Bórzoli – Abbazia di Cassinelle – Bric di Teiolo – Bric dei Corvi Sud – Bórzoli
Caratteristiche
Difficoltà: E/EE fino all’Abbazia di Cassinelle, poi E
Dislivello in salita: 650 m circa
Tempo: 4 – 5 ore (intero anello)
Ultima ricognizione: Maggio 2020
Percorso poco conosciuto e ancora meno frequentato, ma dai molteplici interessi. Il percorso dell’andata ricalca un vecchio itinerario FIE, che collegava Bórzoli al Santuario della Guardia passando per l’antica Abbazia di Cassinelle, ormai completamente diroccata. Il percorso, dopo decenni di abbandono, è stato recuperato nel 2021 dai volontari dell’ASD Monte Gazzo Outdoor, che hanno anche ripulito il pianoro di Cassinelle. Il sentiero presenta comunque alcuni tratti impervi che vanno superati con un po’ di attenzione. Al ritorno, invece, si segue il panoramicissimo crinale del Bric dei Corvi Sud, lungo un sentiero ripido ma ben marcato e privo di difficoltà.
La valle del Rio Cassinelle e il crinale del Bric di Teiolo sono oggi poco frequentati a causa della vicinanza della gigantesca Discarica di Scarpino. In realtà, per fortuna, seguendo il percorso qui descritto la discarica non si percepisce, ed è visibile solamente dalla cima del Bric di Teiolo.
Accesso
In treno fino alla stazione ferroviaria di Genova Bórzoli (58 m).
Itinerario
Il percorso dell’andata è indicato dal segnavia “due linee rosse”. Dalla piazza a monte della stazione si segue via Saracco in direzione est, quindi si gira a sinistra in via Monte Sleme, che sale in breve alla chiesa di Santo Stefano.
La Pieve di Santo Stefano di Bórzoli ha origini molto antiche: viene citata per la prima volta nel 1143, ma secondo alcuni sarebbe esistita già prima dell’anno mille. La struttura attuale è stata ultimata nel 1775, dopo i danneggiamenti avvenuti durante la Guerra di Successione Austriaca.
Si costeggia la chiesa e si giunge nella piazza omonima, fiancheggiata da un enorme rudere in cemento armato. Attraversata la piazza si imbocca via Rivassa, una stradina asfaltata che sale ripida verso sinistra, poi taglia fino ad una spalla dove si trova una cappelletta (quota 97). Procedendo tra boschetti e case sparse, la strada si trasforma in mulattiera; con due svolte a fondo acciottolato, ci si porta sul Fosso Battestu, che si supera mediante una passerella metallica.
Con una breve risalita, si giunge ad un gruppetto di case, dove si piega a destra lungo una stradina asfaltata in ripida salita (vico superiore Priano). Quando la stradina spiana si svolta a destra in via San Rocco di Bórzoli, che supera una casa, poi si trasforma in carrareccia e sale fiancheggiando un muro. Poco più avanti il viottolo diventa cementato, e sale lungo un costone fiancheggiando altre case; in questo modo si raggiunge uno spiazzo da cui si dipartono vari sentieri e stradine (quota 141).
Percorrendo via San Rocco di Bórzoli si ha una bella vista frontale sulle impressionanti cave che squarciano il Monte Gazzo.
Si imbocca la stradina di destra, ma subito la si abbandona per girare a sinistra lungo un sentiero sassoso che si innalza lungo il costone; in questo tratto il sentiero è fiancheggiato da un tubo in gomma e da alcuni tombini. Ad un bivio si va a sinistra, prendendo rapidamente quota tra radi pini, erba e rocce fino ad un grosso traliccio (quota 270 circa). Si abbandona il sentiero principale, che si seguirà in discesa, e si prende a sinistra il sentiero per Cassinelle.
Il sentierino si addentra nella valle del Rio Chiaravagna, percorrendo in piano o in lieve discesa il versante sinistro idrografico. Piegando a sinistra si contorna una piccola spalla erbosa, quindi si ritorna a destra e si entra in un boschetto. Dopo una breve ma ripida discesa accanto ad un enorme masso, ci si innesta sul tracciato della vecchia tubazione di un acquedotto, che a tratti emerge dal versante. Seguendo il sentierino, si taglia quasi in piano, superando alcuni brevi tratti franati o ridotti ai minimi termini dal dilavamento. Dopo alcune centinaia di metri si ritorna a scendere ripidamente e, con tracciato un po’ malagevole, si sbuca sull’ampia mulattiera che sale da Serra di Panigaro (quota 225).
Si segue la comoda mulattiera verso destra, salendo in diagonale sul fianco sinistro idrografico del vallone del Rio Cassinelle. Il percorso si svolge per lo più in una folta boscaglia, e solo in brevi tratti il panorama si apre sulla Val Chiaravagna e sul Monte Gazzo. Superato un grosso rudere, la mulattiera attraversa due impluvi boscosi, poi giunge sul ripiano che ospita i ruderi dell’Abbazia di Cassinelle (377 m).
Le prime notizie riguardanti Cassinelle risalgono al 1189, quando tale Raimondo (il “priore di Cassinelle”) ottenne il permesso di costruire un edificio religioso. Circa un secolo dopo, a Cassinelle arrivarono i monaci canonici regolari di Santa Croce di Mortara, e nel 1308 fu eretta la chiesa di Santa Maria del Piano: il più grande tra gli edifici posti sul ripiano di Cassinelle. Il sito attraversò una lunga decadenza, passando di mano in mano fino al XIX secolo, in cui divenne proprietà privata di una famiglia. Gli edifici di Cassinelle vennero abbandonati nel XX secolo; ancora una cinquantina di anni fa versavano in discrete condizioni, mentre nei decenni successivi si sono irrimediabilmente diroccati, invasi da rovi, arbusti e rampicanti.
La chiesa è rimasta senza tetto, ed è inoltre stata ripetutamente trafugata ed impoverita da sciacalli poco rispettosi. È ancora riconoscibile l’anticamera della cripta, dove si trovava un piccolo altare, e la cripta, in cui c’era spazio per 32 loculi. Tra gli altri edifici si riconosce una curiosa torretta merlata con funzione di avvistamento.
Nel 2021, l’ASD Monte Gazzo Outdoor, con la collaborazione di AMIU, degli Scout e del Comune di Genova, ha terminato un immane lavoro di ripulitura, eliminando i rovi che avevano invaso la spianata tra gli edifici di Cassinelle e ripristinando i principali sentieri di accesso.
Si procede in piano costeggiando i ruderi e giungendo ad un bivio, sovrastato sulla destra dal rudere della torretta merlata. Qui si gira a destra in salita, su un sentiero che costeggia un muretto; poco più in alto ritornano i segnavia “due linee rosse”, molto vecchi ma visibili. Si segue un sentiero ampio ed evidente, utilizzato per la MTB, che passa sotto ad un enorme roccione, poi sale con ampi tornanti nel bosco. Più in alto, il sentiero piega a destra, e traversa quasi in piano tra gli arbusti, con viste fino al mare. Si raggiunge così il valico della Gola di Lencisetta (556 m), dove si trova un crocevia.
Il valico si trova sullo spartiacque tra la Val Polcévera e la Val Chiaravagna, tra il Bric di Teiolo e il Bric dei Corvi Sud. Il toponimo, diminutivo di Lencisa, indica valichi incisi, spesso malagevoli.
Si svolta decisamente a sinistra lungo un ampio sentiero che sale nei pressi del crinale. Con due tornanti si raggiunge la cappelletta della Madonnina di Monte Teiolo, in splendida posizione panoramica. Il sentiero, ora meno marcato, prosegue sul costone tra erba e arbusti; superati alcuni cespugli invadenti, si raggiunge la vetta del Bric di Teiolo (660 m; 2 – 2.30 ore da Bórzoli).
Discesa
Si ritorna alla Gola di Lencisetta e si prosegue verso sud, lungo una pista inerbita che sale lungo il crinale. Si giunge così sul costone ondulato del Bric dei Corvi Sud (597 m), dove si trovano i ruderi di numerose postazioni militari risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Aggirato un dosso sul versante della Val Polcévera, si scende leggermente e si giunge presso un roccione sormontato da un cippo (579 m).
La sommità del roccione è probabilmente il migliore punto panoramico dell’intera dorsale. È un belvedere straordinario su Genova, sulla bassa Val Polcévera, su Sestri Ponente e sul mare.
Sorpassato il roccione, la panoramicissima dorsale inizia a perdere quota; il sentiero la segue fedelmente, superando alcune discese ripide tra erba e arbusti. Presso una selletta pianeggiante (quota 445) si trova un bivio: si scende a destra con un tratto in diagonale sul versante del Chiaravagna. Ritornati sulla dorsale, si abbandona la traccia principale per scendere a destra sul filo del costolone. Con una discesa molto ripida, il sentiero, rovinato dall’erosione, riporta al traliccio di quota 270 circa, già incontrato all’andata. Da qui, seguendo il percorso dell’andata, si ritorna a Bórzoli.
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