistra la diramazione, segnalata da un cartello in legno, che porta alla vicina chiesetta di Sant’Érim.
Presso la chiesetta di Sant’Érim (Sant’Elmo) si celebrava una funzione nel giorno in cui il bestiame entrava nelle Alpi. In un quadro sopra all’altare è rappresentata l’apparizione di Sant’Elmo ad alcuni pastori del luogo.
Il sentiero piega a destra e passa accanto ad un dosso dove, accanto a due stalle, si trovano i ruderi dell’ex Rifugio Selle di Carnino (1913 m).
Il rifugio venne ultimato nel 1907, riadattando un antico ricovero per pastori, e rimase funzionante fino alla Seconda Guerra Mondiale. Durante la guerra venne gravemente danneggiato, e da allora fu abbandonato. Il toponimo “selle” indicherebbe quelle celle in cui conservare al fresco burro e formaggi. Nella zona di Carnino spesso si usa questo nome per indicare l’alpeggio stesso (vedi M. Di Maio, Vaìi, gias e vastére, pag. 30).
Da qui il sentiero sale dolcemente in diagonale, percorrendo il lato sinistro idrografico del Vallone dei Maestri e allontanandosi progressivamente dal fondovalle. Si scavalcano alcuni dossi prativi con brevi saliscendi, quindi un’ultima salita porta al nuovo Rifugio Don Barbera (2079 m), preceduto da un vecchio prefabbricato metallico.
Il vecchio rifugio era un prefabbricato metallico, inaugurato nel 1966 dalla sezione CAI di Albenga, dotato di 18 posti letto e oggi lasciato ad arrugginire a poca distanza dal nuovo rifugio. È stato sostituito da un edificio più bello, costruito nel 2006 e di proprietà del Parco Naturale del Marguaréis. Il nuovo rifugio dispone di 50 posti letto ed è aperto continuativamente dal 15 giugno al 15 settembre. È dedicato a Don Umberto Barbera, sacerdote e alpinista di Albenga mancato nel 1946.
Dal rifugio è consigliabile proseguire verso ovest per ancora pochi minuti, lungo il comodo sentiero che porta al crocevia del Colle dei Signori (2108 m).
Si tratta di un’ampia sella dello spartiacque principale alpino, posta tra la Cima di Pertegà e la Cima della Gaìna, sul confine tra Italia e Francia. Oggi è attraversato dalla strada sterrata che collega il Colle di Tenda a Mònesi; un tempo invece vi transitava uno dei rami principali dell’antichissima “via marenca”, una “via del sale” che collegava Limone e il Monregalese alla costa di Imperia transitando per i crinali delle Alpi Liguri. Anticamente il valico era chiamato Colle del Lago dei Signori, in riferimento ad un laghetto, oggi scomparso, che si trovava sul lato italiano. Secondo Marziano di Maio, «il nome esatto era “dei Tre Signori”, che erano i Lascaris di Tenda comproprietari di questi pascoli. Com’è noto, Tenda fu contea dei potenti Lascaris di Ventimiglia» (op. cit., pag 30).
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