Passo del Ghiffi – Passo dei Porcelletti – Passo dell’Incisa – Monte Penna

Caratteristiche

Difficoltà: Variante “a”: EE. Variante “b”: E
Dislivello in salita: Variante “a”: 810 m circa. Variante “b”: 740 m circa
Dislivello in discesa: Variante “a”: 130 m circa. Variante “b”: 50 m circa
Tempo: 3.15 – 3.45 ore
Ultima ricognizione: Giugno 2015

Si tratta di un bellissimo percorso di crinale che ricalca un tratto dell’Alta Via dei Monti Liguri. L’itinerario non presenta particolari difficoltà, tranne che nel superamento della Rocca della Scaletta, dove ci si deve arrampicare per balze rocciose su un’aerea cresta. La Scaletta può essere però evitata percorrendo un sentierino che risale la valletta del Rio Berone, posta subito ad ovest.

Accesso

a) Dal casello autostradale di Chiavari si segue la SS586 fino a Borgonovo. Lì si devia a destra lungo la strada che sale al Passo del Bocco, dove si gira ancora a sinistra per il Passo del Ghiffi.
b) Usciti al casello di Borgotaro si risale la Val Taro superando Borgo Val di Taro. Continuando lungo la valle si raggiunge il Passo del Bocco, da cui si gira a destra per il Passo del Ghiffi (1067 m).

Itinerario

Si hanno subito due possibilità:

a) Si imbocca il sentiero segnalato con le bandierine rosso-bianco-rosse dell’AVML, che si tiene in cresta, a metà tra il bosco di pini del versante ovest e le praterie del versante est. Con una ripida salita ci si porta nei pressi della vetta del Monte Ghiffi (1238 m), raggiungibile con una breve deviazione sulla destra. Il sentiero segnalato aggira la cima e si porta sul versante nord, poi scende, con un tratto ripido e sdrucciolevole, alla selletta che lo separa dal Monte Pertusa (1161 m).

b) Si prosegue lungo la strada asfaltata che taglia il versante ovest del Monte Ghiffi. Dopo circa un chilometro si trova sulla destra l’imbocco del sentiero segnalato con un quadrato giallo pieno e due pallini blu, che sale ripido prima nel bosco misto, poi tra erba e arbusti, fino alla selletta tra i monti Ghiffi e Pertusa.

Si prosegue lungo un sentiero segnalato con vari segnavia, che corre più o meno in piano lungo il versante ovest del Monte Pertusa, tagliando tra erba e arbusti e offrendo vasti panorami sull’alta Val Taro e sul Monte Gòttero. Attraversato un cancello del pascolo si giunge ad una fonte, poi si aggira ad ovest anche la Rocchetta. Si taglia in piano accanto ad un bosco di pini, lasciando a destra un sentiero che scende verso Santa Maria del Taro, poi si piega a sinistra e ci si addentra nello stesso, transitando nei pressi di una selletta. Con una breve salita tra pini più radi e arbusti si raggiunge il bivio in corrispondenza del Passo della Scaletta (1263 m). Qui si presentano nuovamente due possibilità:

a) Si seguono i segnavia AVML che continuano in cresta, salendo molto ripidamente tra erba e roccette che a tratti richiedono l’uso delle mani. Più in alto la cresta si fa più aerea; alcuni spuntoni vengono aggirati sulla sinistra, poi, risalendo un canalino roccioso, ci si riporta sullo spartiacque. Risalendo le ultime rocce con percorso più agevole, si raggiunge la cima della Rocca della Scaletta (1433 m).

La Rocca della Scaletta deve il suo nome all’aspetto della sua cresta sud, caratterizzata da diversi gradoni rocciosi. Secondo alcuni, era dalla Scaletta che gli antichi Liguri salivano per recarsi sul sacro Monte Penna.

Si scende brevemente, poi si aggira scomodamente un roccione sulla sinistra, entrando nel bosco. Aggirato un dosso, si perde ancora quota fino ad una sella più marcata, poi si prosegue in lieve salita nella bellissima faggeta fino al crocevia del Passo dei Porcelletti (1467 m).

Non si tratta di una vera e propria sella, ma del punto in cui la mulattiera proveniente dal Passo della Scaletta (vedi variante “b”) scavalca il crinale sud del Monte Nero. Su alcune carte si trova l’errato toponimo “Porciletti”.

b) Si imbocca a sinistra il sentiero segnalato con un quadrato giallo pieno, che taglia nel bosco in lieve discesa, poi, superato un tratto scavato nella roccia, attraversa il Rio Berone su un ponticello. Si risale quindi la selvaggia valletta del rio, con una lunga serie di tornanti tra boschetti, radure e spuntoni rocciosi; in alcuni tratti il sentiero si presenta molto rovinato dall’erosione e invaso da acque ruscellanti.
Giunti su un crinale si incontra il sentiero segnalato con una croce rossa proveniente da Prato Sopralacroce, poi si attraversa una zona più aperta e si giunge ad un bivio. Si lascia a sinistra la diramazione che sale verso Prato Mollo e il Rifugio Monte Aiona e si prosegue in salita nel bosco. Si attraversa un rio, poi si taglia in diagonale nella faggeta fino al crocevia del Passo dei Porcelletti. Qui si incontra il sentiero dell’AVML proveniente dalla Rocca della Scaletta (variante “a”).

Si prosegue sempre in comune con l’AV che prosegue pressochè in piano aggirando il Monte Nero ad est. Superata la Fontana del Becio (1450 m), si prosegue in leggera discesa tra i faggi attraversando vari ruscelli provenienti dal Monte Nero. Si incontra quindi una caratteristica “sassaia”, conosciuta come Mar d’Pria (cioè “mare di pietra”).

Le sassaie sono curiosi corpi detritici costituiti da blocchi angolari di grosse dimensioni. Si originano in ambiente periglaciale, per l’azione di continui cicli di gelo e disgelo: il ghiaccio penetra nelle fratture degli affioramenti rocciosi e le allarga, fino a sblocchettarli. Per questo, sono indicativi di un clima che un tempo era molto più freddo dell’attuale. Il termine “sassaia” è generico e non propriamente tecnico, in quanto esistono vari tipi di sassaie, diversi per forma e processi che li modellano: ci sono i campi di massi (block fields), i torrenti di massi (block streams) e i ghiacciai di roccia (rock glaciers).

Il sentiero rientra nel bosco di faggi e procede in piano. Attraversato l’ampio alveo pietroso del Rio di Monte Nero, si scende ancora dolcemente fino a guadare il Rio Incisa, poi si sale con alcuni tornanti fino al Passo dell’Incisa (1471 m).

Si tratta di una marcata insellatura boscosa posta tra i monti Penna e Cantomoro. Il nome Incisa (con i suoi derivati Lencisa e Cisa) è frequente nell’Appennino Ligure, e fa riferimento a valichi profondi e malagevoli.

Si gira a destra (freccia indicatrice) lungo un sentiero che lascia a destra uno spiazzo sterrato ed entra nel bosco misto di faggi e abeti, aggirando un dosso, e guadagnando l’ampio costolone occidentale del Monte Penna. Il sentiero quindi segue il costolone in ripida e costante salita nella fitta faggeta che lo ricopre. Giunti nei pressi della vetta si esce dal bosco e, seguendo il sentiero che sale tra erba e rocce, si giunge in cima al Monte Penna (1736 m).

Verso la cima del Monte Ghiffi
Verso la cima del Monte Ghiffi (25 giugno 2015)
L'ampia cima sud del Monte Aiona vista dal Monte Ghiffi
L’ampia cima sud del Monte Aiona vista dal Monte Ghiffi (25 giugno 2015)
L'ampio sentiero verso la cresta della Scaletta, con il Monte Penna sullo sfondo a destra
L’ampio sentiero verso la cresta della Scaletta, con il Monte Penna sullo sfondo a destra (25 giugno 2015)
La fitta pineta della Rocchetta
La fitta pineta della Rocchetta (25 giugno 2015)
Le rocce della Scaletta
Le rocce della Scaletta (25 giugno 2015)
Panorama dalla vetta verso il Monte Aiona
Panorama dalla vetta verso il Monte Aiona (25 giugno 2015)

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