Anello dei monti Cantomoro e Nero
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 330 m circa
Tempo: 3.45 – 4.30 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Novembre 2019
Il Monte Nero, da non confondere con il suo omonimo che si trova più a nord presso il Passo dello Zovallo, è un gigantesco cupolone dal profilo dolce, che si eleva sullo spartiacque principale appenninico tra i monti Aiona e Penna. Forma un unico massiccio con il Monte Cantomoro, un’imponente bastionata di rocce basaltiche che si affaccia sulla Val d’Áveto. Questo itinerario gira intorno alle due montagne: nella prima parte segue il cosiddetto “Sentiero Ofiolitico” messo a punto dal Parco dell’Áveto, quindi transita per il Prato Mollo e ritorna al Passo dell’Incisa seguendo l’Alta Via dei Monti Liguri.
Accesso
a) Da Genova (mediante la Val Fontanabuona e il Passo della Scoglina) o da Lavagna (attraverso il Passo della Forcella) si entra in Val d’Áveto. A Rezzoaglio si imbocca a destra la deviazione per Gràmizza, dove si gira ancora a destra per salire ad Amborzasco, Casoni e alla Casermetta del Penna. Qui si va di nuovo a destra, su una strada sterrata che in poco meno di 1 km porta al Passo dell’Incisa.
b) Da Piacenza (attraverso Bobbio, Marsaglia e Santo Stefano d’Áveto, oppure attraverso la Val Nure, Ferriere e il Passo dello Zovallo) o da Parma (attraverso la Val Ceno) si raggiunge il Passo del Tomarlo. Qui si imbocca verso sud la strada provinciale per il Passo del Chiodo, dove si gira a destra raggiungendo in breve la Casermetta del Penna. Qui si imbocca a sinistra la strada sterrata che in poco meno di 1 km guida al Passo dell’Incisa (1471 m).
Si tratta di una marcata insellatura boscosa posta tra i monti Penna e Cantomoro. Il nome Incisa (con i suoi derivati Lencisa e Cisa) è frequente nell’Appennino Ligure, e fa riferimento a valichi profondi e malagevoli.
Itinerario
Si scende lungo la sterrata per la Casermetta del Penna fino a raggiungere la “segheria” (pannello esplicativo). Qui si piega a sinistra su una stradina forestale sbarrata da una catena, che scende dolcemente nella foresta mista di faggi e abeti, poi taglia lungamente pressochè in piano sul versante nord del Monte Cantomoro. Dopo circa 3 km si attraversa il Rio Dragonale con un ponticello (quota 1363).
Subito a valle del ponte il Rio Dragonale precipita tra massi e balze rocciose per un dislivello di 50 m circa, formando una lunga cascata e precipitando in una profonda gola, ben visibile dal ponticello.
Si prosegue lungo la sterrata, che passa accanto ad una paretina rocciosa, dove si trova un caratteristico affioramento di “basalti a cuscino”.
I basalti a cuscino (pillow lavas) sono delle caratteristiche formazioni rocciose arrotondate. Esse si originarono sul fondale di un antico oceano: il magma fuoriuscito da fratture della crosta oceanica, a contatto con l’acqua fredda, si solidifica molto velocemente, dando origine a queste curiose strutture a cuscino. Sull’Appennino Ligure sono molto frequenti: si possono osservare anche nella Valle Tribolata, in Val Graveglia o nei pressi di Bargone.
In breve tempo la stradetta raggiunge l’incrocio detto Quadrivio del Dragonale (o Re di Coppe; 1389 m), nei pressi del quale si trova il piccolo Riparo Moglia Negretta. Qui si piega a sinistra lungo una sterrata sconnessa che effettua qualche tornante (segnavia: rombo giallo vuoto), poi inizia a salire a mezza costa nel fitto bosco di abeti. Proseguendo si attraversa il Rio Ronco del Diavolo.
Poco più in basso il torrente forma una bella cascata alta una ventina di metri. La cascata è visibile solo scendendo nel bosco prima del masso sulla sinistra, raggiungendo il fondo della gola e risalendo brevemente il corso d’acqua.
Si prosegue lungo la sterrata che si innalza con varie svolte nel bosco di faggi e abeti. Poi esce dal bosco e sale fino al crocevia del Passo della Spingarda (1546 m), dove è situato un grosso masso con indicate le direzioni dei sentieri. Si trascura l’AVML, che a destra sale al Monte Aiona e a sinistra ritorna al Passo dell’Incisa, e si prosegue dritti sempre lungo la stradina sterrata, che scende tra gli alberi raggiungendo una sterrata più ampia. La si segue brevemente verso sinistra, fino al Rifugio Monte Aiona (1507 m), posto sul margine del grande ripiano acquitrinoso detto Prato Mollo.
Sul margine sud-occidentale di Prato Mollo si trova la Pietra Borghese, un enorme affioramento di rocce scurissime e fratturate. Si tratta di una tipica peridotite lherzolitica, una roccia originatasi nel mantello, e portata in superficie dai processi tettonici che hanno originato l’Appennino. La lherzolite è una roccia durissima, fortemente magnetica, tanto da deviare l’ago della bussola e attirare i fulmini. La stessa roccia, anche se in forme meno caratteristiche, affiora in tutta l’area sommitale del Monte Aiona. Datazioni radiometriche hanno stimato l’età di queste rocce a circa 2 miliardi di anni, il che le renderebbe tra le più antiche d’Italia.
Sulla sinistra del rifugio si imbocca il sentiero segnalato con tre punti rossi, che contorna il Prato Mollo, poi inizia a scendere tra boschetti e radure. Proseguendo lungo lo sconnesso sentiero si raggiunge poi il percorso segnalato con un quadrato giallo ed una croce gialla. Si piega a sinistra e, superati tre tornanti si raggiunge un bivio nelle vicinanze della Rocca dei Porcelletti, da cui prosegue a destra risalendo la boscosa valletta del Rio Berone. Si attraversa il rio e si prosegue quindi in leggera salita in diagonale fino al Passo dei Porcelletti (1467 m).
Continuando in comune con l’AVML, si taglia pressochè in piano aggirando il Monte Nero ad est. Si supera la Fontana del Becio (1450 m) e si continua in leggera discesa tra i faggi attraversando vari ruscelli provenienti dal Monte Nero. Si incontra quindi una caratteristica “sassaia”, conosciuta come Mar d’Pria (cioè “mare di pietra”).
Le sassaie sono curiosi corpi detritici costituiti da blocchi angolari di grosse dimensioni. Si originano in ambiente periglaciale, per l’azione di continui cicli di gelo e disgelo: il ghiaccio penetra nelle fratture degli affioramenti rocciosi e le allarga, fino a sblocchettarli. Per questo, sono indicativi di un clima che un tempo era molto più freddo dell’attuale. Il termine “sassaia” è generico e non propriamente tecnico, in quanto esistono vari tipi di sassaie, diversi per forma e processi che li modellano: ci sono i campi di massi (block fields), i torrenti di massi (block streams) e i ghiacciai di roccia (rock glaciers).
Il sentiero rientra nel bosco di faggi e procede in piano. Si attraversa l’ampio alveo pietroso del Rio di Monte Nero, poi si supera il Rio Incisa, che poco a valle forma una bella cascata. Si sale quindi con alcuni tornanti e si ritorna al Passo dell’Incisa.
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