SASSO SIMONE – 1206 m
SIMONCELLO – 1221 m
Settore: Appennino Tosco-Romagnolo
Gruppo: Gruppo del Monte Fumaiolo
Descrizione
Tra i massicci isolati dell’Alpe della Luna e del Monte Carpegna, lo spartiacque tra i fiumi Marecchia e Foglia è costituito da una larghissima dorsale argillosa, dai pendii dolcissimi a tratti caratterizzati da curiosi fenomeni calanchivi. Da questa ampia dorsale, a poca distanza dal paese di Carpegna, emergono improvvisamente le moli squadrate del Sasso Simone e del Simoncello. Si tratta di due grandi roccioni calcarei che, per la loro conformazione e per la natura geologica, ricordano da vicino la più nota Pietra di Bismàntova. I due Sassi, per il loro isolamento e per la loro sagoma caratteristica, sono ben visibili e riconoscibili anche da molto lontano, in una vasta area di Romagna e Marche. Tra gli “zatteroni” di rocce resistenti della Val Marecchia, sono tra i più belli e caratteristici.
Il Sasso Simone (1206 m) è tra i due quello dalla base più larga e dalla vetta più piatta e ampia. Circondato da pareti verticali alte fino a 70 metri su tre lati, è invece facilmente accessibile sul quarto: il versante est, in gran parte boscoso, è risalito dall’antica mulattiera che almeno dal Medioevo costituisce la via d’accesso naturale al Sasso. Per la sua posizione dominante, l’ampiezza della sommità e la facilità d’accesso, il Sasso Simone è frequentato fin da tempi antichissimi. Nel Medioevo sulla spianata sommitale sorgeva l’abbazia benedettina di Sant’Angelo, di cui oggi rimangono pochi ruderi.
Quando l’abbazia venne abbandonata, intorno alla metà del secolo XV, i Malatesta tentarono di costruire al suo posto una fortezza, che però non venne ultimata a causa delle sconfitte ricevute da Federico di Montefeltro. Nel secolo successivo l’area del Sasso Simone passò sotto il dominio dei Medici, e fu allora che Cosimo De’ Medici tentò di realizzarvi una piccola cittadina fortificata, capace di ospitare uffici pubblici, una guarnigione e circa 300 abitanti. Eliopoli (la “Città del Sole”) fu ultimata nel 1575, ma ebbe vita breve: a causa dell’impossibilità di trascorrervi i mesi invernali, dato che il clima era particolarmente rigido (stava iniziando la Piccola Età Glaciale), la cittadina venne presto abbandonata, e a metà del secolo XVII la fortezza venne disarmata.
Oggi sull’ampio pianoro sommitale del Sasso rimangono pochissimi ruderi, su cui sono cresciuti alcuni cerri, carpini e frassini particolarmente imponenti. A poca distanza, su un dosso in posizione centrale nell’altopiano, sorge la grande croce metallica di vetta (che però durante la mia visita nel luglio 2018 era abbattuta); il punto più alto del Sasso è però il ciglio della grande parete sud, da cui ci si può affacciare per osservare un bellissimo panorama aereo sull’Appennino dai monti San Vicino e Catria alla catena del Pratomagno.
Poco a nord-ovest rispetto al Sasso Simone si eleva il Simoncello (1221 m); nonostante fin dal nome sia considerato una sorta di fratello minore del Sasso Simone, essenzialmente perchè è di base meno larga, il Simoncello è lievemente più alto. Più difficile da raggiungere rispetto al Sasso Simone – la via normale è attrezzata con cavi metallici – offre però un panorama più aperto verso ovest, sull’Appennino Tosco-Romagnolo e sulla Val Marecchia, e verso nord, sul Monte Carpegna.
Tutta la zona che circonda i due Sassi è occupata da un poligono militare, ancora attivo in alcuni giorni dell’anno. Quando vi si svolgono le operazioni militari è ovviamente impossibile accedere ai Sassi, ma in genere nei week-end il poligono è inattivo e i sentieri sono perfettamente accessibili. Anche se a tratti limita l’accesso alla zona, la presenza del poligono ha però avuto un risvolto positivo: ha permesso che tutta la bellissima foresta mista di latifoglie che circonda i Sassi (detta Selva Entiata) si conservasse praticamente intatta, in condizioni di elevata naturalità. La foresta è a prevalenza di cerri, ma vi crescono anche numerosi faggi, e in misura minore carpini e frassini; si tratta di un ambiente magico, popolato tra l’altro da caprioli, lupi, sparvieri, cinghiali e dal falco pellegrino.
Il Sasso Simone (1206 m) è tra i due quello dalla base più larga e dalla vetta più piatta e ampia. Circondato da pareti verticali alte fino a 70 metri su tre lati, è invece facilmente accessibile sul quarto: il versante est, in gran parte boscoso, è risalito dall’antica mulattiera che almeno dal Medioevo costituisce la via d’accesso naturale al Sasso. Per la sua posizione dominante, l’ampiezza della sommità e la facilità d’accesso, il Sasso Simone è frequentato fin da tempi antichissimi. Nel Medioevo sulla spianata sommitale sorgeva l’abbazia benedettina di Sant’Angelo, di cui oggi rimangono pochi ruderi.
Quando l’abbazia venne abbandonata, intorno alla metà del secolo XV, i Malatesta tentarono di costruire al suo posto una fortezza, che però non venne ultimata a causa delle sconfitte ricevute da Federico di Montefeltro. Nel secolo successivo l’area del Sasso Simone passò sotto il dominio dei Medici, e fu allora che Cosimo De’ Medici tentò di realizzarvi una piccola cittadina fortificata, capace di ospitare uffici pubblici, una guarnigione e circa 300 abitanti. Eliopoli (la “Città del Sole”) fu ultimata nel 1575, ma ebbe vita breve: a causa dell’impossibilità di trascorrervi i mesi invernali, dato che il clima era particolarmente rigido (stava iniziando la Piccola Età Glaciale), la cittadina venne presto abbandonata, e a metà del secolo XVII la fortezza venne disarmata.
Oggi sull’ampio pianoro sommitale del Sasso rimangono pochissimi ruderi, su cui sono cresciuti alcuni cerri, carpini e frassini particolarmente imponenti. A poca distanza, su un dosso in posizione centrale nell’altopiano, sorge la grande croce metallica di vetta (che però durante la mia visita nel luglio 2018 era abbattuta); il punto più alto del Sasso è però il ciglio della grande parete sud, da cui ci si può affacciare per osservare un bellissimo panorama aereo sull’Appennino dai monti San Vicino e Catria alla catena del Pratomagno.
Poco a nord-ovest rispetto al Sasso Simone si eleva il Simoncello (1221 m); nonostante fin dal nome sia considerato una sorta di fratello minore del Sasso Simone, essenzialmente perchè è di base meno larga, il Simoncello è lievemente più alto. Più difficile da raggiungere rispetto al Sasso Simone – la via normale è attrezzata con cavi metallici – offre però un panorama più aperto verso ovest, sull’Appennino Tosco-Romagnolo e sulla Val Marecchia, e verso nord, sul Monte Carpegna.
Tutta la zona che circonda i due Sassi è occupata da un poligono militare, ancora attivo in alcuni giorni dell’anno. Quando vi si svolgono le operazioni militari è ovviamente impossibile accedere ai Sassi, ma in genere nei week-end il poligono è inattivo e i sentieri sono perfettamente accessibili. Anche se a tratti limita l’accesso alla zona, la presenza del poligono ha però avuto un risvolto positivo: ha permesso che tutta la bellissima foresta mista di latifoglie che circonda i Sassi (detta Selva Entiata) si conservasse praticamente intatta, in condizioni di elevata naturalità. La foresta è a prevalenza di cerri, ma vi crescono anche numerosi faggi, e in misura minore carpini e frassini; si tratta di un ambiente magico, popolato tra l’altro da caprioli, lupi, sparvieri, cinghiali e dal falco pellegrino.
Vie d’accesso
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