Bertigaro – Lago di Giacopiane – Passo Prè de Lame – Monte Aiona
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 1040 m
Tempo: 3.30 – 4.15 ore
Ultima ricognizione: Dicembre 2015
Itinerario molto lungo e vario, prima tra castagneti e ampie zone rurali ormai abbandonate, poi per ampie praterie, grandi faggete e piccole zone umide di grande interesse naturalistico.
Accesso
Dal casello di Lavagna si sale a Carasco, da cui si prosegue per Borzonasca. Superato quest’ultimo paese, si continua verso la Forcella fino a Bertigaro; si parcheggia in corrispondenza del tornante subito a monte del paese (località Villa Jensca; 661 m).
Itinerario
Il percorso è stato segnalato con un rombo rosso pieno dai volontari della FIE. Si imbocca un sentiero (indicazioni per “percorso pedonale Lago di Giacopiane”) che sale ripido nel bosco fino ad un bivio, dove si incontra il segnavia “cerchio rosso pieno” proveniente da sinistra. Si gira a destra, poi, giunti accanto ad una recinzione, si sale con due tornanti tra pini e abeti. Più avanti il sentiero si biforca di nuovo; si lascia a destra il cerchio rosso, che scende verso Temossi e Borzonasca, per proseguire a sinistra lungo una vecchia mulattiera. Si sale con lunghi tornanti tra fasce terrazzate abbandonate, oggi invase da arbusti, pini e castagni, con tratti acciottolati e scalinati.
Giunti ad un bivio si gira a destra, poi si passa accanto ad un rudere in pietra. Il sentiero effettua ancora alcune svolte, poi piega a destra, iniziando una lunga salita in diagonale tra boschetti e zone aperte dominate da arbusti un po’ invadenti. Attraversate due macchie di pini, la traccia, rovinata dall’erosione, entra in una valletta dominata dalla diga secondaria del Lago di Giacopiane. Superato il minuscolo rio che percorre la valletta il sentiero tende a perdersi, ma ormai in pochi metri si sbuca nella conca del Lago di Giacopiane (1020 m).
Si tratta di un bacino artificiale, terzo per estensione (325.000 mq) nell’intera Liguria. È stato costruito tra il 1920 e il 1926, sbarrando con una diga alta 44 m l’alta valle del Rio Calandrino, che in quel punto formava un piccolo altopiano sospeso, e chiuso a sud dalla costiera del Monte Bregaceto. Le acque vengono utilizzate per la produzione di energia elettrica mediante le numerose centrali idroelettriche presenti nella sottostante Valle Sturla. Sulla sponda sud-ovest del lago, presso l’arrivo del segnavia “rombo rosso”, è stata costruita una diga secondaria lunga 200 m, per impedire che le acque tracimino verso la valle sottostante.
Si segue verso destra la stradetta sterrata che costeggia il lago, incontrando il segnavia “quadrato rosso vuoto” proveniente da Campori (esso tuttavia si stacca subito a destra, per salire al vicino Monte Bregaceto) e raggiungendo in breve la diga principale. Si piega a sinistra e se ne percorre il ciglio, poi si raggiunge un bivio presso alcune costruzioni isolate.
Mentre si percorre la diga, guardando in basso a destra, si vede il Lago di Pian Sapeio, invaso artificiale più piccolo, costruito contemporaneamente al Lago di Giacopiane come bacino di regolazione. Anche esso è sbarrato da due dighe, di cui la principale è alta 17 metri.
Si va dritti lungo una sterrata che, oltre una sbarra, si biforca ulteriormente; si gira a destra, lungo la condotta che capta le acque del Rio Calandrino per scaricarle nel Lago di Giacopiane. Attraversato un ponte in cemento, si abbandona il percorso della condotta per salire a sinistra. Con un breve saliscendi si attraversa il Rio Calandrino, poi si imbocca a sinistra una pista che sale in ambiente aperto. Si taglia un tornante della pista, poi la si segue per un breve tratto verso destra, attraversando un rio che proviene da una zona umida.
Il versante sud dei monti delle Lame e degli Abeti è caratterizzato da un gran numero di piccole zone umide, torbose o paludose, assai interessanti per le loro peculiarità botaniche e faunistiche. Localmente le zone umide sono note come mogge. Il toponimo indica “terreni molli”, ed è spesso italianizzato come “moglie”.
Si sale brevemente e si giunge ad un bivio, dove si imbocca a sinistra un sentiero che sale più direttamente. Procedendo tra radi pini, erba e rocce affioranti, si attraversa la strada sterrata proveniente dalla sottostante Malga Perlezzi, poi la si ritrova poco più in alto presso un’ampia sella (1162 m).
Con una breve deviazione a destra si può raggiungere l’ampia sommità del Colmo Riondo (1173 m), un ampio spallone tondeggiante di erba e rocce affioranti che offre un bel panorama.
Si segue la sterrata in salita lungo un dorso erboso. Subito dopo un tornante la si abbandona per salire a destra lungo il sentiero segnalato; la si tocca nuovamente poco più in alto, ma la si lascia subito a sinistra per proseguire lungo la recinzione di un pascolo. Giunti nei pressi dell’inizio della faggeta, il sentiero abbandona la recinzione e si addentra in una valletta dove si trova una bella zona umida. Si guadano due ruscelli, poi si procede in piano e quindi si scende lievemente passando alla base di una zona scoscesa. Attraversato un terzo rio si abbandona il sentiero che prosegue in piano per girare a sinistra: in breve si incrocia la strada sterrata che collega il Passo delle Lame e Prato Mollo (quota 1350).
Si riprende il sentiero che sale ripido verso nord, poi si fa man mano più dolce e attraversa alcuni piccoli ruscelli, tra la fitta faggeta e brevi tratti all’aperto. Sorpassata una vasta radura cosparsa di massi, ci si porta in breve al crocevia del Passo Prè de Lame (1537 m), dove si incontrano l’Alta Via dei Monti Liguri e il segnavia “uguale giallo” che sale da Magnasco. Si prosegue a sinistra nella faggeta, risalendo un piccolo impluvio; in breve si sbuca sullo spartiacque in corrispondenza di una radura (località Pian delle Pumme; 1618 m).
A destra si diparte il sentierino che guida alla vetta del Poggio delle Lame (1634 m), una cima minore affacciata sul versante tirrenico della catena montuosa. La cima principale è completamente coperta dai faggi, ma, poco prima di arrivarci, si nota sulla destra un’anticima rocciosa che offre un vasto panorama verso occidente.
Si gira a sinistra e si attraversano gli ampi e panoramici pianori tra boschetti e radure, in direzione del vastissimo dorso del Monte Aiona. Giunti al termine dell’ultima macchia di faggi sulla sinistra, si abbandona l’AVML e si piega a sinistra, seguendo i segnavia “uguale giallo” e “rombo rosso” (poco evidente). Dapprima si costeggia la macchia di faggi, poi si gira a destra salendo per un ampio versante erboso. Più in alto l’erba lascia il posto a massi e rocce affioranti, e si giunge alla croce di vetta del Monte Aiona (1701 m).
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