Pian Pendini – Canale dell’Acquapendente – Croce Martincana – Pian Pendini
Caratteristiche
Difficoltà: EE
Dislivello in salita: 330 m circa
Tempo: 2.20 – 2.50 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Novembre 2020
Percorso ad anello breve e avventuroso, tra le pieghe degli avancorpi meridionali del Monte Maggiorasca. Il percorso di salita si divide in due parti: dapprima si rimonta lo stretto solco del Canale dell’Acquapendente, che delimita a meridione la bastionata della Rocca del Prete, quindi si risale la panoramica cresta ovest della Croce Martincana. Il canale è piuttosto impervio e impegnativo, specie in autunno e primavera quando la cascata omonima si attiva; inoltre il sentiero di avvicinamento è poco evidente e mal segnalato. La cresta non oppone particolari difficoltà, se non un breve tratto roccioso evitabile. Dalla cima della Croce Martincana, si ritorna al punto di partenza seguendo i sentieri segnalati.
Accesso
a) Da Genova, Chiavari o Piacenza si raggiunge Rezzoaglio, da cui si prosegue per Santo Stefano d’Áveto. Poco dopo si lascia a sinistra la diramazione per Rocca d’Áveto e si sale a destra verso il Passo del Tomarlo. Sorpassata la deviazione per Gavadi, si continua ancora per 2 km e si giunge in località Pian Pendini, dove sulla destra si trova un ampio spiazzo.
b) Da Piacenza (salendo per la Val Nure e il Passo dello Zovallo) o da Fornovo di Taro (attraverso la Val Ceno) ci si porta al Passo del Tomarlo. Si prosegue sul versante ligure per circa 1 km fino in località Pian Pendini, dove sulla sinistra si trova un ampio spiazzo (1430 m).
Itinerario
Si attraversa la strada asfaltata e, sul lato a monte, si imbocca la pista con segnavia CAI 192 (indicazioni per il Passo della Lepre e Rocca d’Áveto), che taglia in piano verso ovest. Si passa poco a monte del Rifugio Tomarlo, quindi si riceve da destra il sentiero segnalato con una X gialla che si seguirà in discesa. Poco più avanti si incrocia il sentiero 194.
Seguendo a destra il sentiero 194 si può evitare il Canale dell’Acquapendente, che rappresenta il tratto più difficile dell’escursione.
Si prosegue dritti lungo la pista principale, che scende dolcemente tra boschetti e radure fino al Passo della Lepre (1403 m), dove si lascia a sinistra il segnavia “X gialla” diretto ad Allegrezze. La pista gira leggermente a destra e taglia in piano fino ad un altro bivio; qui si abbandona il segnavia 192, diretto a Rocca d’Áveto, e si imbocca a destra il sentiero 196, che taglia tra radi arbusti in direzione della bastionata della Rocca del Prete. Si entra nella faggeta e si inizia a salire più decisamente, effettuando un’ampia curva verso sinistra. Dopo un breve tratto quasi pianeggiante, si giunge in una piccola radura caratterizzata, sulla destra, da un grosso masso (quota 1450 circa); sul masso una targhetta sbiadita indica la deviazione per il Torrione Bassani, il Torrione Candela e la Cascata dell’Acquapendente.
Si abbandona il sentiero CAI e si gira a destra, passando accanto al masso e imboccando un sentiero indicato da segnavia gialli. Il sentiero piega ancora a destra e inizia a salire tagliando un ripido pendio boscoso. Dopo alcune decine di metri si trova un bivio (ometto di pietre); si gira a sinistra di 180 gradi, imboccando una diramazione ugualmente segnalata con bolli gialli. Attraversata una piccola pietraia, si trova un altro bivio, dove si seguono a destra le indicazioni per il Torrione Bassani e la Cascata dell’Acquapendente. Seguendo attentamente i segnavia lungo sentierini poco evidenti, si effettuano alcune svolte e si giunge alla base della bastionata della Rocca del Prete.
Si lascia a sinistra una diramazione marcata da una X gialla e si gira a destra, costeggiando la parete rocciosa. Il sentierino si affaccia poi su un costoncino da cui finalmente appaiono alla vista la Cascata dell’Acquapendente e l’appartato canalone omonimo. Si gira a sinistra e si risale un ripido canalino terroso, guadagnando l’intaglio sovrastante; con un traverso esposto, il sentierino entra nell’impluvio dell’Acquapendente, e procede alla base delle pareti rocciose passando accanto a torrioni dalle forme curiose. Si gira a sinistra e salendo per erba e roccette spesso bagnate (attenzione!), si giunge sul fondo del canalone, alla base della Cascata dell’Acquapendente.
Non si tratta di una cascata copiosa, ma piuttosto di un continuo stillicidio che scende dalla verticale parete sulla destra idrografica del canalone, alta circa 60 metri. In inverno, l’Acquapendente si trasforma in una spettacolare cascata di ghiaccio, tra le più conosciute ed impegnative dell’intero Appennino Ligure.
A monte del punto in cui ci troviamo, il Canale dell’Acquapendente è diviso in due rami. Il ramo principale è quello di sinistra, ampio e privo di particolari difficoltà, ma impraticabile in gran parte dell’anno perchè bagnato dall’acqua della cascata. Conviene quindi scendere pochi metri a destra e imboccare il ramo secondario, più ripido e incassato ma sempre asciutto. Si risale il ramo secondario per una ventina di metri (attenzione a non smuovere sassi), fino a che non si restringe sensibilmente, terminando contro la parete rocciosa. Qui si sale a sinistra montando sullo speroncino che divide i due rami del canalone (II, appigli instabili), quindi si scende nel ramo principale a monte del tratto bagnato. Per tracce di sentiero si risale la facile parte superiore del canalone e, alla sua sommità, si sbuca su un ripianetto coperto di faggi (quota 1610 circa).
Salendo pochi metri sulla destra, si può guadagnare la sommità di uno sperone roccioso che offre uno spettacolare panorama aereo sulla Rocca del Prete e sulla conca di Santo Stefano d’Áveto. Attenzione alla notevole esposizione in vetta.
Si gira leggermente a sinistra e, procedendo in piano, si incontra il sentiero CAI 194 abbandonato in precedenza. Lo si segue verso sinistra, superando un gradino roccioso e sbucando su un ampio prato inclinato. Qui si abbandonano i segnavia e si gira a destra, procedendo in piano senza sentiero e attraversando il prato fino alla sua estremità. Sempre mantenendosi in piano, si attraversa un lembo di faggeta, poi si sbuca nuovamente all’aperto. Si piega a sinistra e si risale un ripido spallone erboso, guadagnando il dosso all’inizio del contrafforte ovest della Croce Martincana.
Davanti a noi è già ben visibile la vetta, sormontata da una croce, e il dirupato versante meridionale, irto di tozzi torrioni rocciosi.
Si risale la ripida parte iniziale del contrafforte su terreno elementare, ai limiti tra la faggeta e i prati scoscesi del versante sud. Più in alto, il contrafforte si fa meno pendente e più individuato, in parte roccioso. Si può seguire fedelmente il filo di cresta, scavalcando alcuni dossi su facili roccette un po’ esposte, oppure aggirare questo tratto a sinistra nel bosco. In ogni caso, si giunge ad una forcella erbosa alla base del risalto sommitale. Si sale a destra, per erba e facili rocce ai margini del bosco, fino a sbucare sulla spianata sommitale della Croce Martincana (1724 m; 1.40 – 2 ore dal Pian Pendini).
Seguendo il segnavia “due cerchi gialli pieni”, si scende verso est per prati, poi si entra nella faggeta. Contornato un dosso, si confluisce nel frequentato sentiero segnalato con una X gialla.
Seguendo il segnavia X gialla verso sinistra, si può salire in circa mezz’ora alla vetta del Monte Maggiorasca (1804 m).
Si segue il sentiero verso destra, passando alla base di un roccione e raggiungendo in breve una selletta dove si trova un secondo bivio (quota 1655). Si lascia a sinistra il sentiero per il Passo del Tomarlo e si scende a destra seguendo la X gialla. Il sentiero, assai sconnesso, attraversa un impluvio boscoso e passa alla base di una pietraia di grossi massi. Più in basso si abbandona il sentiero principale per girare a destra lungo una traccia poco evidente che taglia tra boschetti e radure arbustive.
In corrispondenza di un masso si riceve da sinistra una traccia e si continua dritti con percorso quasi pianeggiante. Più avanti si gira a sinistra e si riprende a scendere; giunti ai margini di una radura si va a destra, poi si ritorna a sinistra e ci si congiunge con l’ampia pista CAI 192 seguita all’andata. Rimontandola verso sinistra, in una decina di minuti si ritorna al punto di partenza.
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