Bargone – Passo di Bargone – Monte Porcile
Caratteristiche
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 950 m circa
Tempo: 3 – 3.30 ore
Ultima ricognizione: Marzo 2014
Percorso molto lungo ma suggestivo, che permette di salire da Bargone, in bellissima posizione ai piedi del dirupato Monte Treggin, fino al cupolone del Monte Porcile. Si attraversano ambienti molto vari e si osservano bei panorami.
Accesso
Si esce al casello di Sestri Levante, da cui si sale a Casarza. Si prosegue in direzione del Colle di Velva fino a Bargonasco, dove si va a sinistra lungo la stradina che guida al paese di Bargone (299 m), in bellissima posizione ai piedi del roccioso Monte Treggin.
Itinerario
Il percorso è indicato dal segnavia “triangolo rosso pieno”. Dal parcheggio di Bargone, accanto all’imbocco della strada per Maissana, si prende a destra via delle Fragole, un viottolo che passa accanto ad una cappelletta e taglia in piano tra gli orti. Si ritrova la rotabile più avanti e la si segue verso destra per circa 200 metri, poi s’imbocca a sinistra una scalinata che porta alla frazione Costa di Bargone (350 m circa). Si attraversa il gruppo di case, poi, lasciata a destra una stradina asfaltata, si sale dritti su un viottolo dal fondo in cemento. Giunti ad un bivio si gira a destra (cartello indicatore), salendo in diagonale tra terrazze coltivate ed entrando nella boscaglia.
Il sentiero sale in diagonale intersecando alcune tracce secondarie, poi piega a sinistra; nei pressi di una cabina con pannello solare, ci si immette in una pista più ampia, che si segue verso destra quasi in piano. Ad un bivio si va a destra e si attraversa un ruscello. Subito dopo si abbandona la pista per svoltare a sinistra su un sentiero che sale a tornanti tra gli arbusti. A quota 508 ci si congiunge con l’ampia strada sterrata che sale al Passo di Bargone: la si segue in salita per pochi metri, quindi si riprende a sinistra il sentiero segnalato, che ne taglia un tornante e la incrocia nuovamente più in alto. La traccia sale in diagonale, offrendo una bella vista sul Monte Treggín, poi sbuca in un ameno ripiano erboso dove sorge una casa isolata (quota 549).
Si lascia a sinistra una carrareccia e si prende a destra un sentiero che costeggia una recinzione e passa accanto ad una teleferica. Con una breve discesa ci si porta sul Rio della Giaia, e lo si costeggia sulla sponda destra idrografica; dopo alcune centinaia di metri, il sentiero gira a sinistra e si allontana dal corso d’acqua, riportandosi sulla strada sterrata per il Passo di Bargone. La si segue verso destra per un centinaio di metri, poi, subito prima di un ruscello (quota 609), si piega a sinistra lungo il sentiero segnalato. In breve si giunge ad un bivio (cartelli): si gira a destra, salendo in diagonale tra gli arbusti su fondo sconnesso e malagevole.
Il sentiero attraversa il piccolo Rio Rocche, poi rimonta lungamente un ripido costone e guadagna un bel pianoro erboso. Scavalcato un piccolo dosso, si entra nella vallecola che fa capo al Passo di Bargone; guadato il piccolo rio che la percorre, ci s’innalza in diagonale sul versante sinistro idrografico, attraversando numerosi piccoli affluenti. Per tracce poco evidenti, si guadagna il Passo di Bargone (o Passo del Bocco; 908 m; 1.45 – 2 ore da Bargone).
Il Passo di Bargone è un importante crocevia di strade sterrate e sentieri, che mette in comunicazione la Val Bargonasco (tributaria del Petronio) con la Val di Vara.
Con una deviazione verso sinistra lungo un’ampia carrareccia sconnessa si può raggiungere in 20-30 minuti il Lago di Bargone (detto anche Pian di Lago o Stagno della Roccagrande), un interessante laghetto naturale posto in una bella conca arbustiva.
Un’altra possibile deviazione è la salita al sovrastante Monte Bocco, punto nodale tra le valli Vara, Graveglia e Petronio. Trascurando le stradine sterrate, si sale per vaghe tracce sul crinale verso nord-ovest, tra erba, rocce e arbusti. Giunti all’estremità orientale della cresta sommitale, la si rimonta facilmente verso ovest scavalcando alcune gobbe coperte da bassi arbusti scheletrici. In pochi minuti si è alla vetta del Monte Bocco (1024 m; 15-20 minuti dal Passo di Bargone), marcata da un ometto di pietre.
Trascurando la strada principale che scende verso Maissana si imbocca sulla sinistra la carrareccia dell’Alta Via delle Cinque Terre (AV5T), che sale diagonalmente lungo il versante est del Monte Bocco. Si giunge quindi al Colle d’Arena (948 m), marcata sella sullo spartiacque tra Vara e Graveglia attraversata da un elettrodotto. Si lascia a sinistra la pista che scende a Statale e ci si sposta sul lato della Val Graveglia per aggirare un dosso roccioso. La pista attraversa il colletto successivo e ritorna sul versante che guarda la Val di Vara.
Da qui si può deviare a sinistra lungo una pista assai rovinata che rimonta fedelmente lo spartiacque tra Vara e Graveglia. Con alcune rampe molto ripide la pista guadagna la panoramica vetta del Monte Capra (1056 m), sormontata da un paletto in legno. Scendendo lungo il versante settentrionale della montagna, coperto da radi faggi, si raggiunge in breve il Passo Broccheie, dove si ritrova l’AV5T.
Si taglia il versante orientale del Monte Capra e, attraversato un boschetto di faggi, si raggiunge il Passo Brocchéie (970 m), sovrastato dall’imponente Monte Porcile. Un centinaio di metri più avanti si lascia a sinistra il sentiero segnalato che scende a Statale e si segue lo spartiacque; sfruttando un cancello divelto si attraversa una recinzione, quindi s’imbocca una dissestata pista che sale in diagonale verso sinistra. Superata una terza recinzione, si giunge ad un crocevia di strade sterrate (quota 1057).
In quest’area si aprivano i numerosi ingressi della Miniera di Monte Porcile, una delle più importanti miniere di manganese della Val Graveglia, comprendente almeno una dozzina di gallerie e numerosi scavi a cielo aperto. Tutt’intorno, sull’intero versante meridionale del Monte Porcile, si notano i segni della passata attività estrattiva: ghiaioni di materiale di scarto, trincee, stradine ed edifici di servizio ormai diroccati. La miniera venne dismessa alla fine degli anni ‘40 del Novecento, poiché lo sfruttamento del materiale era diventato antieconomico.
Si abbandona l’AV5T, che aggira il Monte Porcile, e si piega a destra su una sterrata che sale dolcemente. Si lascia a destra una diramazione che guida ad alcuni ripetitori e ci s’innalza con due lunghi tornanti. La stradina termina presso uno spiazzo a quota 1146; qui si piega a sinistra su un sentiero che sale più decisamente, costeggiando una grande trincea mineraria (vecchi segnavia “triangolo rosso pieno”). Con alcuni tornanti tra erba, ghiaie rossastre e rocce affioranti, il sentiero guadagna un dosso dove sorge un piccolo ripetitore; qui si piega a sinistra e, con l’ultima breve salita, si guadagna la calotta sommitale del Monte Porcile (1249 m).
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